Boat People: quando l’Italia accoglieva veri perseguitati

Il 20 agosto è caduto il 40° anniversario del rientro in Italia della missione della Marina Militare Italiana per il salvataggio dei “boat people” vietnamiti che fuggivano dal regime comunista su imbarcazioni spesso di fortuna nel mare nel Mar della Cina Meridionale.

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Civili, in molti casi famiglie intere che fuggivano dalla persecuzione di un regime che per farli salpare pretese che lasciassero tutti i loro averi e che “riprogrammava” nei campi di rieducazione le popolazioni del Sud “contaminate” da cultura occidentale, capitalismo e presenza statunitense.

Nell’estate del 1979, l’8° Gruppo Navale della Marina Militare, composto dagli incrociatori Vittorio Veneto e Andrea Doria e dal rifornitore Stromboli, venne inviato in tutta fretta nel Sud Est asiatico per unirsi a flotte di tutto il mondo Occidentale e portò nella Penisola quasi mille rifugiati vietnamiti, tutti poi integratisi nella nostra società senza difficoltà, soprattutto in Veneto e Friuli.

Quaranta anni fa l’Italia impiegò la Marina Militare per soccorrere in acque molto lontane da casa un popolo in difficoltà, perseguitato, sbarcando a Venezia e accogliendo 907 veri rifugiati privati di tutto, respinti dai paesi vicini e in balìa dei pirati e delle onde.

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Ai “boat people” in alto mare veniva spiegato che le navi italiane li avrebbero portati solo in Italia.

Questo il testo del messaggio che veniva letto in vietnamita alle persone stipate sulle imbarcazioni raggiunte dai mezzi navali italiani: “Le navi vicine a voi sono della Marina Militare Italiana e sono venute per aiutarvi. Se volete, potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le navi vi porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre nazioni e non possono rimorchiare le vostre barche. Se non volete salire a bordo, potete ricevere subito acqua, cibo e infine assistenza medica. Dite quello che volete fare e di che cosa avete bisogno.”

 A bordo c’erano sacerdoti vietnamiti messi a disposizione dal Vaticano impiegati come interpreti oltre che per il conforto religioso.

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Che differenza tra quell’operazione e quelle di questi ultimi anni in cui per molto tempo le politiche “immigrazioniste” che hanno dominato la politica e gli ambienti religiosi italiani hanno contribuito ad ingigantire i traffici illeciti di esseri umani diretti nel nostro Paese e ad arricchire organizzazioni malavitose di trafficanti e lobby politico/affaristiche legate al business dei soccorsi e dell’accoglienza.

Politiche che hanno riempito l’Italia di immigrati clandestini come desiderano i nostri “partner” della Ue, primi sponsor delle Ong e che per primi censurano ogni iniziativa italiana tesa a chiudere i porti all’immigrazione illegale.

Quaranta anni fa l’Italia sceglieva chi accogliere e integrare mentre negli ultimi anni ha accettato di far sbarcare nei nostri porti chiunque pagasse criminali per giungere in Europa senza porsi neppure lontanamente il problema dell’integrazione.

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Che differenza tra l’operazione dell’8° Gruppo Navale e “Mare Nostrum”, di fatto un servizio di traghetti che ha portato molti miliardi in tasca ai trafficanti sottraendone altrettanti dalle tasche degli italiani incoraggiando peraltro un traffico che ha provocato migliaia di morti!

Eppure anche in 1uesti ultimi anni non sarebbero certo mancate le occasioni per accogliere veri perseguitati andando a prenderli ed evacuandoli direttamente nelle aree di crisi: basti pensare a curdi, yazidi o cristiani iracheni e siriani perseguitati e spesso uccisi dalle milizie dello Stato Islamico.

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Invece di accogliere un numero ragionevole e gestibile di rifugiati (in gran parte cristiani e più facilmente integrabili come erano i vietnamiti) sono stati fatti sbarcare in Italia un numero spaventoso e fuori controllo di immigrati illegali afro-asiatici, in buona parte islamici, notoriamente più refrattari all’integrazione.

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Politiche sciagurate e suicide sul piano sociale e finanziario che negli ultimi 15 mesi sono state arginate dal governo guidato da Giuseppe Conte (che ora sembra pentito del suo operato) soprattutto grazie all’iniziativa del ministro Matteo Salvini, che ha ottenuto l’indiscutibile risultato di ridurre ai minimi termini gli sbarchi rispetto agli ultimi 20 anni.

Dall’inizio dell’anno sono sbarcati in poco più di 4mila contro i quasi 20 mila dello stesso periodo del 2018 (meno 78%) e gli oltre 90mila dei primi otto mesi del 2017.

“Dettagli” che vale la pena sottolineare in queste ore in cui alcuni segnali sembrano lasciare intendere che la caduta del governo possa portare a una riapertura dei porti e a rafforzare nuovamente lo sporco business che in poco più di un anno era stato quasi stroncato o comunque indebolito come mai prima d’ora.

@GianandreaGaian

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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