Come cambia la presenza militare Usa in Niger

Ci sono circa 800 militari appartenenti alle forze armate statunitensi in Niger, sono lì per sostenere le forze locali e a istruirle su come garantire la sicurezza. I soldati statunitensi hanno ottime relazioni con i paesi della regione e li stanno assistendo nell’affrontare gruppi terroristici come lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria e le sue diramazioni ma lavorano anche a stretto contatto con le forze francesi e britanniche presenti nel continente.

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Il comandante dello United States Africa Command (Africom) ha riferito che l’incidente in Niger del 4 ottobre 2017, che provocò la morte di quattro soldati americani (nella foto d’apertura) e il ferimento di altri due, ha portato a cambiamenti e adattamenti sull’impiego delle forze americane in Africa.

Secondo il Pentagono ci sarebbero molte cose da analizzare riguardo all’imboscata subita dai soldati americani, tra cui l’addestramento e la  preparazione insufficienti e la deliberata decisione della squadra di inseguire il gruppo dello stato islamico senza l’opportuna approvazione del comando.

Il sito della difesa americana riporta che il gen. dei Marines Thomas D. Waldhauser ha riferito al Pentagono sull’incidente e, in modo specifico, di come le lezioni apprese abbiano portato cambiamenti durante il comando. “Farò in modo che le lezioni apprese [dall’incidente] siano comunicate a tutti i livelli all’interno di Africom e all’interno dei comandi dei componenti, e che questi cambiamenti vengano integrati nelle nostre attività operative quotidiane”.

Il generale dell’esercito Roger L. Cloutier, capo dello staff e ufficiale investigativo di Africom, e Robert S. Karem, assistente segretario alla difesa per gli affari di sicurezza internazionali, hanno riferito dell’incidente e della relativa indagine, nota come 15-6.

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Durante una conferenza, Cloutier ha sostenuto che la causa diretta dell’attacco nemico è stata la sorpresa tattica e l’inferiorità numerica delle forze americane: tre a uno, le forze nigerine e americane erano in tutto 46 contro più di 100 combattenti nemici.

Lo scopo dell’inchiesta è stato quello di comprendere ciò che è accaduto attraverso colloqui con tutti i testimoni disponibili, immagini, rapporti, presenza fisica sulla scena degli eventi e molto altro. Il Dipartimento della Difesa ha un iter simile per ottenere la verità e formulare raccomandazioni.

 Waldhauser ha osservato che il comando non ha atteso che fosse conclusa l’indagine 15-6 per apportare le opportune modifiche e cioè mitigare i rischi e migliorare la preparazione delle forze americane in Africa. Come per esempio: la richiesta ai membri delle forze armate degli Stati Uniti che operano in Africom di comprendere l’intento e i principi guida dell’approccio strategico quando lavorano con alleati e partner.

SOF caduti in Niger

La strategia enfatizza l’impiego delle capacità militari statunitensi in un ruolo di supporto, per consentire ai partner africani di affrontare le proprie sfide di sicurezza.

“Le forze USA hanno un ruolo di supporto e non quello di partecipanti al combattimento diretto”, ha detto il generale.

Waldhauser ha dato indicazioni sulle integrazioni da apportare all’equipaggiamento base dei team delle operazioni speciali (Special Operations Command Africa) affinché sia garantito a queste forze il mantenimento di una migliore postura di sicurezza. “Questo include una maggiore potenza di fuoco per la protezione della forza”, ha detto.

L’indagine 15-6 sull’incidente di ottobre ha portato a cambiamenti nell’addestramento pre-impiego, nella generazione della forza, nelle transizioni delle unità e nella supervisione e supporto operativo. L’esame ha inoltre rilevato che l’integrazione e l’addestramento con le forze partner in Niger sono stati inadeguati. Il team non avrebbe, secondo il generale, rispettato gli standard di familiarizzazione e integrazione con la forza partner nigerina prima di condurre la missione iniziale il 3 ottobre.

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Waldhauser sostiene che la squadra inoltre non ha provato, con idonee esercitazioni, le azioni immediate (reazione rapida), prima della missione. “L’indagine ha anche rilevato che il team ha interpretato in modo impreciso il concetto delle operazioni per la prima delle tre missioni totali, il 3 e il 4 ottobre”.

Queste carenze mettono in discussione la supervisione del comando per le operazioni speciali in Africa, ha affermato.

Sarebbe stato verificato anche un altro allontanamento dalle norme e cioè le operazioni per la missione non sarebbero state approvate dal livello di comando previsto, secondo quanto appreso.

“Piuttosto le decisioni del comandante del Team dello Special Operations Force e del successivo comandante di livello superiore presso la Base delle operazioni avanzate … hanno condizionato la missione nel concetto di operazioni”, afferma il rapporto. Quel comandante era convinto erroneamente di poter approvare la missione, quando invece richiedeva l’approvazione al livello immediatamente più alto.

Funzionari del Pentagono hanno riferito che il segretario alla Difesa James N. Mattis concorda con le conclusioni dell’indagine e ha dato indicazioni ai comandi appropriati di cambiare dottrina, formazione e procedure.

Foto: Reuters, Africom, The Cable e AFP

 

Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.

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