Missioni: l’audizione dell’ammiraglio Cavo Dragone alle commissioni Esteri e Difesa
Si è tenuti ieri l’audizione del capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato sul tema del rinnovo delle missioni militari oltremare.
Un’occasione per fare il punto su diversi aspetti che riguardano i futuri impegni ma anche gli assetti delle Forze Armate. Il video dell’audizione è visibile a questo link. Per questo dei molti aspetti trattati ci limiteremo ad evidenziarne alcuni di particolare interesse.
“È ormai opinione ampiamente condivisa che il Mediterraneo allargato, l’area di naturale proiezione dell’Italia sia destinato a essere interessato da fenomeni di crescente instabilità per effetto della crisi ucraina” ha affermato l’ammiraglio.
“Le forze armate sono presenti nei punti nevralgici di questo spazio politico strategico sulla base di un approccio pragmatico che sappia coniugare realismo e capacità di intessere rapporti operativi e costruttivi, al fine di gestire le tensioni nel solco di un dialogo costante e reciprocamente rispettoso”.
Circa il contesto mediterraneo, il capo di stato maggiore Difesa ha evidenziato che “la presenza della flotta russa è marcata, più marcata rispetto a prima, anche perché in base al trattato di Montreaux la Turchia ha chiuso gli stretti e non li rende accessibili agli Stati belligeranti, cioè in sostanza alla Russia.
Questo non permette un turnover, che era auspicabile, delle forze della Federazione Russa e anche questo ‘imbottigliamento’ ha causato la presenza. Ma è una presenza che dobbiamo ormai considerare probabilmente duratura, endemica, anche perché la crisi ucraina avrà effetti marcati sul Mediterraneo”.
“Attualmente la Marina sta lavorando a pieno ritmo coordinandosi con le Marina alleate. Tutte hanno riorientato anche i loro sforzi”, ha continuato spiegando che il nostro dispositivo “fatto da navi, sommergibili ed aerei verrà probabilmente rafforzato. Dovremo essere attenti a questa minaccia”.
Anche alla luce di una più forte presenza navale russa nelle nostre “acque di casa” il dispositivo di contrasto ai sommergibili (anti-submarine warfare, ASW) italiano, costituito da sommergibili, navi e aerei, “verrà rinforzato sicuramente su dimensione aerea e navale”, ha aggiunto Cavo Dragone. “Ci sarà anche la parte navale orientata opportunamente per far fronte a questa minaccia. Dovremo essere attenti a questa minaccia”.
Nei giorni scorsi era filtrata la voce che le due nuove FREMM commissionate per sostituire le due fregate cedute alla Marina Egiziana, verranno equipaggiate con ampie capacità ASW portando quindi a 6 le FREMM in grado di far fronte a minacce subacquee.
Il capo di Stato maggiore della Difesa ha sottolineato poi che anche “un buon dialogo con la Turchia potrà essere foriero di sinergie e condivisione dello sforzo” in particolare alla luce di un possibile coinvolgimento in attività di bonifica nel Mar Nero.
“La minaccia subacquea c’è e va affrontata e l’Italia lo farà in coordinamento con le altre Marine interessate. Vi è un pool di nazioni che potrebbero condividere l’interesse e quindi questo sforzo”.
Cavo Dragone ha toccato poi il tema della sua recente visita in Pakistan, nazione che vuole il dialogo con la comunità internazionale, in particolare l’Occidente, ritiene l’Italia “un interlocutore privilegiato” e offre “determinate potenzialità per l’industria della difesa”.
Il Pakistan vorrebbe che l’Italia trasmettesse ai suoi partner e alleati storici che il Paese “non è un proxy dei talebani” e che hanno avuto un canale di dialogo con i talebani, ma che ad oggi non vi è un collegamento diretto. “(In Pakistan) c’è una forte presenza cinese che viene percepita però in maniera altalenante.
Loro sono desiderosi di aprire un dialogo costruttivo e concreto con noi. Credo che il Pakistan potrebbe essere una nazione ponte per i nostri interessi in quella zona, già manifestato con la sosta delle nostre navi a Karachi, nell’ambito dell’appartenenza dei dispositivi di Atalanta o nell’ambito di transito nelle zone dello Stretto di Hormuz e del Golfo Persico. Sicuramente vi è un’attenzione nei nostri confronti e credo che questa meriterebbe di essere onorata con ulteriori approfondimenti”.
Quanto alla presenza italiana in Malì, limitata ora agli istruttori della missione europea EUTM Mali, Cavo Dragone ha spiegato in Mali non vi è stato alcun contatto tra i militari italiani e la compagnia russa Wagner.
“Ci siamo ignorati reciprocamente, capendo che la situazione era del tutto nuova e probabilmente da affrontare con una certa freddezza, soprattutto sul campo,
Nel Sahel in virtù dell’involuzione delle relazioni tra le autorità maliane e la comunità internazionale, abbiamo recentemente ridotto il livello di impegno in Mali, con la conclusione delle attività della task force Takuba, dando invece priorità ai supporti di natura bilaterale verso il Niger, le cui autorità politiche paiono garantire una stabilità di medio termine che risulta fondamentale per capitalizzare gli sforzi di costruzione delle capacità locali” ha affermato Cavo Dragone.
Foto Difesa.it
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