La giunta militare del Mali ai ferri corti con Francia, USA e ONU
Il governo di Bamako ha ammonito il presidente francese Emmanuel Macron affinché ponga fine al “suo atteggiamento neocoloniale” cessando le accuse rivolte all’esercito maliano di fomentare l’odio etnico. “Il governo di transizione chiede al presidente Macron di abbandonare definitivamente la sua posizione neocoloniale, paternalistica e accondiscendente per capire che nessuno può amare il Mali meglio dei maliani”, ha detto alla televisione pubblica il portavoce del governo, il colonnello Abdoulaye Maiga.
Il 28 luglio Macron, in visita in Guinea Bissau, aveva dichiarato che è “responsabilità degli Stati dell’Africa Occidentale lavorare affinché “il popolo maliano possa […] esprimere la sua sovranità popolare” e “costruire un quadro di stabilità” permettendo di “combattere efficacemente contro i gruppi terroristici”. “E’ evidente – aveva aggiunto – che le scelte oggi compiute dalla giunta maliana e la sua complicità di fatto con la milizia russa del Gruppo Wagner sono particolarmente inefficaci nella lotta al terrorismo”.
Dichiarazioni interpretate a Bamako come un invito ai paesi della regione a rovesciare il governo maliano sempre più nel mirino di USA, Francia ed Unione Europea da quando ha imposto il ritiro alle truppe francesi ed europee (anche italiane) dell’Operation Barkhane e della task Force Takuba e da quando ha stretto relazioni militari con la Russia che includono l’invio di armi, consiglieri militari e contractors del Gruppo Wagner.
In tutto poco più di un migliaio di russi si troverebbero in Mali, secondo il generale Stephen Townsend, alla testa dello US Africa Command, che da poco tempo avrebbero ricevuto da Mosca anche sofisticati sistemi di difesa aerea e di radar.
Townse d ritiene che In Mali “ci sono persone che hanno un debole nel cuore per la Russia” ma esclude che la Russia abbia richiamato proprie forze dal paese africano per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina.
Parigi e l’ONG Human Rights Watch accusano l’esercito maliano e i paramilitari russi di aver compiuto un massacro di civili nella località di Moura, alla fine di marzo dove sono morte circa 300 persone, civili giustiziati secondo le accuse occidentali, miliziani islamisti secondo Bamako.
La giunta militare ha anche accusato la Francia di “lavorare sempre per la divisione” del Paese africano. Alla fine dello scorso gennaio era stato espulso l’ambasciatore francese ma sono in crescita anche le tensioni con la missione di caschi blu dell’ONU MINUSMA dopo che il 10 luglio la polizia maliana ha arrestato 49 caschi blu della Costa d’Avorio all’aeroporto di Bamako con l’0accusa di “essere mercenari”.
Serrate le proteste del Palazzo di Vetro, della Costa d’Avorio e della Germania. Il portavoce della Minusma, Olivier Salgado, ha affermato che il trasferimento delle truppe sarebbe stato notificato in anticipo alle autorità maliane, mentre una fonte diplomatica ivoriana anonima ha riferito ai media regionali che alcuni di essi sarebbero impiegati per la compagnia tedesca Sahelian Aviation Service (SAS) per conto della missione Minusma. Il governo del Mali ha decretato l’espulsione entro 72 ore di Salgado dichiarandolo persona non grata.
Come riportato dall’agenzia di stampa Nova, il governo maliano, da parte sua, ha affermato che il suo ministero degli Esteri non è stato informato tramite i canali ufficiali, evidenziando una “flagrante violazione” del suo codice penale relativo all’integrità territoriale, e che i militari ivoriani avrebbero fornito quattro diverse versioni per giustificare la loro presenza nel Paese, incluso lo svolgimento di una “missione riservata” e la protezione del contingente tedesco della MINUSMA.
Il governo di Bamako ha quindi fatto sapere di aver deciso di porre fine immediatamente al coinvolgimento delle forze straniere nella protezione delle attività di SAS, società che si occupa ufficialmente di trasporto merci e VIP, aiuti umanitari e supporto all’industria mineraria.
La crisi nei rapporti tra MINUSMA e Il governo maliano è legata alla volontà Onu di indagare sulle accuse di abusi sui civili attribuiti a militari dell’esercito e ai contractors russi.
Il mandato della missione di pace è stato recentemente esteso per altri 12 mesi con 13 voti favorevoli nel Consiglio di Sicurezza e l’opposizione e l’astensione rispettivamente di Russia e Cina. I funzionari di MINUSMA affermano di aver documentato 320 violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito del Mali tra gennaio e marzo di quest’anno, e su queste basi la missione ha chiesto di accedere alle aree colpite dalle violenze con l’obiettivo di pubblicare relazioni ogni tre mesi.
Già in passato erano emerse voci di violenze compiute sui civili da parte delle forze maliane e degli stessi caschi blu ma l’approccio di MINUSMA è divenuto più severo e “intrusivo” (come lo ha definito la vice ambasciatrice russa alle Nazioni Unite Anna Evstigneev) dopo che la giunta di Bamako ha allontanato le truppe francesi ed europee dal Paese.
La crescita dell’influenza russa in Mali e in tutta la regione del Sahel ha determinato una dura reazioni occidentale favorendo indirettamente le milizie islamiste legate a Stato Islamico e al-Qaeda.
La scorsa settimana alcuni attacchi coordinati del JNIM (branca di Al-Qaeda in Mali e nel Sahel) hanno colpito le regioni del centro del paese arrivando inclusa la base militare di Kati, a pochi chilometri da Bamako, utilizzata anche dai contractors russi.
Almeno 16 persone sono inoltre rimaste uccise negli ultimi giorni in due attacchi nel nord-est del Mali da parte di sospetti jihadisti contro accampamenti di tribù nomadi Tuareg a cui è stato sottratto bestiame.
Un recente rapporto del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, afferma che la cosiddetta regione dei tre confini di Mali, Niger e Burkina Faso assiste a un “significativo deterioramento” della sicurezza.
Il 30 luglio il dipartimento di Stato americano ha ordinato il rientro in patria del personale diplomatico non essenziale in servizio in Mali a causa “dell’aumento del rischio di attacchi terroristici nelle aree frequentate dagli occidentali. Gruppi terroristici ed armati continuano a pianificare sequestri ed attentati e possono attaccare con poco o nessun preavviso, prendendo di mira locali notturni, alberghi, ristoranti, luoghi di culto, missioni diplomatiche ed altri luoghi frequentati dagli occidentali” si legge nella nota.
“L’ambasciata degli Stati Uniti continua ad avere una capacità limitata per portare assistenza di emergenza a cittadini statunitensi in Mali”.
Foto: Forze Armate Maliane
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