L’Onu estende di un anno l’inutile Operazione Sophia
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’ unanimità una risoluzione che estende per un anno, sino al giugno 2020, il mandato che consente all’ Operazione Sophia della Ue di combattere il contrabbando di armi nelle acque internazionali al largo delle coste della Libia.
Il documento, adottato per la prima volta nel 2016, aveva allargato il mandato dell’Operazione Sofia, permettendole di ispezionare imbarcazioni nel Mediterraneo sospettate di trasportare armi. Per il vice rappresentante permanente della Germania all’Onu, ambasciatore Juergen Schulz, le forniture di armi in violazione dell’embargo delle Nazioni Unite costituivano l’ostacolo principale per la fine degli scontri a Tripoli e il ritorno al negoziato politico.
“La fornitura di armi apparentemente illimitata alimenta l’errata convinzione che ci sia una soluzione militare del conflitto e contribuisce alla mancanza di volontà degli attori di concordare un cessate il fuoco e riprendere il processo politico”, ha aggiunto, sottolineando che bisogna “raddoppiare gli sforzi e trovare modi per attuare finalmente l’embargo sulle armi in modo efficace”.
Tutte belle parole ma totalmente prive di significato dal momento che l’Operazione Sophia non dispone più neppure di una nave e che le uniche unità navali militari presenti a tempo pieno nell’area marittima di fronte alla Libia sono quelle italiane.
Da quando il governo italiano ha preteso che le navi dei partner Ue aderenti all’operazione sbarcassero nei loro porti nazionali i migranti soccorsi in mare (dal 2015 le navi di Sophia ne hanno sbarcati quasi 50 mila esclusivamente in Italia) tutti i paesi comunitari hanno ritirato le proprie navi per non rischiare di dover soccorrere clandestini evidentemente non graditi.
L’Operazione Sophia, che ha ancora il suo quartier generale a Roma Centocelle, schiera solo un pugno di aerei ed elicotteri (la Germania sta riturando persino il personale di staff presso il comando dell’operazione) con i quali non si rischia di imbarcare immigrati illegali ma non è neppure possibile ispezionare navi sospettate di portare armi in Libia.
All’ennesimo flop di credibilità dell’Unione Europea corrisponde negli ultimi tempi l’incremento massiccio di rifornimenti di armi giunti a entrambe le fazioni in lotta per Tripoli, aumentati in modo addirittura ostentato al punto da rendere inevitabile chiedersi se abbia ancora un senso l’embargo sulle armi imposto alla Libia dal 2011.
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