All’India serve una legge nazionale contro la pirateria
ANSA – L’India “non dispone di una legislazione nazionale specifica per trattare i casi collegati con la pirateria marittima”: lo ha dichiarato a New Delhi Ranjit Sinha, direttore generale della Polizia criminale indiana (Cbi). Intervenendo ieri ad un seminario sulla ‘Pirateria marittima’ organizzato insieme alla Polizia criminale tedesca (Bka), Sinha ha ricordato che nelle acque fra il mar Rosso e l’oceano Indiano, al largo delle coste della Somalia, ed anche nello Stretto di Malacca e Singapore, “ogni anno passano 50.000 navi commerciali”. Negli ultimi anni, ha proseguito, con la maggiore presenza della Marina indiana nel Golfo di Aden, “alcuni pirati hanno cominciato ad operare nelle vicinanze della Zona indiana di interesse economico (Eez) e della costa occidentale dell’India”. Secondo Sinha, “la pirateria e le rapine a mano armata richiedono una risposta coordinata sotto l’onnicomprensivo quadro legale fornito dalla Convenzione Unclos delle Nazione Unite del 1982”. Per quanto riguarda l’India, ha proseguito, “al momento essa non dispone di una legislazione nazionale separata per trattare i casi collegati con la pirateria marittima”. Infine il responsabile della Cbi ha sottolineato che il Codice penale indiano “non può applicarsi quando un atto di pirateria è commesso al di fuori delle acque territoriali indiane”.
Foto; Pirati somali catturati (Nano Press)
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