I libici pronti a combattere per Sirte e al-Jufra ma i loro “sponsor” cercano un’intesa
Tornano a surriscaldarsi la situazione militare in Libia dopo il ritiro delle truppe del maresciallo Khalifa Haftar da gran parte della Tripolitania. “E’ diventato urgente liberare Sirte, al-Jufra e i campi petroliferi dall’influenza dei mercenari del gruppo russo Wagner e delle forze alleate con l’Esercito nazionale libico” (LNA) del generale Khalifa Haftar.
Lo ha reso noto sabato attraverso un comunicato stampa il portavoce del comando militare delle forze del Governo di accordo nazionale (GNA) di Tripoli, Mohamed Qanunu sottolineando che la liberazione delle due località e dei campi petroliferi è un imperativo, sia attraverso mezzi pacifici che attraverso le armi.
Qanunu ha parlato anche della “responsabilità dei paesi arabi e stranieri che hanno sostenuto i mercenari e hanno contribuito a facilitarne l’ingresso. Oggi stanno cercando di proteggerli rendendo la loro presenza in Libia una linea rossa” ha detto con un chiaro riferimento alle dichiarazioni del presidente egiziano, Abdel Fatah al-Sisi, che ha definito Sirte e al Jufra una “linea rossa”.
Questo significa che in caso di attacco militare da parte del GNA e dei suoi alleati turchi e mercenari siriani, l’Egitto farà entrare in Libia le ingenti forze corazzate già schierate a Sidi el-Barrani, a poco più di 100 chilometri dai confini con la Cirenaica.
In intervento caldeggiato un caso di attacco alle due località in mano all’LNA, anche dal Parlamento di Tobruk, riconosciuto dall’ONU al pari del governo di Tripoli, e del suo presidente Aguila Saleh, che nei giorni scorsi ha affermato che l’annuncio di al Sisi costituisce “una risposta ad una richiesta del legittimo parlamento libico”. Saleh ha aggiunto, in un’intervista al canale televisivo satellitare “Extra News” che l’Egitto ha sempre chiesto un cessate il fuoco e una soluzione pacifica, ma alcuni paesi “e persino alcuni libici” hanno interesse alla continuazione del conflitto.
Qanunu ha ribadito che è inaccettabile parlare di un cessate il fuoco in un momento in cui mercenari stranieri occupano Sirte e al-Jufra e controllano i giacimenti petroliferi libici.
Il 28 giugno il ministero degli Esteri del GNA, Siyala, ha dichiarato che le proprie forze continueranno a “ripulire il Paese di tutti i mercenari e gli aggressori per proteggere la sicurezza nazionale della Libia” puntando il dito contro i russi della compagnia Wagner (saliti a 3mila unità secondo fonti libiche contro in2mila stimati fino a poche settimane or sono dal Pentagono), i sudanesi Janjaweed ed altri mercenari che combattono con l’LNA (anche se sono ugualmente mercenari i 12mila o forse 15 mila siriani arruolati da turchi per affiancare le milizie del GNA).
Stessi toni aveva usato il ministro dell’Interno libico, Fathi Bashaga, che il 27 giugno ha invitato l’Unione Europea a imporre sanzioni contro il gruppo russo Wagner e considerarlo sponsor del terrorismo dopo che la compagnia energetica libica National Oil Corporation (Noc) ha espresso in una nota la sua profonda preoccupazione per la presenza di mercenari russi e di altri stranieri all’interno del giacimento petrolifero di Sharara.
Il controllo da parte dei mercenari russi del giacimento petrolifero di Sharara, insieme al gruppo di miliziani Janjawid, è un pericoloso precedente di mercenari stranieri che controllano il petrolio libico e controllano la ricchezza dei libici, ha aggiunto Bashaga.
La NOC aveva rivelato il 26 giugno l’ingresso nella grande struttura petrolifera di “un convoglio di decine di mezzi militari la sera del 25 e si sono incontrati con le guardie del campo”.
A completare il quadro di preparativi bellici si registra l’arrivo a Sirte di sei batterie contraeree di missili tipo “Pantsir provenienti dalla Russia” e di “11 aerei cargo russi” con “mercenari siriani, armi e munizioni atterrati alla base di Ghardabiya, a sud di Sirte”.
La notizia è stata resa nota dal GNA e i velivoli cargo russi sarebbero atterrati nello scalo a sud della città, che secondo alcune fonti Mosca vorrebbe trasformare in propria base permanente in Libia. Attualmente almeno 18 aerei russi privi di insegne di nazionalità (14 Mig 29 e 4 Sukhoi Su-24 secondo il Pentagono) sono schierati ad al-Jufra (nella foto sotto) e Tobruk per dare manforte ai contractors russi e alle forze di Haftar in caso attacco del GNA a Sirte e alla stessa al-Jufra.
Queste forze aeree e il dispositivo terrestre schierato dall’Egitto al confine costituiscono un potente deterrente contro nuove offensive del GNA che neppure i turchi dovrebbero aere interesse a incoraggiare poiché un intervento egiziano in grande stile potrebbe cancellare in pochi giorni tutti i progressi militari conseguiti negli ultimi mesi dal GNA e da Ankara, oggi vera e propria dominatrice della Tripolitania in termini di influenza politica, militare ed economica.
Il 24 giugno, il portavoce dell’LNA, colonnello Ahmed al Mismari, ha affermato che l’esercito era “pronto a fronteggiare qualsiasi emergenza in qualsiasi momento” aggiungendo che “la presenza turca in Libia minaccia l’intera regione e Ankara sta cercando di penetrare in un certo numero di paesi africani come Niger, Ciad e Corno d’Africa”.
“Abbiamo completato i preparativi per lanciare l’operazione per la liberazione di Sirte, aspettiamo solo le istruzioni del comandante in capo delle forze armate” aveva detto il 26 giugno un portavoce del GNA.
Le operazioni militari sono da settimane “congelate” in attesa che russi e turchi riprendano i colloqui di pace il cui decollo è però ostacolato dal destino di al-Jufra e Sirte. Su quest’ultimo fronte potrebbero scontrarsi i mercenari siriani filo-turchi arruolati tra le milizie jihadiste nel nord e quelli filo-russi arruolati tra i combattenti fedeli a Bashar Assad e che da alcune settimane stanno affluendo in Cirenaica anche se, per ora, in numero decisamente inferiore rispetto a quelli arruolati da Ankara.
Ieri Cavusoglu (nella foto qui sopra a Tripoli con il vicepresidente del GNA, Ahmed Maitig) ha dichiarato che “da fuori sembra che Turchia e Russia siano schierate sui fronti opposti del conflitto in Libia ma in realtà lavoriamo con Mosca per un cessate il fuoco”.Il ministro ha specificato che la collaborazione tra Ankara e Mosca “mira a evitare che la situazione peggiori”.
Dichiarazioni che confermano due aspetti: il primo è che nonostante le ambizioni militari del GNA e la mobilitazione di forze considerevoli dell’LNA i due principali “azionisti” della crisi libica non hanno alcuna intenzione di combattersi ma mirano piuttosto a dividersi le aree di influenza.
Il secondo aspetto è che oggi in Libia gli sponsor esterni hanno preso il sopravvento sulle fazioni di Tripoli e Tobruk, hanno assunmto un peso decisionale molto superiore a quello espresso da GNA e LNA.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.