Perché la Francia investe in cyber security in Africa
Cooperazione internazionale, senza dubbio. Ma anche la volontà di non rinunciare alla sua influenza nell’Africa nord-occidentale, quella francofona, sempre più insidiata da una presenza crescente (e ingombrante) come quella della Cina.
È questa la duplice lettura che Stefano Mele, avvocato esperto di nuove tecnologie e presidente della Commissione Sicurezza Cibernetica del Comitato Atlantico Italiano, dà dell’annuncio – da parte del governo francese – dell’apertura in Senegal di una scuola dedicata alla formazione di esperti in cyber security.
Al Dakar International Forum on Peace and Security, il ministro transalpino per gli Affari esteri, Jean-Yves Le Drian, ha reso nota la missione della nuova struttura, che – spiega una nota della diplomazia transalpina – si concentrerà su programmi di studio brevi (pochi giorni o settimane) focalizzati sia sulla dimensione strategica della sicurezza informatica (aspetti legali e di governance) sia sugli aspetti tecnici e operativi (sicurezza dei sistemi di informazione, lotta alla criminalità informatica e raccolta di informazioni).
Importante, anche, l’aspetto della collaborazione riguardante il tema dell’uso della Rete da parte di gruppi terroristici, con annesso contrasto al proliferare di ideologie jihadiste sul Web.
La scuola fornirà corsi di formazione a figure di livello (dirigenti, agenti di polizia e funzionari amministrativi) che si occupano già di questioni legate alla sicurezza informatica nelle rispettive organizzazioni. Il progetto franco-senegalese sarà controllato dalla Presidenza della Repubblica del Senegal insieme alla National Commission on Cryptology. In Francia, il progetto è guidato dal ministero per gli Affari esteri, che ha ricevuto il supporto di progettazione da parte dei ministeri per le Forze armate e dell’Interno, nonché consulenza e competenze dall’Agenzia francese per la sicurezza delle reti e dell’informazione, l’Anssi.
I contributi della Francia a questo progetto comprendono, tra gli altri, il finanziamento di due esperti tecnici che ricopriranno la carica di direttore scolastico e di docente formatore specializzato in informatica, nonché l’assegnazione di attrezzature informatiche specializzate.
“Si tratta di un’iniziativa pregevole”, spiega Mele, “perché è sotto gli occhi di tutti quanto ci sia bisogno di cooperazione internazionale in campo cyber, soprattutto per il contrasto al crimine informatico. Il tema della formazione e delle competenze per il contrasto alle minacce nello spazio cibernetico è fondamentale, ed è un bene che ci siano iniziative di questo tipo da parte di Paesi, come la Francia, che hanno tanto da offrire in termini di know-how e tecnologia”.
Tuttavia, dietro questa mossa, Mele scorge anche evidenti ragioni geopolitiche. “Naturalmente”, sottolinea l’esperto, “c’è una ragione per la quale ciò avviene anzitutto a Dakar e non altrove. La Francia, val la pena ribadirlo in premessa, ha da tempo chiuso il suo passato coloniale. Cerca, però, di intrattenere con molti Paesi africani – e in particolare con le sue ex colonie – un rapporto privilegiato anzitutto di natura commerciale. Inutile nascondere, quindi, che la Francia tema sempre più che il grande attivismo cinese nel continente africano possa erodere la sua influenza in alcuni di quei paesi”.
Pechino, ricorda il legale, “è presente massicciamente in Africa ormai da molti anni. Solo nel 2015, infatti, ha investito ben 60 miliardi di dollari e altri 60 miliardi sono stati promessi dal presidente Xi Jinping a settembre di quest’anno durante il recentissimo Forum on China-Africa Cooperation”.
Peraltro, aggiunge Mele, “non è un caso che l’annuncio di questo progetto – che segnala un investimento importante di Parigi in termini di diplomazia, supporto e risorse – giunga proprio successivamente alla recente visita di luglio del presidente Xi Jinping proprio in Senegal. Si tratta, infatti, di una nazione strategica nella regione per stabilità politica, supportata da diffusi valori democratici, così come per posizione e sbocco sul mare. Nazione che, da ex colonia francese fino agli anni ’60, nel solo biennio 2015-2017 ha ricevuto ben 3,61 miliardi di dollari di investimenti da parte del governo cinese nel settore dei trasporti e in quello energetico”.
Fonte Cyber Affairs
Foto AFP
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