La storia del 4° Stormo dell’Aeronautica
Ottantatré anni, ben portati. Li ha compiuti il 1° giugno scorso il 4° Stormo dell’Aeronautica Militare, uno dei più celebrati tanto per le operazioni nella Seconda Guerra Mondiale quanto nel dopoguerra, quando si trovò a essere il primo reparto a schierare i vari intercettori a reazione via via adottati dall’Italia, dal De Havilland Vampire (1951) al North American/Canadair F-86 Sabre (1956), dal mai abbastanza osannato Lockheed F-104 Starfighter(1963) all’Eurofighter EF-2000 Typhoon (2003).
A ricordare i primi 12 anni ruggenti – dalla fondazione all’8 settembre 1943 – di un reparto basato all’inizio sull’aeroporto udinese di Campoformido (già sede del 1° Stormo Caccia), hanno pensato Roberto Bassi, Fulvio Chianese (figlio d’arte) e Carlo d’Agostino, tre specialisti nella ricerca storico-aeronautica di una regione, il Friuli Venezia Giulia, unanimemente considerata la culla della nostra Aeronautica.
Il loro materiale, raccolto in “Quelli del Quarto” (Aviani & Aviani Editori, www.avianieditori.com; prezzo 25 euro), si dipana alternando una corposa e pregevole carrellata di immagini (per lo più inedite, provenendo da collezioni private) alle testimonianze dei piloti e specialisti che vissero quegli anni sotto l’insegna del Cavallino Rampante. Comandanti, capi squadriglia, gregari e manutentori appaiono immancabilmente in posa davanti ai loro primi biplani Fiat CR.20 Asso, sostituiti nel 1935 dai più prestanti CR.32, seguiti poi dai CR.42 e dai monoplani Macchi MC.200 e 202. Palpabile il loro orgoglio di essersi distinti fra le altre cose nelle allora tanto importanti esibizioni acrobatiche in formazione. C’è tra le immagini il biglietto d’auguri del Natale 1936 autografato da Amedeo di Savoia Duca d’Agosta, che ebbe il comando dello Stormo dal 1933 al 1934, con la foto di ben sessantatré CR.32 in formazione impeccabile. Ma ci sono anche le foto della Guerra di Spagna, della campagna in Nord Africa (1940-1942), dell’asso tedesco Joachim Marseille (158 vittorie), che nell’agosto del ’42 pensò bene di provare uno dei Macchi 202 del 4°, scassandolo in atterraggio.
Il Friuli si ripropone però a ogni pagina, con sempre nuove testimonianze e immagini degli anni in cui il reparto fece ritorno sulla pista dov’era nato, così come nella giuliana Gorizia, dove i suoi uomini fra le altre attività provvidero all’addestramento dei piloti dei vari paesi che avevano acquistato caccia italiani.
Vale la pena di riportare le ultime righe della presentazione del volume, affidata al Generale di Squadra Aerea Enzo Vecciarelli, attualmente impegnato nel Segretariato Generale della Difesa/Direzione Nazionale degli Armamenti: “Le macchine attualmente in dotazione al reparto forniscono prestazioni assolute a premessa di potenziali vantaggi operativi, e ancor più oggi rispetto al passato moltissimo si continua a investire sull’uomo. L’elemento che ne fa la differenza, ne siamo certi, continua a essere l’uomo con il proprio bagaglio di competenze e qualità che riuscirà a sviluppare nel tempo (…). Risorse rese disponibili alla voce “Esercizio” del bilancio Difesa permettendo, ci permettiamo di chiosare.
Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli
Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.