Londra guarda alla Scandinavia e apre al ritorno della leva militare

 

 

Dopo i dati allarmanti sul calo degli arruolamenti nelle forze armate di Sua Maestà, riscontrato nell’ultimo anno e che ha non casualmente coinciso con l’allargarsi del conflitto in Ucraina in seguito all’intervento militare russo, a Londra si parla sempre più apertamente di ritorno alla leva militare obbligatoria.

Il servizio militare venne abrogato in Gran Bretagna nel 1960 con il passaggio a forze armate costituite interamente da professionisti volontari ma ad auspicare il ritorno della leva obbligatorio, pur in assenza per ora di una concreta proposta di legge, è stato il ministro della Difesa Ben Wallace (nella foto), ex ufficiale del British Army.

Il 29 marzo, durante un incontro con alcuni giornalisti a margine del summit con l’omologo svedese Pol Jonson, Wallace ha evocato il tradizionale modello della coscrizione obbligatoria adottato in Paesi relativamente poco popolati come quelli scandinavi.

“Credo che siamo tutti invidiosi delle riserve di cui dispongono sia la Svezia sia la Finlandia” in seno alle rispettive forze armate, evidenziando “l’importanza dei riservisti” di fronte alle esigenze degli eserciti moderni di potersi servire in caso di bisogno di “specialisti”.

Pur ammettendo la specificità dei modelli scandinavi e le differenze rispetto ad altri Paesi alleati, Wallace ha aggiunto che “penso dobbiamo tutti trarre lezione dall’Ucraina per lavorare sulla nostra resilienza, in parte legata alle riserve”. Per questo “mi piacerebbe avere un modello come quello” .

Il numero di reclute arruolate nelle forze armate del Regno Unito è diminuito di quasi il 25 per cento nel 2022 rispetto all’anno precedente.

I dati, tratti dalle statistiche trimestrali del personale militare, mostrano un calo di 3.570 (23,6%) unità dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 e le cifre rivelano che gli organici delle forze armate britanniche hanno visto una contrazione di 6.970 (3,5%) nello stesso periodo. Le statistiche mostrano anche un incremento del personale che ha lasciato l’uniforme nel Regno Unito, aumentato di 2.060 unità (14,6%).

Più di 14.000 uomini e donne hanno lasciato le forze armate del Regno Unito negli ultimi due anni ma se fino al 2021 l’esodo era soprattutto motivato da retribuzioni e prospettive di carriere offerti dal mercato civile del lavoro, il calo degli arruolamenti e l’incremento delle dimissioni nel 2022 sembrano dipendere anche dal conflitto in Ucraina e dalla consapevolezza (peraltro più volte citata dai vertici militari di Londra) della possibilità che le forze britanniche tornino a combattere in Europa o vengano coinvolte nella guerra alla Russia.

Ulteriori cali sono stati osservati nella forza della Riserva (Trained Future Reserves 2020), che è diminuita l’anno scorso di 1.350 (4,2%) mentre le persone che si sono arruolate sono diminuite di 1.810 (33,5%). Il calo degli arruolamenti e l’aumento dei dimissionari in concomitanza con la recrudescenza del conflitto in Ucraina potrebbe non essere un’esclusiva britannica ma sembra riguardare le forze armate di molti paesi occidentali.

L’ US Army nel 2022 ha mancato gli obiettivi fissati di reclutamento del 25 per cento pari a 15mila militari e la crisi di arruolamenti in tutte le forze armate statunitensi, attribuita a diverse cause (secondo i dati del Pentagono solo il 23 per cento dei giovani americani tra i 17 e i 24 anni ha le condizioni psico-fisiche per risultare arruolabile) è esplosa forse non casualmente nel 2022.

Anche in Germania sono stati espressi dubbi che possano essere raggiunti gli obiettivi di arruolamento di 203.000 militarti previsti tra il 2022 e il 2031 e anche per questo a Berlino si dibatte ormai apertamente di ripristinare il servizio di leva militare obbligatoria.

Foto UK MoD

 

 

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