Sequestro di persona o caccia grossa al leader dell’opposizione?
Il rinvio a giudizio de leader leghista Matteo Salvini per il suo operato in qualità di ministro dell’Interno nel “caso Gregoretti”, stabilito col voto del Senato il 12 febbraio, rappresenta un altro formidabile colpo alla credibilità e legittimità delle nostre istituzioni.
In tutto il mondo chi arriva in aeroporto senza documenti viene fermato, trattenuto in zona transito e rimandato indietro con la compagnia aerea con cui è venuto. In ogni caso non può esservi alcuna ipotesi di sequestro di persona. Per chi arriva da clandestino con le navi é tutto un po’ più complicato, ma logicamente la situazione è esattamente la stessa.
L’accusa di sequestro di persona a Matteo Salvini per il “caso Gregoretti” appare quindi assurda e palesemente strumentale.
L’aspetto più grave però è che nella foga di tentare di sbarazzarsi di un avversario politico, le forze che sostengono l’attuale governo di sinistra sembrano non rendersi conto di aver creato un pericoloso precedente sottomettendo alle sentenze della magistratura l’operato politico del governo e dei suoi membri.
Una dimostrazione di immaturità politica da parte della camera più alta del parlamento, che ne pregiudica la credibilità istituzionale. Del resto il processo di delegittimazione delle istituzioni procede ormai a passo spedito. Dopo la sentenza civile che ha condannato il generale Bruno Stano (peraltro assolto nel processo penale) a risarcire eredi e famigliari dei militari uccisi nell’attentato di Nassiryah nel novembre 2003 quale comandante oserà più guidare le truppe ai suoi ordini in azioni di combattimento o anche solo a rischio di attentati?
Dopo il voto del Senato quanti ministri oseranno in futuro esercitare le proprie prerogative contro l’immigrazione clandestina o altre minacce sapendo che potrebbero venire incriminati per reati che comportano fino a 15 anni di reclusone?
Trattenere clandestini a bordo di navi militari (ma anche private e pure a terra nei centri di accoglienza una volta sbarcati) in attesa di decidere se ammetterli o no sul territorio, risponde ad evidenti ragioni di sicurezza nazionale ed ordine pubblico.
Non è quindi un reato, ma una prerogativa sovrana di ogni Stato, inequivocabilmente prevista dal diritto internazionale. È per questo che esistono, in ogni Nazione, i corpi armati dello Stato. Ed è per questo che persino la Convenzione di Ginevra sui rifugiati consente a una Nazione di non accogliere o di espellere i rifugiati già accolti per ragioni di sicurezza e ordine pubblico.
In Australia, ancora oggi tra gli Stati più accoglienti al mondo visto che circa un terzo della popolazione residente è nato all’estero, se non hai documenti non ti fanno entrare. Lo stesso vale per gli Stati Uniti e per tutti gli Stati extra europei, inclusi soprattutto i Paesi africani ed asiatici da cui provengono i migranti illegali che sbarcano sulle nostre coste.
In termini di sicurezza poi il rischio che tra le persone arrivate in Sicilia senza documenti ci siano anche jihadisti o semplici delinquenti comuni non è teorico, ma un fatto dimostrato. I controlli sono quindi necessari. Se ne sono preoccupati tutti i ministri di esteri e Interno di tutti i governi.
Non a caso la prima a lanciare l’allarme sul pericolo di infiltrazioni terroristiche con i flussi migratori fu, nel novembre 2013, Emma Bonino (certo non accusabile di sovranismo, fascismo o razzismo), ministro degli Esteri del governo Letta.
Curiosamente, proprio mentre al Senato si votava per il rinvio a giudizio di Matteo Salvini per il “caso Gregoretti”, lo stesso problema delle infiltrazioni di jihadisti tra i migranti lo ha posto al presidente del Governo di accordo nazionale libico, Fayez al-Sarraj, il titolare della Farnesina Luigi Di Maio, evidentemente preoccupato per i 3mila mercenari siriani provenienti da milizie jihadiste che Ankara ha trasferito in Libia per difendere Tripoli e che secondo fonti siriane e della Cirenaica sarebbero già sbarcati clandestinamente a decine in Italia.
Del resto, volendo guardare ai fatti e sgombrare il campo dalle (a tratti patetiche) speculazioni politiche, gli stessi accordi di Malta del settembre scorso prevedono di trattenere i clandestini fino a 4 settimane per dare il tempo ai Paesi Ue che si offrono di accoglierne una parte di fare tutte le verifiche del caso.
Perché 4 giorni a bordo della Gregoretti (nave da oltre 2mila tonnellate di dislocamento) costituiscono sequestro di persona e 4 settimane fermi a terra no? Dilatare così tanto i tempi di controllo non è un abuso?
Trattenere clandestini (che hanno volontariamente distrutto i propri documenti prima di imbarcarsi dopo aver pagato migliaia di euro i trafficanti) in attesa di decidere se ammetterli o no, non è non potrà mai essere un reato. Del resto se lo fosse davvero verrebbe incriminato anche l’attuale governo Conte 2 che ha lasciato immigrati clandestini in mare a bordo di navi delle Ong, certo meno attrezzate del pattugliatore Gregoretti, prima di autorizzare lo sbarco in un porto italiano.
Attese determinate in alcuni casi da scadenze elettorali regionali considerato che il via libera è stato dato poche ore dopo la chiusura delle urne in Umbria o in Emilia Romagna. In ottobre la nave Ocean Viking è stata lasciata in mare dal governo italiano in attesa di un porto di sbarco per ben 11 giorni. Perché 4 giorni sulla Gregoretti sono “sequestro di persona” ed 11 giorni sulla Ocean Viking no?
Inoltre affermare che Salvini ha compiuto un reato perché nel precedente “caso Diciotti” tutto il Governo era d’accordo mentre nel “caso Gregoretti” il ministro e vicepremier leghista ha deciso tutto da solo è un’assurdità.
Non solo perché la collegialità c’è stata anche nel “caso Gregoretti” (nave della Guardia Costiera sotto la giurisdizione del ministero dei Trasporti la cui titolarità all’epoca del pentastellato Danilo Toninelli) ma anche perché il Presidente del consiglio, come responsabile dell’azione di governo, ha le prerogative per correggere le iniziative di un ministro del suo esecutivo e persino di sfiduciarlo.
Inoltre un sequestro di persona non può essere “meno reato” se sono tutti d’accordo nell’attuarlo.
Infine, non poteva mancare un ulteriore aspetto ridicolo della vicenda. A votare in quanto senatori (o a gioire se deputati) per il rinvio a giudizio di Salvini vi sono anche quei politici del PD che si erano recati a bordo della nave Sea Watch 3 ai comandi di Carola Rackete che per sbarcare i clandestini in Italia nonostante gli ordini contrari forzò il blocco provocando la collisione con una motovedetta della Guardia di Finanza.
Un atto di cui la Rackete non dovrà rispondere in tribunale dove si recherà però dopo aver denunciato Salvini per diffamazione perché l’aveva definita “una sbruffoncella”.
Poche ore dopo il voto del Senato un pluripregiudicato gambiano, immigrato clandestino sbarcato nella Penisola dalla Libia e poi andato illegalmente in Svizzera (da dove è stato espulso di nuovo in Italia) che si trovava in carcere a Milano per spaccio di droga (ecstasy) è stato liberato dal tribunale perché non aveva altro mezzo di sostentamento al di fuori dello spaccio di droga.
Fatti diversi ma che hanno in comune il fatto di ridicolizzare la credibilità dell’Italia e delle sue istituzioni di fronte ai quali la domanda da porsi è una sola. Con questa politica e questa giustizia quale Nazione avversaria o rivale, quale organizzazione criminale o terroristica, quale trafficante, immigrato clandestino o narcotrafficante potrà mai temere o rispettare l’autorità e le leggi dell’Italia?
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.