Gli italiani lasceranno l’Afghanistan dopo la pace tra Trump e i talebani
“Il ministro Trenta ha dato disposizioni al Comando operativo di Vertice interforze di valutare l’avvio di una pianificazione per il ritiro del contingente italiano in Afghanistan”. Lo hanno riferito ieri fonti della Difesa, aggiungendo che “l’orizzonte temporale potrebbe essere quello di 12 mesi”.
In Afghanistan schieriamo circa 800 militari, 148 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, in gran parte dislocati ad Herat presso il Taac-W dell’operazione Resolute Support, il contingente multinazionale, a guida italiana, che si occupa dell’addestramento, dell’assistenza e della consulenza delle forze di sicurezza locali.
Attualmente il contingente è su base Brigata aeromobile Friuli guidato dal generale Salvatore Annigliato che ha già iniziato una riduzione degli organici di circa 200 unità già prevista dal ministro Roberta Pinotti col governo Gentiloni.
La missione costa attualmente circa 200 milioni annui ma dal 2002 l’Italia ha speso in Afghanistan quasi 10 miliardi in una missione costata la vita a 54 militari mentre altri 700 circa sono rimasti feriti o mutilati.
Il ritiro italiano (e presumibilmente di tutte le forze alleate che affiancano il contingente USA) sembra legato all’ annuncio dell’amministrazione Trump, a fine dicembre, di voler dimezzare la presenza di truppe americane in Afghanistan, da circa 14mila a 7mila, viene sottolineato in ambienti governativi, ed è stato discusso sia con gli alleati americani, sia con la Nato, sia con le autorità afghane.
Non a caso sempre ieri è stato annunciato che americani e talebani avrebbero trovato un’intesa di principio per un accordo quadro sulla pace in Afghanistan. Lo ha detto l’inviato americano, Zalmay Khalilzad in un’intervista al New York Times.
La bozza di accordo prevede l’impegno dei talebani a non far diventare il Paese un santuario di terroristi; gli americani invece si impegnano a un ritiro totale delle truppe in cambio del cessate il fuoco e il coinvolgimento talebano in colloqui con il governo afghano. Sono intenzioni di massima che devono “essere implementate prima di diventare un accordo”, ha sottolineato Khalilzad, sottolineando con soddisfazione che “i talebani si sono impegnati a fare quello che è necessario per impedire che l’Afghanistan diventi una piattaforma per individui o gruppi terroristici”.
Secondo una fonte americana, la delegazione talebana ha chiesto tempo per discutere con la dirigenza del gruppo i termini dell’intesa che riguardano i negoziati diretti con Kabul e il cessate il fuoco. E’ stato fatto capire che i vari punti dell’intesa sono “interconnessi” e fanno parte di un “pacchetto” complessivo.
Khalilzad è rientrato a Kabul domenica per aggiornare il governo afghano sui risultati dei negoziati con i talebani che si sono tenuti la settimana scorsa a Doha, in Qatar.
Per il presidente Ashraf Ghani, i talebani dovrebbero avviare “colloqui seri” con il suo governo: finora i guerriglieri si sono sempre rifiutati, accusando le autorità afghane di essere dei burattini. “Esorto i talebani ad accettare la richiesta degli afghani per la pace e intraprendere colloqui seri con il governo”, ha affermato in un discorso alla nazione trasmesso in tv. Le autorità’ afghane in passato si sono lamentate di essere stata escluse dai negoziati e hanno avvertito che qualsiasi accordo tra Usa e talebani ha bisogno del via libera di Kabul.
Foto: Difesa.it
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