Perchè la linea dura sull’immigrazione illegale deve essere inflessibile

La soluzione del caso Sea Watch/Sea Eye, le navi delle Ong tedesca e olandese che si sono riuscite a imporre a 8 Stati europei di accogliere una cinquantina di migranti illegali raccolti dalle due navi direttamente dai trafficanti di fronte alle coste libiche lascia aperti molti interrogativi.

Oltre ad aver inasprito il confronto politico interno all’Italia e al suo esecutivo, la decisione del premier Giuseppe Conte di accogliere una decina di persone non modificherà probabilmente la linea dura dell’Italia voluta da vice premier e ministro Matteo Salvini ma ha comunque la grave conseguenza di alterarne la percezione.

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Il ministro dell’Interno ha ottenuto che prima di accogliere i migranti illegali della Sea Watch, che saranno a carico della Chiesa Valdese (almeno finchè non decideranno di fuggire come hanno fatto quasi tutti gli eritrei sbarcati dal pattugliatore della Guardia Costiera Diciotti nell’ottobre scorso), vengano reamente trasferiti ai partner europei almeno 200 clandestini sbarcati in Italia negli ultimi mesi a condizione che altri Stati se ne facessero carico, cosa che poi non hanno fatto.

L’aspetto grave non è solo che Conte abbia ceduto alle pressioni degli ambienti immigrazionisti italiani ed europei ma che abbia accettato uno sbarco di clandestini che rischia di compromettere la fruttuosa politica dei “porti chiusi” di Salvini.

Nell’anno appena conclusosi sono sbarcati sulle nostre coste 23.370 migranti, l’80,42% in meno rispetto al 2017 (quando furono 119.369) e l’87,12% in meno rispetto al 2016 (181.436).

Decremento ancora più considerevole se si prende in considerazione il solo numero di quelli provenienti dalla Libia: 12.977 dal 1° gennaio al 31 dicembre, l’87,90% in meno rispetto al 2017 e il 92,85% in meno rispetto al 2016.

Se si evidenzia che circa il 60 per cento degli sbarcati nel 2018 ha raggiunto l’Italia quando era ancora in carica il governo Gentiloni e che nel 2018 sono cresciute anche le espulsioni realmente effettuate dall’Italia il successo di Salvini è ancora più significativo.

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Un successo ammesso anche dall’agenzia Ue per le frontiere Frontex che nel 2018 ha registrato “solo” 150mila immigrati illegali nel Mediterraneo (il livello più basso degli ultimi 5 anni con un – 92% rispetto al 2015) che per lo più hanno raggiunto la Grecia dalla vicinissima Turchia e la Spagna attraverso la rotta marocchina.

Rabat del resto sembra chiudere un occhio nei confronti delle partenze dalle sue coste, gestite da cosche malavitose concorrenti del clan libici, con il dichiarato obiettivo di ottenere dalla Ue gli stessi fondi (3+3 miliardi di euro) pagati dall’Europa alla Turchia per fermare l’esodo sulla rotta “balcanica”.

La chiusura dei porti quindi “paga” anche in termini di vite umane poiché l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha reso noto a fine anno che il numero di migranti morti cercando di attraversare il Mar Mediterraneo è sceso del 28% nel 2018 rispetto all’anno precedente: 2.262 contro 3.139.

Sul piano politico si può interpretare la decisione di Conte di accogliere alcuni clandestini imbarcati sulla Sea Watch come il tentativo di sabotare il successo di Salvini e della Lega ma in termini di sicurezza il fatto che diversi Stati europei si arrendano alle Ong preannuncia ben altri potenziali problemi.

Innanzitutto l’Europa riconosce l’immigrazione illegale come un reato da combattere ma permette che venga gestito da soggetti privati e con interessi diversi dagli Stati quali sono le Ong.

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Basti pensare che la soluzione che anche il governo tedesco subito aveva caldeggiato a Sea Watch, cioè sbarcare in Libia i migranti illegali che sarebbero stati accolti e rimpatriati dalle agenzie dell’Onu, è tato respinto dalle Ong come sempre determinate ideologicamente a portare i clandestini in Europa.

Inoltre, ora che è stato dimostrato che i porti italiani sono ancora “un po’ aperti” possiamo aspettarci altri arrivi di clandestini trasbordati direttamente sulle navi delle Ong dai trafficanti replicando quindi lo stesso schema adottato da Sea Watch e Sea Eye.

La convergenza di interessi tra Ong e trafficanti determinerà altri casi simili incoraggiando così il business dei criminali che riusciranno a vendere “altri biglietti” per il viaggio su barconi e gommoni e aumentando i rischi di frizioni interne al governo italiano.

Uno scenario preoccupante specie ora che le indagini sui “barchini fantasmi” salpati dalla Tunisia ci hanno fornito ulteriori conferme che con i clandestini arrivano dall’Africa in Italia anche molti fuorilegge e jihadisti. Cosa che sapevamo già da anni considerato che la prima a parlarne pubblicamente fu Emma Bonino, ministro degli Esteri del governo Letta nel novembre 2013.

 

Il ruolo del consenso

Sul piano del consenso, l’iniziativa di Conte di andare incontro le richieste Ue di condivisione del carico umano delle navi delle Ong Sea Watch e Sea Eye avrà forse strappato compiacimento al Quirinale e a Bruxelles, tra le opposizioni e presso le lobbies dell’accoglienza cattoliche e di sinistra ma non sembra certo essere stato gradito dall’elettorato pentastellato.

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Almeno secondo un sondaggio commissionato alla società demoscopica IPSOS PA dal Corriere della Sera che ha sentito un campione di 1.001 italiani di diversa provenienza e opinione politica.

Per il 60% degli intervistati la maggiore responsabilità per il caso dei migranti illegali a bordo delle due navi delle Ong ricade sull’Unione europea, il 13% la attribuisce alle Ong stesse, il 12% al singolo Stato in cui sono giunte le imbarcazioni coi migranti clandestini (cioè Malta) e in 15% non risponde a conferma che una certa quota di opinione pubblica non segue le vicende legate all’immigrazione, ne è stufa o non si è fatta un’opinione.

Tra gli elettori di M5S è più alta la percentuale di chi accusa la Ue (70%), ancor più alta tra quelli del PD (80%) dei quali solo il 6% se la prende con le Ong e l’11% con Malta. Tra gli elettori della Lega il 61% accusa principalmente la Ue e il 17% Malta e una percentuale uguale le Ong.

Gli elettori di Forza Italia e Fratelli d’Italia puntano il dito sulla Ue per il 42% riservando un 26% di accuse a Malta e altrettanto alle Ong.

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La linea intransigente sull’immigrazione tesa a impedire ogni sbarco è condivisa dal 51% degli intervistati che sale all’80 per cento tra gli elettori della Lega e al 70 tra gli elettori di M5S, a conferma che le aperture di Conte sembrano cozzare con l’opinione diffusa tra gli elettori pentastellati. Tra gli elettori di Forza Italia e fratelli d’Italia la linea dura è condivisa dal 61% ma anche da un robusto 20% dei fans del PD.

Lo sbarco dei migranti dalle due navi delle Ong viene accettato solo come caso unico e specifico dal 13% degli intervistati, il 16% tra M5S, appena il 2% tra i leghisti e

Solo il 19% del campione ritiene che l’Italia dovrebbe riaprire i porti ai migranti illegali soccorsi in mare, percentuale che scende al 5/6% per gli elettori dei partiti di governo e dei FI/FdI per salire al 54% tra gli elettori del PD e al 77% tra quelli di altre liste come Leu.

MMI

L’aspetto paradossale del sondaggio è che se da un lato le risposte degli elettori di Lega e M5S sul tema immigrazione illegale sembrano convergenti, alla domanda se i due partiti di governo abbiamo posizioni simili sulla gestione dell’immigrazione solo il 25% risponde SI mentre per il 55% hanno posizioni differenti e un 20% non sa.

Tra gli elettori di M5S il 35 % ritiene che i due partiti abbiano posizioni simili (la pensa così anche il 37% dei leghisti) contro il 58% che le considera diverse come il 55% degli elettori della Lega.

Cioè il 70% degli elettori M5S e il il 61% dei leghisti accusando l’a Ue per il caso Sea Watch, il 70% di M5S e l’88% degli elettori della Lega sostengono la linea dura sull’immigrazione eppure più della metà di loro ritengono ce vi siano differenze tra i de partiti nella politica sull’immigrazione.

IFRONTEX

I risultati del sondaggio sembrano quindi indicare che l’apertura di Conte allo sbarco di altri migranti sarà forse condivisa da quella parte di M5S legata al presidente della Camera Roberto Fico ma non certo dal grosso dell’elettorato che, in caso di nuovi sbarchi favoriti da Palazzo Chigi, potrebbe spostarsi su posizioni leghiste.

Le differenti sensibilità nei due partiti di governo si notano un po’ di più nell’ultima domanda del sondaggio IPSOS PA che riguarda i sindaci che si oppongono al Decreto Sicurezza.

Per il 41% (44% dei pentastellati e 24% dei leghisti) i sindaci sollevano un problema reale e vanno ascoltati per trovare una soluzione. Per il 33% (40% dei votanti M5S e 63% dei leghisti) sono esponenti della sinistra che vogliono solo mettere in difficoltà il governo senza alcuna motivazione concreta.

Il dato più importante che emerge da quest’ultima domanda sembra però essere lo scarso appeal riscosso in una parte importante degli intervistati dall’iniziativa dei sindaci di Napoli, Palermo, Firenze e altri centri: ben il 26% del campione non ha risposto.

@GianandreaGaian

Foto: Marina Militare, Sea Watch, Governo.it, Ministero dell’Interno e Frontex

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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