Migranti illegali: la Spagna sotto la pressione del ricatto marocchino

L’ingigantirsi dei flussi migratori illegali verso la Spagna (oltre 27mila sbarcati da inizio anno) spiega molto bene le rabbiose reazioni di Madrid e del suo governo socialista di Pedro Sanchez alla decisione italiana di chiudere i porti ai clandestini e cacciare le navi delle Ong.

In poche settimane i flussi si sono spostati dalle spiagge libiche a quelle marocchine (e algerine) con l’obiettivo di portare il numero più alto possibile di clandestini africani nella Penisola Iberica.

L’accoglienza in media di oltre 500 migranti illegali al giorno sta mettendo in ginocchio Madrid e crea non pochi problemi di consenso a Sanchez ai quali contribuiscono gli atteggiamenti aggressivi dei cosiddetti “profughi”, in realtà clandestini africani in perfette condizioni fisiche e non certo in fuga da guerre o carestie, esattamente come la gran parte dei quasi 700 mila giunti in Italia dal 2013 a oggi.

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Con 21mila arrivi dal primo gennaio, la Spagna ha superato per la prima volta l’Italia per flussi migratori illegali anche se fa sorridere vedere che il sistema di accoglienza spagnolo è già in crisi con un numero di arrivi così limitato rispetto a quelli subiti dall’Italia in questi ultimi anni.

Masse che in gran parte non sono state identificate e stanno già muovendosi, illegalmente, verso il confine francese. Dettagli che mostrano come la Spagna socialista, in attesa che qualcuno ordini il blocco dei flussi e la chiusura dei porti, assomiglia sempre di più all’Italia dei governi di centro-sinistra degli anni scorsi.

L’unica risposta del governo Sanchez è stata la richiesta di aiuto all’Europa che ha subito stanziato 55 milioni di euro che dovrebbero venire girati al Marocco per indurlo ad aumentare i controlli delle coste. Madrid ha varato inoltre una centrale operativa di comando per gestire l’emergenza estiva e iniziato trattative con il Marocco da dove i trafficanti di esseri umani prendono i migranti per portarli in Europa attraversando il Mediterraneo.

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La richiesta di aiuto alla Ue è paradossale se si ricorda il distaccato diniego con cui Madrid (e Parigi) rispose l’anno scorso alle richieste italiane (formulate dal ministro Marco Minniti) di condividere con l’Italia il fardello dei flussi illegali.

Quanto al Marocco è evidente la sua complicità con i trafficanti testimoniata anche dall’inaudita violenza delle centinaia di clandestini africani penetrati nell’énclave iberica di Ceuta (sulla costa mediterranea del Marocco) dopo aver superato i reticolati spagnoli senza venire ostacolati dalla polizia marocchina.

Rabat lamenta di volere più fondi per controllare le sue frontiere chiedendo un trattamento simile a quello avuto dalla Turchia, che ha incassato 3 miliardi di euro (più altri 3vpromessi) per fermare i flussi illegali che nel 2015 portarono 1,5 milioni di clandestini in Europa e soprattutto in Germania attraverso i Balcani. Sánchez ha chiesto più volte a Bruxelles denaro per il Marocco, che dalla Ue ha ottenuto solo 30 milioni di euro, lo 1,5% di quanto incassato dalla Turchia.

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Il Marocco, come tutti gli altri Stati del Nordafrica, non vuole ospitare centri d’accoglienza o hot-spot perchè non intende diventare meta, invece che punto di transito, di immigrati che vengono considerati tutti clandestini. Rabat si limita quindi a chiedere denaro per respingere i migranti illegali africani.

Sánchez sarà in visita in Marocco dopo Ferragosto e vorrebbe giungere a Rabat con un programma finanziario in grado di indurre i marocchini a fermare i flussi illegali ma è probabile che i 55 milioni stanziati dalla Ue vengano giudicati poca cosa a Rabat.

La vicenda spagnola conferma quindi quanto sia inutile e dannoso cedere ai ricatti dei Paesi afroasiatici illudendosi che questi ultimi fermino i flussi illegali.

I clandestini dalla Turchia andavano dritti in Germania attraverso i Balcani e per questo Angela Merkel negoziò con Recep Tayyp Erdogan facendo però pagare il conto a tutta la Ue. Meglio allora ricordare che i clandestini dalla Turchia giungono ancora in Grecia e anche in Italia (oltre 1.200 dall’inizio dell’anno) con imbarcazioni che dai porti dell’Anatolia raggiungono le coste ioniche calabresi.

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Erdogan inoltre pretende anche che la Ue tolga l’obbligo di visto ai turchi che si recano in Europa, minacciando di riaprire i confini. Meglio sarebbe stato nel 2015 utilizzare i militari europei per respingere in Turchia i clandestini chiudendo i confini e ponendo ad Ankara durissime sanzioni economiche che probabilmente avrebbero determinato la caduta di Erdogan.

Difficile che la Germania sia oggi pronta a stanziamenti miliardari per flussi di migranti diretti in sud Europa mentre il “precedente turco” vede invece molti Stati di Nordafrica e Sahel pretendere un eguale trattamento che, anche se venisse concesso, porterebbe presto a nuovi ricatti al rialzo.

Quanto la Spagna di Sanchez sia prona a Berlino lo dimostra anche l’accordo approvato ieri con cui Madrid accetta di riprendersi, senza contropartite, i migranti illegali che hanno chiesto asilo in Spagna ma sono poi andati in Germania- Un’intesa che sembra sia pronta ad accettare anche la Grecia, già “invasa” da un gran numero di clandestini arrivati (e che continuano ad arrivare) dalla Turchia.

Sarebbe quindi megli usare la leva finanziaria ed economica come “bastone” invece che come “carota”. Inutile elargire altro denaro: molto meglio minacciare lo stop a ogni importazione di prodotti agricoli dai paesi che non fermano i flussi illegali e non si riprendono i loro concittadini immigrati clandestinamente. Una misura da abbinare al blocco di ogni forma di aiuto allo sviluppo da parte della Ue.

Solo respingendo il ricatto afro-asiatico e chiudendo i porti all’illegalità l’Europa tornerà padrona dei suoi confini.

@GianandreaGaian

(con fonte Nuova Bussola Quotidiana)

Foto Reuters

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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