Parigi non esclude alternative nazionali al carro franco-tedesco MGCS

 

 

I difficili progressi delle intese franco-tedesche sui maggiori programmi per la Difesa incluso quello per il Main Ground Combat System (MGCS), potrebbero indurre l’Armèe de Terre a propendere per opzioni diverse per rinnovare la flotta dei carri da combattimento incentrata oggi su 222 carri Leclerc (più 184 in riserva) dei quali 200 in aggiornamento nell’ambito del Programma Scorpion.

Lo ha detto a metà novembre nel corso della sua prima audizione alla commissione Esteri e Difesa del Senato il capo di stato maggiore dell’esercito francese (CEMAT), generale Pierre Schill, in carica dall’estate (nella foto sotto).

Il generale ha ricordato che “riuscire a sviluppare un nuovo carro armato successore del Leclerc è una posta in gioco strategica”. Come sottolinea il sito specializzato francese Zone Militaire, quando gli è stato chiesto cosa si potrebbe fare se questa cooperazione dovesse fallire, Schill ha menzionato chiaramente l’ipotesi di realizzare un carro armato nazionale o di guardare alle tecnologie messe a punto per il Programma Scorpion che include nuovi mezzi blindati ruotati (Griffon, Serval e Jaguar) e l’ammodernamento di 200 carri armati Leclerc.

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“L’opzione scelta è la cooperazione franco-tedesca. Oggi c’è una parentesi dovuta alla situazione politica in Germania. Nei prossimi mesi sarà fondamentale ridare lo slancio necessario all’avanzamento del Programma MGCS.

Ma se questo non dovesse riuscire, penso che avremmo la possibilità tecnica di tornare a una soluzione nazionale ma senza poter condividere i costi”, ha sottolineato il capo di stato maggiore.

Del resto uno degli interessi di MGCS è proprio quello di consentire la ripartizione dei costi e l’interoperabilità e il web-magazine d’Oltralpe evidenzia come altri partner europei possano essere interessati alla cooperazione nel campo dei carri armati: l’Italia ha manifestato il proprio interesse per il MGCS così come la Svezia e il Regno Unito (che hanno chiesto lo status di osservatori nel programma).

“In ogni caso, dovremo costruire un nuovo carro armato”, ha detto il generale Schill (in coda all’articolo il testo originale tratto dal documento del Senato francese).

 

I guai dei programmi militari franco-tedeschi

Inizialmente, il carro franco-tedesco non sembrava porre sfide insormontabili considerato che i gruppi industriali che compongono KNDS, i francesi di Nexter e i tedeschi di Krauss-Maffei Wegmann, si erano messi al lavoro rispettando scrupolosamente la regola del 50-50 tra i due paesi partner.

La partecipazione di Rheinmetall al programma, voluta da Berlino, sembra aver cambiato la situazione, rovesciando gli equilibri a svantaggio di Parigi, almeno secondo le valutazioni francesi che chiedono una riorganizzazione industriale del programma che mantenga la parità.

“Rheinmetall ha nei confronti dei suoi due partner industriali Nexter e KMW requisiti in contraddizione con le condizioni iniziali”, ha sintetizzato lo scorso maggio Florence Parly, ministro delle Forze Armate, in un’intervista pubblicata dal quotidiano on line La Tribune.

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Le divergenze di vedute tra Berlino e Parigi hanno di fatto fermato lo sviluppo del nuovo carro e riguardano la filosofia costruttiva ma soprattutto l’arma principale, che i tedeschi vorrebbero fosse il cannone Rheinmetall da 130 mm/L51 mentre i francesi preferirebbero l’innovativo Autoloaded and SCALable Outperforming guN, Ascalon di Nexter  (nella foto sopra).

I francesi poi vorrebbero per ora mantenere l’MGCS strettamente franco-tedesco mentre la Germania punta a coinvolgere nel programma altri partner come Gran Bretagna, Italia, Olanda, Norvegia e Svezia, alcuni dei quali già membri del “club Leopard 2” e tradizionali clienti dell’industria dei mezzi corazzati tedesca.

Come ricorda Zone Militaire altri programmi messi in campo nell’ambito della cooperazione franco-tedesca stanno incontrando ritardi e difficoltà come il Future Air Combat System (SCAF/FCAS) che coinvolge Dassault e Airbus, o appaiono ormai compromessi come il pattugliatore marittimo Maritime Airborne Warfare System (MAWS) dopo la decisione tedesca di acquisire i cinque Boeing P-8A Poseidon.

O l’ammodernamento dell’elicottero da combattimento Tiger allo standard Mark 3, che coinvolge anche la Spagna ma messo a rischio dalle pessime valutazioni operative del Tiger rilevate dai tedeschi nella missione in Mali e dall’interesse manifestato da Berlino verso i Boeing AH-64E Apache.

Come ricorda Zone Militaire Lo specialista di mezzi corazzati Marc Chassillan ha recentemente difeso l’idea di un programma nazionale per un “Char deployable”, una macchina semplice e robusta, dotata della vetronica messa a punto per il programma Scorpion, al “100% francese, costruito con componenti e tecnologie già oggi disponibili presso l’industria nazionale.

 

Riflessi in  Italia

Il vivace dibattito in atto da tempo in Francia sull’MGCS né le dichiarazioni del generale Schill né tantomeno la difficile cooperazione franco-tedesca nei maggiori programmi militari sembrano avere in Italia l’eco che invece meriterebbero.

Eppure proprio la vicenda della cessione di Oto Melara e WASS da parte di Leonardo ha molto a che fare con i precari equilibri delle intese franco-tedesche, oltre che col futuro dell’industria della Difesa italiana.

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L’offerta di KNDS (pare di 650 milioni) in concorrenza con Fincantieri per rilevare da Leonardo i due rami d’azienda porterebbe a inglobare nel grande gruppo europeo le capacità industriali italiane nel campo dei mezzi corazzati cingolati, dell’artiglieria e del munizionamento avanzato, sottraendo potere contrattuale a Roma nella scelta dei partner e dei programmi a cui aderire in futuro.

Specie ora che Francia e Germania palesano dissidi rilevanti sui programmi comuni, mantenere saldamente nazionale e pubblica l’industria della Difesa terrestre italiana permetterebbe di conservare l’opportunità di inserirci come partner alternativo a uno dei due e in ogni caso di poter scegliere se e con chi cooperare in Europa o anche al di fuori di essa qualora dovessero fallire programmi come l’MGCS.

Cedere ora i nostri stabilimenti ai colossi europei del settore significherebbe rinunciare alla possibilità di poter tutelare scelte e interessi nazionali.

@GianandreaGaian 

 

Le dichiarazioni del generale Schill sul programma MGCS

Général d’armée Pierre Schill  – Concernant les moyens lourds de combat, notamment les chars, nous avons un enjeu stratégique, celui de réussir à développer un nouveau char de combat qui succédera au char Leclerc, à l’horizon 2040. L’option choisie est la coopération franco-allemande. Aujourd’hui, il y a une parenthèse due à la situation politique en Allemagne. Dans les prochains mois, il sera primordial de redonner l’impulsion nécessaire à l’avancement du MGCS. C’est un élément stratégique pour l’armée de Terre……

  1. Christian Cambon, président. – Y a-t-il une alternative au MGCS ?

Général d’armée Pierre Schill. – Si le MGCS ne peut pas être réalisé avec l’Allemagne, il faudra soit envisager un programme franco-français, soit s’appuyer sur la communauté SCORPION tournée vers le Benelux. De toute façon, il faudra aboutir à la construction d’un nouveau char.

 

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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