Spese per la difesa al 2% del Pil: Il ministro Pinotti precisa la posizione italiana
Alla riunione ministeriale anti-Isis del 15 febbraio “c’è stato un dibattito strategico sulla Siria e soprattutto sull’Iraq, dove il Califfato è stato estirpato e dove occorre decidere che fare ora che si è ripreso il controllo del territorio. Si è parlato specificamente della stabilizzazione e l’addestramento fatto dalle nostre forze armate e in particolare dai carabinieri per la creazione delle forze di sicurezza è stato proposto come un modello da estendere.
L’altro grande tema è quello della ricostruzione, ci sono quasi tre milioni di profughi che sono rientrati”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in un’intervista al Corriere della Sera. Cosa chiedono gli alleati americani all’Italia sull’Afghanistan? “Ci è stato chiesto di rimanere.
Noi abbiamo spiegato a Mattis che abbiamo bisogno che altri Paesi alleati possano condividere parte della nostra responsabilità nell’area occidentale del Paese – spiega Pinotti -. Abbiamo davanti a noi altre emergenze in Africa e nel Mediterraneo e dobbiamo distribuire meglio le nostre forze. Gli americani si sono dimostrati molto disponibili”.
Quanto alla Siria, “non ci sono state richieste – assicura Pinotti – Avevamo discusso mesi fa della possibilità di estendere anche in Siria l”addestramento delle forze di polizia, ma la nostra posizione è chiara: fin quando la situazione resta incerta dal punto di vista politico oltre che militare, la decisione rimane quella di appoggiare la coalizione dall”Iraq, dove, dopo gli Stati Uniti, nessuno ha messo tante forze come noi”.
Il segretario generale della Nato oggi ha ribadito che gli alleati dovrebbero spendere di più per la Difesa. L’Italia è uno dei Paesi ancora lontani dal famoso 2%, ma il ministro Pinotti spiega: “L’obiettivo del 2% è per il 2024 e l’Italia intende continuare su questa strada di responsabilità, tenendo conto anche delle condizioni di crescita del Paese.
Ma bisognerà anche trovare un sistema per calcolare il peso delle missioni nell’ambito delle tre C , cioè capacità, cash e contribution, che poi è la presenza nelle missioni.
Oggi quest’ultima non viene calcolata, ma dopo gli Stati Uniti, noi e la Germania siamo i Paesi che contribuiscono di più”.
Un contributo innegabile in termini numerici ma non in termini di “peso” nei combattimenti poiché Italia e Germania hanno impiegato i propri velivoli da combattimento disarmati su Iraq e Siria e le missioni italiane oggi in atto sono di addestramento e consulenza militare (train & advise).
Parlando a margine della ministeriale, un funzionario Nato ha detto che nei prossimi mesi sarà necessario lavorare per trovare un algoritmo in grado di calcolare il peso dei contributi degli alleati, nell”ambito dell”impegno dei singoli paesi verso la Nato.
“Penso che nei prossimi mesi dovremmo lavorare”, ha spiegato il funzionario Nato, su un modo per avere “un quadro chiaro dei contributi” dei singoli paesi all”interno dell”Alleanza, al di là dell’impegno finanziario verso l”obiettivo del 2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) per le spese militari.
“Forse da qui a giugno, forse da qui al vertice” Nato di luglio a Bruxelles, bisognerà “cercare di ottenere una chiara” comparazione “di quanto gli alleati stanno facendo in termini di contributi alle operazioni, alle missioni e alle attività” dell”organizzazione.
“L”Italia è impegnata affinché la Nato guardi al Sud non solo come a una nuova sfida, ma anche come a una opportunità per gestire e prevenire i rischi da cui deriva il senso di insicurezza di molte nostre società”. ha ribadito il ministro.
“Oggi – aggiunge – abbiamo concluso i lavori della ministeriale con importanti avanzamenti nella cooperazione Nato-Ue in materia di mobilità militare, difesa cibernetica e contrasto alla minaccia terroristica”.
“Abbiamo anche discusso delle modalità operative per approfondire la dimensione meridionale della Nato, concordando di rafforzare le capacità dell”Alleanza di far fronte alle sfide provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente, sia in termini di pianificazione, sia di capacity building dei partner del sud dell”Alleanza”.
Il ministro Pinotti hga avuto anche un colloquio bilaterale a Bruxelles cin l’omologo turco, Nurettin Canikli (nella foto a lato).
I temi dell’incontro non sono stati resi noti ma Pinotti aveva sottolineato che l’Italia ha “aperto tutti i canali diplomatici per arrivare a una soluzione condivisa con Turchia” sulla vicenda della Saipem 12000 bloccata dalla marina militare turca a largo di Cipro.
(con fonte Adnkronos, Nova e Italpress)
Foto Difesa.it
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