Missione fallita. La sconfitta dell’Occidente in Afghanistan

Dopo più di diciotto anni di guerra in Afghanistan l’Occidente ha clamorosamente fallito la sua missione: alla rapida sconfitta iniziale del regime dei talebani, infatti, non hanno fatto seguito la ricostruzione del tessuto sociale, il rilancio dell’economia, la trasformazione in senso democratico della vita politica. Così i talebani sono tornati, e oggi possono trattare la pace da vincitori. i

Il primo capitolo del libro ricostruisce la vicenda politico-militare della long war; viene poi analizzato il ruolo svolto dall’Italia in Afghanistan, prima alla guida di RC-West (il «Comando regionale occidentale» della International Security Assistance Force, o ISAF, con base a Herat), poi nell’ambito della missione di addestramento e sostegno NATO Resolute Support. Infine, nel terzo capitolo, vengono esaminate le cause del fallimento, le prospettive per il futuro e le probabili conseguenze della sconfitta occidentale: che non sono soltanto strategiche e politiche, ma morali.

Lo studio è stato condotto non soltanto grazie alla conoscenza della situazione militare e del territorio, maturata dall’A. a partire dal periodo trascorso in Afghanistan nel 2011, ma attraverso numerose interviste con ufficiali italiani, statunitensi e afgani, che nell’insieme forniscono una preziosa testimonianza diretta sulla situazione, molto lontana dalla versione «ufficiale» dei governi e dei comandi ancora impegnati nel paese.

 

Il 7 ottobre 2001 gli Stati Uniti, appoggiati da una coalizione di paesi, attaccarono l’Emirato Islamico dell’Afghanistan, allora recente creazione del movimento dei talebani colpevoli di aver ospitato e protetto il gruppo estremista al-Qa’ida e il suo capo Osama bin Laden, responsabili dell’attacco contro le Twin Towers. Diciotto anni dopo, la guerra sta per concludersi.

Gli Stati Uniti e i loro alleati della Nato non soltanto non sono riusciti a piegare la resistenza dei talebani e a dare stabilità e sicurezza all’Afghanistan, ma hanno perso buona parte della loro credibilità militare e politica.

Il libro offre una ricostruzione critica della guerra nei suoi aspetti strategici e tattici; una valutazione del ruolo delle forze armate italiane, basata anche su una serie di interviste esclusive con ufficiali dell’Esercito; un’analisi della situazione attuale: i motivi per rimanere ancora in Afghanistan, le ragioni per abbandonare il paese, le prospettive di fronte a un ritorno dei talebani a Kabul. Infine, una riflessione sul ruolo dell’Occidente e sulla possibilità di intervenire con successo nelle crisi regionali del terzo millennio.

 

Gastone Breccia – Nato a Livorno nel 1962, laureato in Lettere classiche, dal 2001 insegna Storia e Letteratura Bizantina all’Università di Pavia. Ha curato per la collana “I Millenni” il volume antologico L’arte della guerra. Da Sun Tzu a Clausewitz (Torino, Einaudi 2009), cui sono seguiti vari saggi quali I figli di Marte. L’arte della guerra nell’antica Roma (Milano, Mondadori 2012); L’arte della guerriglia (Bologna, Il Mulino 2013); 1915. L’Italia va in trincea (Bologna, Il Mulino 2015).

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Nel 2011 ha seguito sul campo il conflitto afghano da cui è nato il volume La tomba degli imperi (Milano, Mondadori 2013) e nel 2015 quello in Iraq e Siria.  Su Analisi Difesa ha pubblicato un reportage dal fronte iracheno che contrapponeva i peshmerga curdi alle milizie dello Stato Islamico.

 

 Autore Gastone Breccia

Editore: Il Mulino

Collana: Contemporanea

Anno edizione: 2020

In commercio dal: 20 febbraio 2020

Pagine: 176 p., Brossura

Euro 15

EAN: 9788815285850

 

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