La Casa Bianca "brucia" la CIA a Kabul

di Ugo Caltagirone – ANSA

‘Smascherato’ dalla Casa Bianca. E’ clamorosa la gaffe dello staff del presidente americano, che per errore ha reso noto il nome del capo dell’ufficio della Cia a Kabul, mettendo involontariamente a rischio la sua vita e l’incolumita’ della sua famiglia. Tanto che potrebbe rendersi necessario un suo trasferimento. L’incidente e’ avvenuto in occasione della visita lampo in Afghanistan di Barack Obama. Il pool di giornalisti che segue ovunque il presidente ha diffuso via e-mail la lista delle persone che hanno partecipato al briefing col Commander in Chief. Briefing avvenuto prima del suo intervento davanti alle truppe nella base di Bagram. Nella lista, fornita ai reporter dai funzionari della Casa Bianca, compariva – insieme a quello dell’ambasciatore Usa a Kabul, James Cunningham, e del capo delle forze americane in Afghanistan, il generale Joseph Dunford – il nome del ‘Chief of the Station’, vale a dire il massimo responsabile della Cia a Kabul, a capo di un centinaio di 007 che operano in una delle zone piu’ ‘a rischio’ del mondo.

E’ stato un giornalista del Washington Post, il corrispondente capo dalla Casa Bianca, ad accorgersi dell’anomala presenza di quel nome e a segnalarla agli uomini dello staff del presidente che, a quel punto, hanno tentato di porre rimedio divulgando una lista rivista e corretta. Lista da cui il nome venuto fuori per errore è stato depennato. Ma oramai era troppo tardi: la e-mail che smascherava l’identita’ che sarebbe dovuta rimanere segretissima era arrivata a circa 6.000 giornalisti, quelli accreditati per ricevere i resoconti del pool al seguito di Obama. E, in tempo reale, la gaffe e’ stata anche segnalata su Twitter. Il pasticcio era fatto e ora crea grande imbarazzo alla Casa Bianca e alla Cia, che per il momento non commentano l’increscioso episodio.

“Si tratta di un raro esempio in cui un funzionario della Cia che lavora sotto copertura all’estero viene ‘smascherato’ dal suo stesso governo”, commenta non senza ironia il Washington Post notando come l’unico precedente che si ricordi è quello di Valerie Plame, la ex 007 la cui identità fu rivelata apposta dall’amministrazione di George W. Bush per screditare il marito, un ex ambasciatore fortemente contrario all’invasione dell’Iraq.

Foto AP

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