Export difesa italiano: metà degli introiti da Paesi islamici
Ammonta a quasi 16 miliardi di euro l’export dell’industria della Difesa italiana nei paesi islamici nel periodo 2015-2017. Un business pari alla metà dell’intero export italiano nel settore quantificabile in 32.034 milioni di euro.
E’ quanto emerge dal report Italian Terrorism Infiltratione Index 2018 dell’istituto Demoskopika. Tra i clienti “più redditizi” figurano Qatar e Arabia Saudita, con una spesa di oltre 5,3 miliardi di euro, impegnati – viene sottolineato nel rapporto – ” il primo a guidare una coalizione militare nel conflitto in Yemen” mentre il secondo viene “ritenuto da alcune fonti internazionali un possibile finanziatore di gruppi jihadisti e terroristici”.
Questi due Paesi assieme a Kuwait, Turchia e Singapore hanno acquistato aerei, elicotteri, carri armati, navi, missili, siluri e tecnologia versando nelle casse italiane ben 13.988 milioni di euro nell’arco temporale preso in considerazione.
Per quanto riguarda, nel dettaglio, il rifornimento delle armi, la cifra corrisposta all’Italia per l’acquisto di aerei, elicotteri, carri armati, navi, missili, tecnologia e altri armamenti è stata di 7.711 milioni di euro da parte del Kuwait, di 4.597 milioni di euro dal Qatar, di 736 milioni di euro dall’Arabia Saudita, e di 528 milioni di euro dalla Turchia.
E, ancora, in ordine decrescente, tra gli acquirenti islamici risultano Singapore (416 milioni di euro), Emirati Arabi Uniti (393 milioni di euro), Pakistan (391 milioni), Oman (226 milioni), Algeria (221), Bangladesh (166), Indonesia (113), Iraq (74), Malesia (70), Bahrein (59), Egitto (52), Turkmenistan (47), Giordania (31), Marocco (30), Ciad (13), Albania (12) e con somme inferiori Tunisia, Nigeria, Afghanistan, Kazakistan, Brunei, Guinea, Burkina Faso e, infine, Mauritania.
Poco meno di 100 tra aerei ed elicotteri venduti, nell’ultimo triennio, all’intero mercato di esportazione mondiale di riferimento dell’Italia e non esclusivamente all’area islamica individuata, hanno generato introiti per 8.552 milioni di euro.
A seguire le forniture di 16 navi da guerra con un giro d’affari pari a 4.178 milioni di euro, oltre a 745 mila unità tra bombe, siluri, razzi, missili ed accessori per 2.054 milioni di euro. Segue la vendita di 418 mila armi automatiche e non, per 501 milioni di euro, poco meno di 3 mila veicoli terrestri per 431 milioni di euro, circa 207 mila agenti tossici, gas lacrimogeni e materiali radioattivi per 29 milioni di euro e 3,4 mila software per 54 milioni di euro.
(con fonte Ansa)
Foto Leonardo e Luca Peruzzi
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