La base di Costanza e la presenza navale della NATO nel Mar Nero
Nessuna unità navale straniera né alcuna unità russa è più entrata in Mar Nero dopo il divieto stabilito dalla Turchia a fine febbraio in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina. Come si ricorderà in termini giuridici la norma di riferimento è l’art. 19 della Convenzione di Montreux del 1936 che attribuisce ad Ankara, in tempo di guerra, il potere di vietare l’ingresso delle navi da guerra di Paesi belligeranti. Unica eccezione prevista e permessa è stata il ritorno alle basi di assegnazione delle navi russe dislocate fuori del Mar Nero.
Le forze navali russe si sono ridotte dopo l’affondamento, con azioni insidiose riconducibili a Kiev, dell’Incrociatore “Moskva”, della nave da sbarco “Orsk” e di parecchie unità minori ma il potenziale bellico pare sia ancora cospicuo.
Il confine della Zona Economica Esclusiva di Romania e Ucraina. Si noti, vicino alla Foce del Danubio, l’Isola dei Serpenti occupata attualmente ai russi.
In realtà, Mosca non ha impegnato le sue forze navali in battaglie in mare aperto non foss’altro per l’assenza di una controparte ucraina: Kiev, oltre ad una fregata che si è autoaffondata, aveva solo una flottiglia di naviglio leggero, non essendo mai stata armata dall’Occidente, né avendo ricevuto altre navi dalla spartizione della Flotta di Sebastopoli.
Numerosi invece i bombardamenti navali, peraltro illegittimi perché indiscriminati e perciò vietati da una specifica Convenzione del 1907. Allo stesso modo, dal mare sono stati lanciati missili da crociera. Esteso il ricorso alla prassi del minamento di acque territoriali e ZEE di cui hanno fatto le spese anche mercantili (uno e stato silurato) sospettati di fornire assistenza ostile a Kiev.
Proprio per debellare il pericolo mine l’Italia si è impegnata ad inviare, nel prossimo futuro, due cacciamine ad operare nel Mar Nero insieme alle forze navali rumene per intercettare e neutralizzare le mine. In teoria la Russia ha acquisito il controllo totale delle acque ucraine anche se questo non le ha impedito di subire l’onta dell’affondamento del Moskva.
Sicuramente blindato è invece il Mar di Azov per via dell’occupazione di tutta la fascia costiera occidentale. Tuttavia, problemi potrebbero venire al Kremlino dal Ponte sullo Stretto di Kerch che è un’infrastruttura critica di cui si teme la vulnerabilità. Da ricordare inoltre che lo status del bacino era in discussione prima della guerra presso una Corte arbitrale incaricata di decidere la questione delle acque della Crimea. Mosca ritiene che il Mar di Azov sia geograficamente una baia sulle cui acque vanta diritti storici. Kiev sostiene invece che l’insenatura sia soggetta al regime generale del Diritto del Mare e quindi abbia acque territoriali ed acque internazionali.
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Gli Stretti non sono stati chiusi a tutti, come avverrebbe se la stessa Turchia fosse in guerra. Nato e Paesi occidentali hanno però aderito all’invito (privo come tale di valenza cogente) loro rivolto da Ankara di non accedere al Mar Nero.
Nessuna limitazione è stata ugualmente disposta per il traffico mercantile, anche se i Lloyd’s di Londra hanno deciso di far pagare i rischi di guerra ed i Paesi di bandiera hanno autonomamente adottato misure per scoraggiare la navigazione. L’International Maritime Organization (MO) ha richiesto alla Russia di stabilire safe corridors per l’uscita dei mercantili imbottigliati.
In questo contesto s’inseriscono i rumors secondo cui la NATO sarebbe intenzionata a fare del porto rumeno di Costanza una propria base navale. Per comprendere la portata di una simile iniziativa bisogna anzitutto considerare che, all’incirca alla stessa distanza da Costanza ed Odessa, vi è l’Isola dei Serpenti i Russi l’hanno occupata all’inizio delle ostilità proprio in considerazione del suo valore strategico.
Poi c’è la questione dell’adiacente Bessarabia -tante volte oggetto in passato di mire Zariste e Sovietiche – ora ricomparsa sulla scena.
La Russia è interessata alla sua parte ucraina affacciata sul Mar Nero tra la foce del Danubio ed il fiume Dnestr. La Romania ed in particolare la base di Costanza, rivestono dunque un ruolo chiave nel contenimento dell’espansionismo russo verso ovest. Il problema della presenza permanente della NATO in Mar Nero, in prossimità di coste rivendicate o già controllate da Mosca, potrebbe stare nella Convenzione di Montreux.
Il Trattato limita infatti, in termini di tonnellaggio e durata della permanenza la presenza di navi di Paesi non rivieraschi. Romania, Bulgaria e Turchia, oltretutto non hanno le stesse limitazioni degli altri Paesi NATO i quali potrebbero dislocare a turno proprie navi a Costanza nel rispetto della Convenzione. Insomma, in futuro, non appena la crisi internazionale lo permetterà, c’è da aspettarsi una maggiore presenza navale NATO in Mar Nero.
Le unità alleate, tra l’altro, si impegneranno nel garantire la libertà di navigazione. Basti pensare a quello che è successo lo scorso anno quando la Russia ha protestato contro l’attività del cacciatorpediniere lanciamissili britannico HMS Defender che, in navigazione da Odessa alla Georgia, ha esercitato il transito inoffensivo in prossimità della Crimea. Analoghe missioni erano state svolte da unità navali di Olanda ed Italia.
Foto NATO
Fabio CaffioVedi tutti gli articoli
Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf