Il nuovo antiproiettile del "soldato futuro" russo

Nello scorso mese di ottobre il Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu aveva annunciato che, a partire dal 2014, sarebbe iniziato l’approvvigionamento dei nuovi equipaggiamenti del progetto “Ratnik” (una sorta di “Soldato futuro”) comprendente circa una quarantina di materiali tra cui il fucile d’assalto AK-12, giubbetti antiproiettile, visori, sistemi di comunicazione e navigazione.

In questo ambito è stato ora presentato dall’azienda russa Kamenskvolokno Jsc un giubbetto anti-proiettile addirittura avanzato rispetto allo stesso progetto “Ratnik”. Si tratterebbe, secondo le ottimistiche indicazioni fornite dall’azienda, di un giubbetto capace di fermare praticamente di tutto. -“Oggigiorno”- ha detto Galina Sklyarova, una responsabile dell’azienda intervistata da Novosti
-“non c’è nessun’altro giubbetto in grado di soddisfare requisiti di protezione contro proiettili di grosso calibro, a nucleo rinforzato (reinforced core bulletts) o con centro di gravità sbilanciato (bullets with a displaced center of gravity)”-
Questi ultimi risulterebbero particolarmente letali perché il loro impatto, con rotazione irregolare, comporta sul bersaglio un danno molto superiore rispetto alla penetrazione di un normale proiettile con traiettoria stabilizzata. Questa caratteristica li rende evidentemente insidiosi per ogni giubbetto normalmente in uso inclusi i modelli in dotazione all’Esercito Italiano che sono l’ormai superato AP/98 , dal 2010 in corso di sostituzione col più recente modello NC 4/09.

Va comunque detto che entrambi assicurano un adeguato grado di protezione. Nel caso dell’AP/98 il livello omologato (classe IIIA.03) è il quarto tra i sei livelli previsti dalla normativa US DoJ NIJ 0101.03, assicurando una valida barriera contro le schegge di granata ed i colpi delle armi corte dei calibri maggiori tipo 9 mm o 357 magnum. Questo nella configurazione di base, dato che il giubbetto, come i modelli similari, ha una modulazione variabile, che ne aumenta l’efficacia.

E’ comunque opportuno qui ricordare com’è composto il giubbetto. La struttura è basata su tre strati protettivi costituiti rispettivamente da un certo numero di fogli in kevlar (la componente fondamentale ad elevato potere di arresto) cui viene sovrapposto un secondo strato di fogli in polietilene ad alta densità ed infine aggiunta una terza componente più morbida, in poliuretano espanso antitrauma, che appoggia sul corpo.

A questa configurazione standard (peso circa 6 kg), in relazione alle esigenze d’impiego, possono essere aggiunti fino ad altri cinque elementi protettivi (pesanti circa 1 kg l’uno) costituiti da piastre rigide in polietilene ad alta densità, aumentando così la protezione anche per i proiettili di arma lunga quali il 7,62 mm NATO (classe di protezione III).

Il nuovo modello NC 4/09 invece, nella configurazione base, già comprende protezioni rigide aggiuntive in ceramica e compositi per il torace e la schiena, con possibilità di aggiungere ulteriori elementi protettivi rigidi. In questa versione il livello omologato diviene il IV (efficace anche contro il 7,62 mm perforante), che è il massimo previsto dalla normativa tecnica di riferimento (US DoJ NIJ 0101.06). Il peso del giubbetto modello NC 4/09 è rispettivamente di 8/10 kg circa in configurazione base, e di 12/15 kg circa con le piastre rigide aggiuntive (le varianti di peso dipendono dall’attagliamento).

In ogni caso, è da tenere presente che un giubbetto anti-proiettile è sostanzialmente realizzato su un corpo-base costituito da vari strati di kevlar intrecciato (sono necessari fino a tredici strati per la validazione della classe IIIA). Ora, anche nel campo dei componenti primari sono stati fatti dei passi in avanti ed oggi l’attenzione dei costruttori è particolarmente focalizzata su un nuovo tipo di fibra denominata Dyneema, molto più leggera e resistente del kevlar (che comunque, già di per sé, è cinque volte più resistente dell’acciaio), rispetto al quale possiede caratteristiche di protezione praticamente doppie (un filato da 1 mm di diametro di Dyneema è in grado di sopportare un carico di 240 kg).

La Kamenskvolokno Jsc non si è però rivolta alle novità presenti nel mercato occidentale. Forse con una certa preveggenza su quel che sarebbe oggi successo – e cioè le sanzioni USA/UE sulle componenti suscettibili di impiego per l’industria militare – ha sviluppato, in parte con la britannica Alchemie Technologies, una propria fibra originale denominata “AuTx” o “tessuto d’oro” (Aurum Textiles) per via della sua colorazione naturale.

Per entrare un po’ più nello specifico, secondo le parole della responsabile Galina Sklyarova, si tratta di un nuovo “copolimero eterociclico della famiglia delle fibre aramidiche”. Benissimo. Al di là dei termini astrusi, la Sklyarova ha tenuto a precisare che -“la forza dinamica dell’AuTx è due volte quella di altre fibre similari” e, di conseguenza, un giubbetto anti-proiettile realizzato con questo materiale verrebbe a pesare la metà di uno tradizionale in kevlar, assicurando al contempo una protezione molto maggiore.

Per quanto riguarda gli approvvigionamenti, sempre secondo la Sklyarova, sembra che le Forze Armate russe potranno disporre del nuovo giubbetto a partire dal 2016 dato che sarebbero ancora necessari uno o due anni di preparazione.

Foto: RIA Novosti

Padovano, classe 1954, è Colonnello dell'Esercito in Ausiliaria. Ha iniziato la carriera come sottufficiale paracadutista. Congedatosi, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza ed è rientrato in servizio come Ufficiale del corpo di Commissariato svolgendo incarichi funzionali in varie sedi. Ha frequentato il corso di Logistic Officer presso l'US Army ed in ambito Nato ha partecipato nei Balcani alle missioni Joint Guarantor, Joint Forge e Joint Guardian.

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