PSC emiratine e mercenari sudanesi in Libia: da Khartoum conferme alle rivelazioni di Analisi Difesa
Giungono dalla capitale sudanese le prima conferme alle rivelazioni di Analisi Difesa circa il ruolo di almeno una private security company degli Emirati Arabi Uniti nel reclutamento di giovani sudanesi inviati a combattere in Libia con l’LNA del generale Khalifa Haftar.
Ieri se ne è occupato il sito sudafricano Defenceweb e un lancio dell’agenzia di stampa AGI che riprendeva la spagnola riferiva di “proteste davanti al ministero degli Esteri a Khartum, di persone che denunciavano di aver visto i figli inviati a combattere nei conflitti in Yemen e Libia: invio avvenuto grazie all’ organizzazione della compagnia Black Shield, che li avrebbe assunti per fornire servizi di sicurezza per poi mandarli ai fronti di combattimento in Yemen e in Libia.
I manifestanti hanno scandito slogan contro il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohamed Bin Zayed, e sventolato manifesti su cui era scritto: “I nostri figli non si vendono” e “I nostri cari non sono mercenari”.
La polemica è scoppiata in Sudan dopo che alcuni giovani hanno informato le loro famiglie che la compagnia emiratina li aveva “ingannati” offrendo loro lavoro come “guardie di sicurezza” negli Emirati Arabi Uniti.
I ragazzi, una volta arrivati nel ricco Paese nel Golfo Persico, sarebbero stati costretti ricevere addestramento militare con armi pesanti per tre mesi; e poi, privati dei telefoni cellulari per impedire loro di comunicare con le loro famiglie, non hanno avuto altra scelta che decidere dove andare a combattere: Yemen o Libia. Secondo la denuncia dei familiari, molti giovani sono stati portati a Ras Lanuf, sulla costa mediterranea della Libia, per monitorare alcune delle più importanti strutture petrolifere del Paese controllate dal generale Khalifa Haftar.
Emad al Tayeb, padre di un giovane reclutato, ha raccontato che la famiglia ha parlato con suo figlio oggi “dopo il suo ritorno ad Abu Dhabi dalla Libia con oltre 200 colleghi”. Emad al Tayeb, padre di un giovane reclutato, ha riferito che la famiglia ha parlato con suo figlio oggi “dopo il suo ritorno ad Abu Dhabi dalla Libia con oltre 200 colleghi”. Martedì anche le autorità sudanesi si sono interessate alla vicenda, negando però che le loro truppe siano andate a combattere in Libia con gli uomini di Hafter.
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