L’attentato di Nizza colpisce la Francia ma ridicolizza l’Italia
L’autore dell’attentato di Nizza, Ibrahim Aoussaoui, cittadino tunisino di 21 anni, era arrivato a Lampedusa il 20 settembre con uno dei tanti barchini (una ventina solo quel giorno) che giungono impunemente e in massa nell’isola italiana. Messo in quarantena sulla nave Rhapsody, approdata al porto di Bari l’8 ottobre proveniente da Lampedusa, era stato poi rilasciato con l’obbligo di lasciare il paese, come decine di migliaia di clandestini africani che poi restano nella Penisola ma era poi riuscito a entrare in Francia in modo ancora da chiarire.
Pare certo che non avesse chiesto asilo in Francia e le autorità francesi lo avrebbero riconosciuto grazie ad un foglio rilasciato dalla Croce Rossa Italiana sulla nave quarantena.
Aoussaoui era stato indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dalla Procura di Agrigento ed era quindi sospettato di essere uno scafista: con lui vennero iscritti nel registro degli indagati anche gli altri connazionali arrivati quel giorno sull’isola.
La lunga serie di attentati islamici compiuti in Francia dimostra che Oltralpe non hanno certo bisogno di importare manovalanza jihadista dall’Italia ma la vicenda di Ibrahim Aoussaoui e l’orrenda strage compiuta nella chiesa di Notre-Dame a Nizza getta un ulteriore, definitivo discredito sull’Italia e sulle politiche migratorie varate dall’attuale governo che da quando si è insediato ha provveduto a riaprire porte e porti a chiunque paghi criminali per raggiungere l’Italia.
Una politica culminata col recente Decreto Immigrazione che approderà (tra le polemiche) la prossima settimana alla Camera e che ha azzerato quanto previsto in tema di contrasto all’immigrazione illegale dai due Decreti Sicurezza varati quando al Viminale sedeva Matteo Salvini.
Vale quindi la pena valutare quali potranno essere gli impatti di questa notizia sulla politica italiana, sui rapporti con la Francia e sulle politiche migratorie italiane ed europee.
In Italia accentuerà un confronto politico già aspro su tanti temi accelerando probabilmente la fine dell’attuale esecutivo, imbarazzante sotto quasi tutti i punti di vista.
Specie se il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, un tecnico la cui intrinseca debolezza politica potrebbe renderla un probabile capro espiatorio, sarà costretta a dimettersi come ha chiesto la Lega.
Di certo la sua “difesa”, basata sul negare ogni responsabilità del governo nella vicenda attribuendola al suo predecessore, ha indebolito ulteriormente la sua posizione.
Del resto il governo Conte nel suo complesso non può accampare attenuanti in tema di relazioni tra immigrazione illegale e terrorismo, soprattutto rispetto all’immigrazione illegale dalla Tunisia dal momento che aveva questa nazionalità anche il terrorista Anis Amri, che provocò alla guida di un camion la strage al mercatino di Natale di Berlino, il 19 dicembre 2016, uccidendo 12 persone e ferendone 56.
Pure Amrì era sbarcato a Lampedusa da un barcone nel febbraio 2011, venne poi trasferito in un centro di accoglienza di Belpasso, nel catanese, dove il 20 ottobre 2011 diede fuoco alla struttura. Arrestato per minaccia aggravata, lesioni personali e incendio doloso, dall’Ucciardone finì a Enna. Poi il viaggio in Germania, con un decreto di espulsione in tasca,
Tra i terroristi accolti come “migranti” in Italia c’è stato anche Spin Ghul, nome di battaglia di Adam Harun, un 50enne nigeriano che ha combattuto in Afghanistan e in Africa ed è ritenuto responsabile della morte di decine di soldati della Coalizione, in particolare americani.
Catturato in Libia nel 2005, fu rilasciato nel 2011 e imbarcato dai libici su un barcone di migranti diretto a Lampedusa. Una volta sbarcato sull’isola, il qaedista era stato smascherato dagli italiani, arrestato e processato in un primo tempo dal tribunale di Agrigento.
Per Lampedusa passò anche nel 2015 un presunto jihadista con foto nel tablet di teste mozzate ed esecuzioni: un libico ospite del centro di accoglienza dell’isola dove era sbarcato a giugno e da dove avrebbe poi fatto perdere le sue tracce.
Mohamed Lahouaiej Bouhlel, che sempre a Nizza, alla guida di un autocarro, il 14 luglio 2016, si lanciò a tutta velocità sulla folla nei pressi della Promenade des Anglais uccidendo 86 persone, in Italia veniva regolarmente per portare cibo ai migranti siriani secondo quanto riferito agli inquirenti da uno dei suoi presunti complici.
“Tesi più che credibile” ha scritto Silvia Marcinelli dell’agenzia di stampa Adnkronos, “considerando che il 5 agosto 2015, a poco meno di un anno dall’attacco sulla Promenade des Anglais, Bouhlel venne controllato al confine di Ventimiglia mentre si trovava a bordo di un’auto con tre uomini di cui uno era noto ai servizi di intelligence per un dossier legato alla filiera siriana”.
Del resto l’allarme per i terroristi giunti in Europa sui barconi dalle coste italiane non è certo una novità soprattutto tenendo conto che la Tunisia è un paese ad alta densità jihadista avendo fornito ad al-Qaeda e allo Stato Islamico decine di migliaia di combattenti, molti dei quali rientrati in patria negli ultimi anni.
Marco Minniti, da ministro dell’interno affermò più volte che con i barchini dalla Tunisia giungevano in Italia jihadisti e i servizi d’intelligence occidentali hanno sempre sottolineato che l’immigrazione clandestina è un traffico che finanzia le organizzazioni terroristiche islamiche. Aspetto che rende i governi italiani che dal 2013 hanno spalancato i porti ai clandestini complici o conniventi di criminali e terroristi.
Il primo membro di un governo italiano a paventare il rischio di infiltrazioni terroristiche sui barconi fu del resto Emma Bonino, ministro degli Esteri del governo guidato da Gianni Letta, che lanciò l’allarme nel novembre 2013, mentre prendeva vita la missione navale Mare Nostrum che sbarcò in Italia decine di migliaia di clandestini.
Quindi persino governi e ministri “immigrazionisti” erano e sono consapevoli del rischio terrorismo insito nei flussi di migranti illegali e il governo Conte non ha giustificazioni da addurre, neppure quelle umanitarie considerato che tra i 27.190 clandestini sbarcati quest’anno vi sono pochissimi in condizioni di poter chiedere asilo e un gran numero di farabutti come dimostrano fughe dalle quarantene, aggressioni e violenze contro le forze dell’ordine, atti vandalici e incendi appiccati ai centri d’accoglienza.
Per quanto riguarda le reazioni in Francia è lecito attendersi una forte protesta, peraltro non nuova in Europa, per l’assenza di controlli attuati dalle autorità italiane e per la facilità con cui chi sbarca può far perdere le sue tracce e cercare di raggiungere altri Stati europei.
Molto probabile che Parigi chiuderà ogni disponibilità di accogliere parte dei clandestini sbarcati in Italia, inclusi coloro che potranno presentare domanda d’asilo: simili iniziative potrebbero assumerle anche altri Stati europei che del resto avevano accolto dall’Italia numeri di clandestini estremamente limitati.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.