Ankara aumenta le spese militari
Il governo turco ha annunciato un consistente aumento delle spese militari che nel 2013 raggiungeranno i 45,3 miliardi di nuove lire (20 miliardi di euro), sei miliardi in più rispetto all’anno in corso. L’incremento record, pari al 16,3 per cento, viene spalmato sui bilanci delle forze armate (+ 11,8 per cento) , dell’intelligence e della sicurezza interna e guardia costiera e viene giustificato dalla recrudescenza delle operazioni contro il movimento curdo PKK e dal crescente coinvolgimento turco nella guerra civile siriana che vede Ankara intenzionata a schierare lungo il confine i missili antiaerei e antimissile Patriot per contrastare le forze aeree di Damasco. La spesa militare turca è in realtà ancora più elevata di quanto non dicano i dati resi noti poiché tutto il procurement, cioè l’acquisizione di nuove armi ed equipaggiamenti dall’industria nazionale o all’estero è coperta da fondi ad hoc assegnati al Sottosegretariato per l’Industria della Difesa la cui entità non viene solitamente rivelata. Considerato che la Turchia è impegnata in ampi programmi di ammodernamento militare che prevedono nei prossimi anni anche l’acquisizione di 100 cacciabombardieri F-35 e di un nuovo sistema di difesa antimissile è probabile che a questo settore vengano assegnati 4/5 miliardi di euro annui portando così il budget della Difesa turco vicino a quello dei più grandi Paesi europei e Nato. Il bilancio deve passare ora al vaglio del Parlamento turco che solo in rari casi ha contestato e modificato i programmi finanziari militari come ricorda il Jane’s Defence Weekly. In ambito NATO la Turchia è l’unico Paese che aumenta le spese militari insieme alla Polonia
anch’essa impegnata in un ampio ammodernamento che ha visto crescere progressivamente il budget dai 20 miliardi di zloty del 2007 ai 27,2 miliardi del 2011 fino ai 29,5 quest’anno (7,2 miliardi di euro) con una pianificazione di spesa che prevede di arrivare a 40 miliardi (euro 9,6 mld) nel 2017. Quasi tutti gli Stati membri della NATO, inclusa la Gran Bretagna e le nazioni dell’area euro, hanno tagliato i budget militari mentre Francia e Germania li hanno mantenuti inalterati intorno ai 30/31 miliardi di euro, più del doppio di quanto spende l’Italia.
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.