La battaglia tra USV ucraini e la nave-spia russa nel Mar Nero – AGGIORNATO
La nave della Marina russa Ivan Khurs è stata attaccata all’alba di ieri da tre droni marini di superficie (Unmanned Surface Vehicle – USV) mentre si trovava in navigazione nel Mar Nero, Lo ha reso noto il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov, definendo l’attacco “ucraino” e conclusosi “senza successo”.
Secondo il portavoce, la Ivan Khurs è impiegata per garantire la sicurezza dei gasdotti Turkish Stream e Blue Stream “nella zona economica esclusiva della Repubblica di Turchia”. Konashekov ha spiegato che “tutte le barche nemiche sono state distrutte” e che la Ivan Khurs continua a svolgere i compiti assegnati.
Il video diffuso da Mosca sembra mostrare la distruzione del terzo drone marino, colpito a distanza non elevata dall’unità navale russa dal fuoco di una delle due postazioni (gestite da un singolo membro dell’equipaggio) della nave dotate di mitragliatrice pesante KPVT da 14,5 mm il cui tiro è efficace fino a circa due chilometri.
L’esplosione sembra indicare che l’USV fosse imbottito di esplosivo e avesse il compito di schiantarsi contro la fiancata della nave russa.
L’attacco è avvenuto a 140 chilometri a nord est dallo Stretto del Bosforo, quindi a est della Crimea e lontano dalle basi utilizzabili dagli ucraini per mettere in mare gli USV, situate nei dintorni di Odessa. Dopo la distruzione dei gasdotti del Baltico Nord Stream 1 e Nord Stream 2, il 26 settembre 2022, che erano stati costruiti da Gazprom, i russi hanno potenziato la sorveglianza sui gasdotti sottomarini che attraversano il Mar Nero diretti in Turchia.
Almeno un paio gli aspetti restano da chiarire. Occorre chiedersi se l’autonomia degli USV consentisse loro di percorrere la distanza che separa la costa ucraina dalla Ivan Khurs o se non si possa invece ipotizzare che siano stati messi in acqua da una nave-madre o da un sottomarino. Verifica che dipenderà anche dalla possibilità di individuare la tipologia specifica degli USV impiegati dagli ucraini, probabilmente ceduti dagli anglo-americani e già in passato impiegati per violare la base navale di Sebastopoli.
Non sembra quindi casuale che un attacco a così lungo raggio per un drone-kamikaze marino abbia coinciso con la presenza rilevata ieri sul Mar Nero di un aereo da ricognizione elettronica britannico RC-135W Rivet Joint scortato da una coppia di caccia Eurofighter Typhoon FGR4 e pure di un UAS strategico RQ-4B Global Hawk della Marina Statunitense anch’esso in volo sul Mar Nero dopo essere decollato dalla base siciliana di Sigonella USA come rilevato dal servizio Flightradar24.
Il Global Hawk, con un’autonomia di volo di circa 34 ore, ha attraversato lo spazio aereo di diversi Paesi europei a un’altitudine di 18.000 metri e si è diretto verso il Mar Nero. Altri UAS statunitensi, MQ-9 Reaper dell’aeronautica, operano sul Mar Nero decollando dalla base rumena di Ciampia Turzii.
Possibile quindi che l’operazione tesa ad affondare la nave russa prevedesse un coordinamento tra mezzi aerei e navali dove i primi fornivano rilevamenti elettronici, satellitari e forse disturbi per oscurare le difese russe a favore dei secondi che dovevano colpire la Khurs.
Il secondo aspetto che meriterebbe approfondimenti riguarda proprio la natura della missione e della nave Ivan Khurs, appartenente alla classe Yuri Ivanov (Progetto 18280) composta da queste due sole navi che costituiscono le più moderne unità navali per la raccolta di intelligence elettronica (SIGINT) della Marina Russa, realizzate tra il 2004 e il 2017 più altre due la cui realizzazione è stata posticipata dal 2020 e 2025.
Progettate dal JSC Central Design Bureau Iceberg, le due “navi-spia” sono dislocate presso la Flotta del Nord (Ivanov) e la Flotta del Mar Nero (Khurs). Si tratta di navi lunghe 96 metri, con 130 uomini di equipaggio (in gran parte personale dell’intelligence) che raggiungono le 4 mila tonnellate a pieno carico con un’autonomia di 8.000 miglia (13.000 km) a 16 nodi di velocità ma armate solo di armi leggere (le due mitragliatrici KPVT da 14,5 mm) e sei lanciatori del sistema missilistico terra-aria a breve raggio 9K38 Igla con missili 9M39.
La Khurs, che prende il nome dal vice-ammiraglio Ivan Khurs dell’intelligence navale della Marina sovietica – VMF), è in servizio dal 2018, ha dotazioni estremamente automatizzate ed equipaggiamenti in gran parte segreti che le consentono di svolgere missioni di raccolta dati, monitoraggio elettronico e forse anche di attacco elettronico.
Benché parte delle dotazioni siano segrete, la nave non risulta imbarcare sonar né capacità di sorveglianza e operazioni subacquee, caratteristiche compatibili con le unità navali normalmente adibite alla sorveglianza degli spazi marittimi attraversati dai gasdotti posati sul fondo.
Ultima Ora – In serata gli fonti ucraine hanno reso noto che un USV è riuscito a colpire la nave russa. Nessuna conferma è giunta in proposito e fonti russe hanno reso noto che il 26 maggio la Khurs è rientrata nel porto di Sebastopoli.
Il 27 maggio una fonte militare russa citata dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti ha riferito che “i droni marini con cui l’Ucraina ha attaccato la nave della Flotta russa Ivan Khurs erano di fabbricazione occidentale e sono stati lanciati da un centro operativo navale aperto con la partecipazione degli Stati Uniti a Ochakov, in Ucraina meridionale, controllato da Starlink.
Foto: Ministero Difesa Russo, Slavyangrad/Telegram, Andrey Brichevsky/KCHF.RU
Mappa AVIM (centro Studi Euroasiatici)
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.