Gli ucraini si ritirano dal settore di Severodonetsk
(aggiornato alle ore 19,00)
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha incassato ieri il via libera dell’Unione Europea alla concessione dello status di candidato all’Ucraina (ma anche alla Moldavia e in prospettiva alla Georgia ma non ai paesi dei Balcani Occidentali) e ha esortato gli alleati occidentali ad accelerare la spedizione di armi pesanti per eguagliare la Russia sul campo di battaglia sul fronte del Donbass i progressi conseguiti dai russi si fanno ogni giorno più significativi. “Dobbiamo liberare la nostra terra e ottenere la vittoria, ma più rapidamente, molto più’ rapidamente”, ha detto Zelenskiy in un discorso video diffuso nel giorno del Consiglio europeo – in cui gli Stati membri vareranno un documento di sostegno all’Ucraina – ribadendo le richieste di armi più potenti e in tempi più rapidi.
“Ciò’ che serve rapidamente è la parità’ sul campo di battaglia per fermare questa armata diabolica e spingerla oltre i confini del Paese” ha detto il presidente prefigurando però scenari che appaiono del tutto fuori dalla realtà e anche dall’impatto che in maniera verosimile potranno avere gli aiuti militari occidentali.
Il ritiro ucraino
“A Severodonetsk hanno già ricevuto l’ordine di ritirarsi su nuove posizioni fortificate” ha dichiarato il 24 giugno Serhiy Haidai, capo dell’amministrazione militare regionale di Luhansk.
Una ritirata che potrebbe riguardare in realtà le truppe schierate in tutto il settore per evitare l’accerchiamento. Le forze russe hanno assunto il controllo dei villaggi intorno a Severodonetsk, dove le uniche forze ucraine rimaste difendono ancora circa la metà dell’area dello stabilimento industriale Azot ma la distruzione dei ponti alle loro spalle (nella foto sotto) ne renderebbe comunque impossibile il ritiro.
Ma i russi e le milizie delle repubbliche popolari di Donetsk (DPR) e Luhansk (LPR) stanno anche avanzando a sud di Lysychansk, sulla sponda occidentale del fiume Severskiy Donets che i russi hanno attraversato più a sud costituendo una testa di ponte che continua ad ampliarsi.
L’obiettivo è bloccare le linee logistiche per far cadere Lysychansk senza doverla espugnare metro per metro come invece ipotizzano (o auspicano?) gli analisti del think-tank americano institute for the Study of the War che ritengono che la cattura della città richiederà tempo e impegnerà i soldati del Cremlino in nuovi estenuanti combattimenti strada per strada come a Mariupol e a Severodonetsk.
I russi puntano invece a chiudere le truppe di Kiev in due sacche inclusa quella più a sud tra Zolote e Hirska. “In direzione di Toshkivka – Pidlisne, il nemico ha catturato gli insediamenti di Pidlisne e Myrna Dolyna”, si leggeva nel rapporto dello stato maggiore ucraino del 22 giugno, secondo cui le truppe russe sono anche avanzate vicino a Hirske. Questi avanzamenti hanno inoltre avuto per effetto di tagliare il collegamento stradale tra i combattenti ucraini che difendevano Zolote e Hirske, ormai circondate e tagliate fuori dalle altre unità ucraine a Lysychansk.
Nel pomeriggio del 24 giugno fonti militari della Repubblica popolare di Luhansk hanno confermato ,che “il raggruppamento ucraino situato nella sacca di Gorskoe-Zolotoe e’ stato eliminato. Tutti gli insediamenti sono sotto il nostro controllo” e le truppe russe hanno innalzato lo stendardo della Vittoria (la bandiera che celebra il trionfo dell’Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale) sull’edificio dell’ex amministrazione militare-civile Ucraina di Zolote.
Più a nord, a ovest di Lysychansk (vedi qui sotto mappa dell’ISW) i russi premono per tagliare le linee di rifornimento costringendo al ritiro o alla resa circa 10 mila militari.
Fonti militari della repubblica popolare di Luhansk hanno riferito il 23 giugno della resa di molti reparti ucraini in questo settore dove i russi avrebbero distrutto il 22 giugno con attacchi dal cielo 8 plotoni di lanciarazzi multipli Uragan.
Il giorno successivo le stesse fonti hanno dichiarato che “oltre 1.000” soldati ucraini sono stati uccisi e altri 800 si sono arresi negli ultimi due giorni nella battaglia intorno a Lisichansk. e in particolare tra le località di Groskoye e Zolotye.
Le operazioni in corso consentirebbero ai russi di procedere successivamente sugli ultimi due grandi obiettivi dell’offensiva nel Donbass, Slovyansk e Kramatorsk, che potrebbero venire tagliati fuori dalle retrovie verso il fiume Dnepr da una più ampia manovra a tenaglia già ipotizzabile osservando gli sforzi tesi a tagliare le linee di comunicazione ucraine sull’autostrada T1302 da Lysychansk a Bakhmut e sull’asse Izyum-Slovyansk.
Lo stato maggiore ucraino ha ammesso il 23 giugno che la situazione è critica. “Nella direzione di Severodonetsk, il nemico ha occupato gli insediamenti di Loskutivka e Rai-Oleksandrivka, conduce operazioni d’assalto al fine di stabilire il controllo sull’insediamento di Sirotyne, ed esegue misure preparatorie per la forzatura del fiume Seversky Donets”, si legge nel rapporto.
Più a ovest, in direzione di Slavyansk, nella regione di Donetsk, le truppe russe concentrano i propri sforzi sul miglioramento della situazione tattica e sull’identificazione dei punti deboli nella difesa dell’esercito ucraino. “Il nemico sta cercando di creare le condizioni per la ripresa dell’offensiva nelle direzioni di Izyum-Barvinkove e Izyum-Slavyansk. Al fine di rafforzare il raggruppamento di truppe nell’area di Izyum, il nemico ha trasferito due unità corazzate. Gli occupanti prevedono di utilizzare sistemi di lanciarazzi pesanti in direzione di Slavyansk”, ha reso noto lo Stato maggiore ucraino.
Il fronte di Kherson- Mikolayv
I russi sono riusciti a respingere l’offensiva ucraina sul fronte meridionale tra Kherson (in mano ai russi) e Mikolayv: Le forze di Mosca hanno riconquistato la sponda orientale del fiume Inhulets, dove si era attestata la testa di ponte ucraina da cui sarebbe dovuta partire la controffensiva su Kherson.
Le forze aerospaziali russe hanno reso noto di aver eliminato circa 500 militari ucraini nelle officine di un cantiere navale a Mykolaiv, nelle ultime 24 ore.
Sul Mar Nero si è continuato a combattere nei cieli dell’Isola dei Serpenti, obiettivo da due giorni di attacchi ucraini con missili e droni tesi a distruggere le installazioni, per più difese aeree, che Mosca ha schierato sulla piccola isola per tenere sotto tiro il Mar Nero Occidentale.
Lo Stato maggiore ucraino ha affermato di aver inflitto “perdite significative” al nemico e alcune immagini satellitari rilevano che alcuni ordigni avrebbero colpito effettivamente l’isola.
La Difesa russa ha reso noto che tutti i missili, razzi e i droni scagliati da Kiev contro il cruciale avamposto nel Mar Nero sono stati distrutti.
Il portavoce del ministero della Difesa russo, generale Igor Konashenkov, ha affermato che è stato respinto un “folle” tentativo delle forze di Kiev di riconquistare l’isola. “Tredici droni, quattro missili Tochka-U e 21 razzi Uragan sono stati colpiti a mezz’aria e nessuno dei proiettili ucraini ha raggiunto il suo obiettivo sull’Isola dei Serpenti. Il fallimento dell’attacco ha costretto il nemico ad annullare uno sbarco sull’isola”.
Infine, le forze ucraine hanno condotto un attacco di droni (probabilmente con una munizione vagante, anche se ciò non può essere confermato) su una raffineria di petrolio russa a Novoshakhtinsk, nell’oblast di Rostov, il 22 giugno. Il canale Telegram russo Voenyi Osvedomitel ha affermato che l’attacco, che ha preso di mira le infrastrutture russe entro 15 chilometri dal confine ucraino, ha avuto origine dall’oblast di Donetsk.
Le forze ucraine hanno preso di mira anche altre infrastrutture russe come le piattaforme per l’estrazione del gas al largo del Mar Nero colpite nei giorni scorsi probabilmente con missili Harpoon lanciati dalla costa nei pressi di Odessa.
Le difficoltà ucraine
Si moltiplicano le voci di gravi difficoltà e ampie perdite tra le truppe ucraine che potrebbero rendere più difficile la tenuta dei reparti in prima linea indipendentemente dall’afflusso o meno di armi occidentali.
La tenuta del fronte ucraino non dipende solo dalla disponibilità di armi avanzate, come vorrebbe indicare la propaganda ucraina, ma a che dall’addestramento e dall’equipaggiamento dei reparti militari ucraini, secondo molti report sempre più composti da coscritti con poco addestramento e con dotazioni molto limitate.
Il ministero della Difesa russo ha annunciato che “nei pressi dell’insediamento di Mirnaya Dolina, nel Luhansk i militari del 34° battaglione della 57a Brigata Meccanizzata ucraina, che operava nell’area degli insediamenti di Gorskoye, Podlesnoye e Vrubovka, ha perso 600 uomini (150 morti e 450 feriti) e le compagnie non conterebbero ormai più di 15-20 militari con gli ufficiali più giovani che hanno disertato.
Sempre i russi sostengono che la 30a Brigata Meccanizzata ucraina ha perso “il 50 per cento del personale” con oltre 170 feriti evacuati dalla linea del fronte nel settore di Klinovoye (Donetsk). I russi sostengono inoltre di aver ucciso almeno 650 militari ucraini in 24 ore e anche se i numeri forniti da Mosca e da Kiev rispondono certamente a esigenze di propaganda, è innegabile che gli sviluppi sui fronti del Donbass non sembrano promettere nulla di buono per le truppe ucraine.
Secondo il giornale statunitense Politico, che cita 4 fonti anonime vicine alla presidenza ucraina, Zelensky intende ‘silurare’ il capo del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), Ivan Bakanov, considerato responsabile (o capro espiatorio) per le ingenti perdite territoriali.
Anche le informazioni fornite dagli ucraini puntano a mettere in dubbio tenuta e motivazione dei militari nemici. Il consigliere del sindaco ucraino (in esilio) di Mariupol, Petro Andryushchenko, sul proprio canale Telegram ha sostenuto che le truppe russe soffrono di carenza di risorse, mentre monterebbe la “riluttanza” tra i militari a proseguire i combattimenti, in particolare nella regione di Donetsk.
Il servizio di sicurezza interno ucraino (SBU) ha affermato che le autorità russe a Luhansk stanno setacciando il territorio alla ricerca di uomini da arruolare mentre la direzione principale dell’intelligence ucraina (GUR) ha riferito che i soldati russi nella Tokmak occupata, nell’oblast’ di Zaporizhia, stanno facendo appello ai medici ucraini locali affinché rilascino loro certificati in cui si presume l’incapacità di continuare il servizio militare.
Difficile credere che militari in servizio attivo e in prima linea possano ricorrere a medici ucraini civili per ottenere dispense dal servizio e in ogni caso si tratta di notizie tutte da verificare da parte di assenti fonti neutrali.
L’intelligence britannica, che continua a pubblicare bollettini quotidiani di valutazione sulla guerra quasi fosse un centro studi o un’agenzia di stampa, valuta che la Russia stia utilizzando piloti mercenari della compagnia militare privata Wagner perché non dispone di personale adeguatamente addestrato e sta subendo perdite in combattimento.
La deduzione nasce dalla cattura da parte degli ucraini del pilota di un aereo d’attacco russo Su-25, abbattuto il 17 giugno (nella foto sotto un velivolo russo dello stesso tipo danneggiato da un missile antiaereo portatile). Il pilota ha ammesso di essere un ex maggiore dell’aeronautica russa, che ha ottenuto un lavoro come mercenario militare della PMC Gruppo Wagner.
Londra sostiene che l’uso di dipendenti in pensione che attualmente lavorano sotto contratto “è probabilmente dovuto a una combinazione della mancanza di personale adeguatamente addestrato in Russia e delle sue perdite in combattimento”. Durante le sue missioni, il pilota russo avrebbe utilizzato inoltre dispositivi GPS commerciali invee che apparecchiature di navigazione militari standard russe. “Questo probabilmente indica che gli aerei del Gruppo Wagner sono modelli Su-25 più vecchi e che l’aeronautica russa non fornisce alla PMC velivoli più moderni”, ha affermato l’intelligence.
Più probabile però che il personale già pensionato che torna in servizio con la compagnia militare privata Wagner impieghi i velivoli da attacco per cui era abilitato quando era in servizio con l’aeronautica.
Inoltre Wagner ha più volte impiegato aerei ed elicotteri da attacco per il supporto tattico, impiego che in Ucraina come altrove potrebbe venire gestito in modo semi-indipendente rispetto alle forze aeree federali.
In più occasioni è stata evidenziata l’obsolescenza di alcuni mezzi russi impiegati nelle operazioni in Ucraina attribuendola a carenze di mezzi e personale addestrato senza tenere conto che Mosca potrebbe puntare a risparmiare gli equipaggiamenti terrestri più recenti ed efficaci e buona parte degli assetti aerei con maggiori prestazioni per fronteggiare un eventuale allargamento del conflitto che potrebbe coinvolgere le forze della NATO, certo molto meglio equipaggiate di quelle ucraine.
Inoltre la Russia, che dispone di immensi magazzini di armi ed equipaggiamenti, non ha decretato nessuna mobilitazione di massa per “un’operazione speciale” che non viene definita “guerra”: inevitabile quindi che per ridurre l’impatto sociale e politico i russi ricorrano, oltre al richiamo di alcune migliaia di riservisti, a milizie private e a unità combattenti e reparti specialistici messi a disposizione dalle singole repubbliche come la Cecenia e l’Ossezia.
Del resto alcune valutazioni occidentali circa le forze di Mosca si sono già rivelate apparentemente infondate, specie quelle che già nei mesi scorsi riferivano dell’imminente esaurimento dei reparti di prima linea russa o di armi, munizioni e capacità logistiche.
“Nel prossimo futuro, l’Ucraina dovrà affrontare massicci attacchi missilistici” ha detto iln21 giugno l’esperto militare ucraino Oleg Zhdanov secondo il quale “la Russia cercherà di lanciare il maggior numero possibile di attacchi missilistici su diverse città coprendo l’intero territorio ucraino”. Una valutazione del tutto plausibile ma che cozza con tutte le stime rese note nelle ultime settimane che valutavano in rapido esaurimento le scorte di armi e soprattutto di missili balistici e da crociera russi.
Ieri anche il premier estone Kaja Kallas ha esortato a non sottovalutare le capacità militari russe. “Ho sentito voci secondo le quali i russi non sarebbero più una minaccia perché starebbero esaurendo le loro risorse militari. Non è così, hanno ancora molte truppe pronte. Non stanno tenendo conto delle loro vittime, o dell’artiglieria che stanno perdendo. Quindi non penso che dovremmo sottovalutarli nel lungo termine”.
Nuove armi occidentali in arrivo
Il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, ha annunciato ieri l’arrivo nel Paese dei lanciarazzi campali multipli (MLRS) americani Himars. “Sono arrivati in Ucraina”, ha scritto su Twitter. “Grazie al mio collega e amico segretario alla Difesa Usa, Lloyd J. Austin III per questi potenti strumenti! L’estate sarà calda per gli occupanti russi e per alcuni di loro anche l’ultima!”, conclude il tweet.
Gli Stati Uniti hanno annunciato che forniranno “450 milioni di dollari aggiuntivi di aiuti militari” nell’ambito dell’assistenza a Kiev “per far fronte all’aggressione russa” come ha dichiarato il coordinatore per le comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby. Queste nuove risorse portano “a 6,1 miliardi di dollari” l’ammontare complessivo di aiuti militari forniti dagli Usa all’Ucraina dal 24 febbraio scorso.
Jack Detsch su Foreign Policy, ha citato diversi funzionari e personale militare ucraini anonimi che confermano come i sistemi di difesa aerea russi affluiti nell’Ucraina Orientale stanno limitando sempre più l’efficacia dei droni ucraini al punto da indurre le forze aeree di Kiev a sospendere o ridurre sensibilmente l’impiego dei droni turchi Bayraktar TB2 e ridurre le operazioni aeree a 20-30 sortite al giorno.
L’Aeronautica Ucraina soffre di un crescente grave deficit di velivoli, piloti e pezzi di ricambio nonostante negli ultimi mesi le siano stati forniti equipaggiamenti aeronautici da Germania, polonia e repubblica Ceca e la Slovacchia si appresti a cedere tutti i suoi 12 caccia Mig 29 con armi e ricambi dopo l’accordo con Praga e Varsavia che si occuperanno di garantire la sicurezza nei cieli dell’alleato in attesa della fornitura di F-16.
Anche ieri il ministero della Difesa russo ha sostenuto di aver colpito con missili di precisione 49 depositi di carburante e basi logistiche distruggendo negli hangar oltre 50 veicoli inclusi lanciarazzi campali multipli “alcuni di costruzione straniera”.
Nel bilancio delle armi ucraine distrutte figura secondo Mosca anche “un plotone di obici M777” statunitensi da 155 mm mentre da quanto apparso su alcuni canali Twitter e Telegram russi un paio di semoventi da 155 mm francesi CAESAR, forniti in 18/20 esemplari alle truppe di Kiev, sarebbero caduti in mani russe. Lo Stato Maggiore Difesa di Parigi ha però smentito.
Le perdite
Per quel che possono valere questi numeri, riportiamo i bilanci delle perdite che i belligeranti annunciano di aver inflitto al nemico dall’inizio delle operazioni il 24 febbraio scorso.
I russi non forniscono dati sulle perdite umane inflitte all’Ucraina ma affermano al 23 giugno di aver abbattuto 211 aerei, 132 elicotteri e 1.329 droni ucraini distruggendo sul campo di battaglia 3.50 carri armati e mezzi corazzati, 3.818 veicoli di vario tipo, 647 veicoli lanciarazzi campali multipli (MLRS) e 2.088 obici, cannoni e mortai pesanti,
Lo stato maggiore di Kiev ha annunciato il 24 giugno un bilancio di 34.530 soldati russi uccisi dal 24 febbraio, cui si aggiungono 1.507 carri armati, 3.637 mezzi corazzati, 759 sistemi d’artiglieria, 241 lanciarazzi multipli, 99 sistemi di difesa antiaerea e 2.553 autoveicoli oltre a 216 aerei, 183 elicotteri, 622 droni e 14 unità navali.
Immagini: ISW, Ministero Difesa Russo, Ministero Difesa Ucraino e US DoD
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.