La guerra al Califfato espone anche l'Italia

“Non c’è alcun dubbio che siamo di fronte ad una escalation della risposta militare che aumenta il grado di esposizione dell’Occidente, Italia compresa. Ma, del resto, in uno scenario di conflitto simmetrico quale quello aperto dall’IS in Iraq settentrionale e Siria orientale, a una minaccia militare risoluta ed efferata si risponde con lo strumento della deterrenza militare. E’ la guerra. Si badi bene: guerra all’IS, non all’Islam”. E’ quanto afferma al quotidiano Repubblica Giampiero Massolo (nella foto), direttore del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza riaprendo il dibattito sulla esposizione e “belligeranza” dell’Italia nella guerra al Califfato di Iraq e Siria inaugurato da un intervento dell’ex ministro della Difesa, Arturo Parisi.

“Riteniamo – spiega Massolo – che in questa fase l’IS abbia quale sua priorità militare e terroristica il consolidamento della realtà territoriale del suo autoproclamato Califfato. E’ l’occupazione di quel territorio che consente oggi ad Al Baghdadi di esercitare una forza di attrazione jihadista su scala globale. Di esprimere in modo violento, visibile, assertivo, il dominio sull’Islam”. L’IS, secondo Massolo, detiene anche una “formidabile forza finanziaria” stimata in “due miliardi di dollari di liquidità. Quando si parla di rischio – precisa comunque il capo dell’intelligence italiana – , è necessario distinguere il piano dell’analisi da quello dell’intelligence. Dunque, alla domanda “L’Italia e il Vaticano sono esposti?”, la risposta, sul piano dell’analisi, non può che essere “si”. Perché se l’IS decidesse ad un certo punto di usare l’arma asimmetrica, l’Italia e il Vaticano sono oggettivamente dei target. Al contrario, la risposta di intelligence, in questo momento, é “no”. Non abbiamo – sottolinea – evidenze di progettualità terroristiche specifiche ne’ contro il nostro Paese, ne’ contro il Vaticano”.

(con fonte ANSA)

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