Operativo l’aereo da guerra elettronica cinese Shenyang J-16D
Il nuovo J-16D, la variante da guerra elettronica (EW) del caccia J-16 dell’Aeronautica Militare cinese (PLAAF), ha fatto il suo debutto ufficiale all’Airshow China che si è tenuto dallo scorso 28 settembre al 3 ottobre a Zhuhai; questo significa che l’aereo è in servizio operativo e fornisce a Pechino la reale possibilità di effettuare missioni dedicate alla guerra elettronica e alla soppressione delle difese aeree (SEAD).
Lo Shenyang J-16D deriva – secondo le fonti locali – dal caccia d’attacco pesante multiruolo bireattore e biposto J-16 sviluppato dallo Shenyang J-11 (a sua volta derivato del Sukhoi Su-27 realizzato su licenza da Pechino negli anni ’90), anche se è più correttamente ipotizzabile che possa trattarsi invece di una copia non autorizzata del russo biposto multiruolo Su-30MKK acquistato da Pechino in due tranche da 38 esemplari nel 1996 e nel 2001.
Il Su-30MKK risulta essere infatti un omologo dell’F-15E Strike Eagle con spiccate caratteristiche aria-terra pur mantenendo doti di agilità, potenza e autonomia in grado di assicurare la superiorità aerea: questa specifica variante fu poi adottata da altri paesi come Indonesia, Uganda, Venezuela e Vietnam.
Pur tuttavia il “Flanker” J-16 risulta essere secondo gli analisti militari migliore del Su-30MKK russo da cui deriva grazie alla nuova avionica notevolmente più prestante con un radar Active Electronically Scanned Array (AESA), l’uso di materiali compositi e di moderni sistemi di allarme missilistico e Radar Warning Receiver (RWR).
Sebbene la Cina abbia avuto infatti notevoli problemi nello sviluppo di motori per aerei da combattimento affidabili ad alte prestazioni, nel campo dell’elettronica avanzata Pechino vanta certamente più successi.
La variante J-16D (la “D” nella designazione deriva dalla parola cinese “elettronico”) ha effettuato il suo primo volo il 18 dicembre 2015 ed una delle caratteristiche più distintive rispetto al J-16: oltre ad un uso ancora più intensivo dei materiali compositi, sono i quattro grandi pod jammer da guerra elettronica (uno sotto ogni ala e due situati sui punti d’aggancio sotto i due motori Shenyang WS-10A), che saranno certamente impiegati per identificare e bloccare apparecchiature elettroniche ostili, inclusi radar e sistemi di comunicazione in diverse bande di frequenza.
Evidenti differenze risiedono inoltre in un muso leggermente più corto, nella mancanza del sensore IRST (InfraRed Search and Track) a goccia posto davanti l’abitacolo, nell’abbandono del cannone sul lato destro della fusoliera in corrispondenza della radice alare e ancora nell’assenza di punti d’arma sulle estremità alari già occupati da due pod provvisti di quattro piccole antenne ciascuno (probabilmente ECM simili agli omologhi russi Sorbytsia).
Si ritiene dunque che il J-16D possa costituire al momento l’unico moderno omologo dello statunitense Boeing EA-18G Growler nel ruolo di guerra elettronica, specialmente se consideriamo il fatto che il russo Su-24MP è stato realizzato in appena otto esemplari, quasi tutti rimasti inattivi in Ucraina, mentre il Tornado ECR aggiornato da Leonardo tra il 2013 e il 2018 dovrebbe restare in servizio fino al 2025.
Il J-16D esibito alla mostra statica dell’Air Show di Zhuhai, era dotato inoltre di due missili montati in tandem sulla sua linea ventrale centrale che sembravano essere aria-aria locali PL-15 a lungo raggio, anche se considerando ancora la disponibilità complessiva di altri quattro punti di attacco (su dodici totali) è più prevedibile considerare la possibilità di trasportare specifici missili antiradar più adatti alla missione SEAD a cui sarà chiamato ad operare il J-16D.
Con ogni probabilità i missili Y-91 derivato cinese del missile antiradar russo Kh-31P (Codice NATO AS-17 ‘Krypton’). In servizio operativo il J-16D dovrebbe fornire alla forza aerea di Pechino una capacità non indifferente contro i sistemi di difesa aerea nemici e il South China Morning Post ha reso noto che il velivolo è stato già schierato in una base aerea nei pressi dello Stretto di Taiwan.
Anche la Marina Cinese non sembra essere rimasta a guardare se consideriamo che una piattaforma simile derivata dal caccia imbarcato J-15 (clone cinese del Sukhoi Su-33) e ribattezzata J-15D in versione biposto, dovrebbe entrare in servizio a bordo delle portaerei cinesi.
Foto: Kanwa Defence Review, PLA e CGTN
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.