Tensione in Kosovo: scontri tra manifestanti serbi e KFOR, feriti anche militari italiani
Sono 34 i militari della KFOR della NATO, tra ungheresi, moldavi e italiani, rimasti feriti negli scontri avvenuti oggi a Zvecan in Kosovo settentrionale, durante le proteste della popolazione kosovaro-serba. I militari, a quanto apprende l’Adnkronos, sono rimasti feriti dal lancio di molotov, con dentro chiodi, petardi e pietre. Tra i 34 feriti, 14 sono militari italiani, appartenenti al Nono Reggimento Alpini: nessuno è in pericolo di vita.
Nel tardo pomeriggio lo Stato Maggiore Difesa ha comunicato che “questo pomeriggio unità di KFOR sono state impiegate nel contenimento di violente manifestazioni nelle 4 municipalità del Nord del Kosovo. Durante il contrasto delle frange più attive della folla, diversi soldati del contingente italiano appartenenti al 9 reggimento Alpini l’Aquila, hanno riportato ferite da trauma e ustioni dovute all’esplosione di dispositivi incendiari.
Prontamente soccorsi dalle unità mediche di KFOR, sono attualmente sotto osservazione del personale sanitario che ne sta accertando le condizioni. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, segue l’evoluzione della situazione per il tramite del Comando Operativo di Vertice Interforze ed esprime vicinanza ai militari feriti e ai loro famigliari”.
L’escalation delle tensioni tra serbi e albanesi in Kosovo degli ultimi giorni ha indotto il presidente serbo Alexandar Vucic ad accusare il primo ministro kosovaro, Albin Kurti, di aver volutamente provocato gli scontri fra manifestanti serbi e forze della KFOR. Kurti “è l’unico responsabile”, vuole fomentare un conflitto fra i serbi e la NATO, ha detto Vucic in un discorso alla nazione, in cui ha affermato che 52 serbi sono rimasti feriti negli scontri di questo pomeriggio a Zvecan. Vucic ha detto che la Serbia farà di tutto per preservare la pace.
Il presidente serbo ha infine annunciato che al termine del discorso si sarebbe recato al confine per passare la notte con l’esercito che è stato dispiegato nei giorni scorsi ai confini del Kosovo. Uno schieramento attuato in concomitanza col montare delle violenze per monitorare la situazione e a scopo deterrente.
Vucic ha annunciato di aver convocato un incontro con gli ambasciatori di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia e Italia per discutere degli scontri avvenuti oggi in Kosovo settentrionale. In un discorso trasmesso dalla tv pubblica serba RTS, Vucic ha annunciato di aver messo in allerta le forze serbe, che i serbi non vogliono la guerra, ma “non permetteremo il pogrom del popolo serbo”.
Vucic ha annunciato anche che non andrà probabilmente domani a Bratislava, rimandando forse a dopodomani la visita. “Ancora una volta chiedo alla comunità internazionale di ragionare con Albin Kurti, non con annunci senza senso, dandogli tutto, ma di prendere misure: se non lo si farà, temo sarà troppo tardi per tutti noi”.
Vucic ha accusato Kurti di volere un “bagno di sangue” nella regione. Il leader di Belgrado ha inoltre invitato i serbi in Kosiovo, pur sapendo “come si sentono e quanto sia difficile per loro non entrare in conflitto con la NATO”, di non farlo “non perché io abbia paura o perché qualcuno di noi abbia paura, ma perché è quello che vuole di più Kurti”. Inoltre ha chiesto che le manifestazioni siano “pacifiche”, ma “se l’occupante albanese spara, allora la situazione sarà completamente diversa e questo l’ho comunicato a tutti nella NATO”.
L’esercito serbo resterà in stato di massima allerta fino a venerdì prossimo. ha detto oggi il ministro della Difesa Milos Vucevic, confermando la dislocazione di truppe lungo la linea di confine tra Serbia e Kosovo. “Tali unità sono pronte a espletare ogni compito e ordine che giunga dal comandante supremo delle Forze armate (il presidente Vucic, ndr), nella speranza che si trovi una soluzione politica”, ha detto Vucevic citato dai media.
Il ministro della Difesa ha al tempo stesso criticato la KFOR, la Forza Nato in Kosovo, che a suo dire prenderebbe le difese della polizia kosovara e degli ‘usurpatori della democrazia’ piuttosto che della popolazione serba.
Definendo inammissibile una situazione per cui dei sindaci e chiunque altro debbano recarsi al lavoro scortati da blindati e da agenti pesantemente armati, Vucevic ha detto che l’Esercito serbo è in costante contatto con KFOR, e che stamane il capo di stato maggiore, generale Milan Mojsilovic ha parlato con il comandante della KFOR, il generale italiano Angelo Michele Ristuccia che ha ribadito l’impegno della Forza della NATO a preservare la pace e a evitare scontri con la popolazione serba.
In serata il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha telefonato al presidente serbo Aleksandr Vucic e al primo ministro kosovaro Albin Kurti ribadendo con forza che ”ogni violenza e ogni provocazione deve cessare immediatamente”. E’ quanto riferisce una nota della Farnesina. Tajani, si legge, “segue con grave allarme gli ultimi sviluppi nel Nord del Kosovo e in particolare gli scontri che hanno coinvolto nel pomeriggio di oggi la Missione della Nato Kfor attaccata dai manifestanti nel comune di Zvecan”.
Tajani ha ribadito con forza che “ogni violenza e ogni provocazione deve cessare immediatamente: Kosovo e Serbia devono dare piena attuazione agli accordi che hanno sottoscritto grazie alla facilitazione dell’Unione Europea. La violenza è inaccettabile. L’Italia vuole contribuire a raggiungere in tempi molto brevi una soluzione sostenibile nel Nord del Kosovo.”
A Kurti , Tajani ha sottolineato con fermezza l’assoluta necessità che le autorità kosovare si astengano da ogni avventata azione unilaterale che possa presentarsi come provocazione e pregiudicare in maniera irresponsabile la sicurezza, offrendo altresì i buoni uffici dell’Italia per facilitare il dialogo tra Pristina e Belgrado.
Allo stesso tempo ha esortato Vucic affinché la Repubblica Serba eserciti immediatamente tutta la sua influenza sulle popolazioni coinvolte in questi giorni nei disordini. Tajani ha ribadito a entrambi la disponibilità dell’Italia a essere sempre più presente nei Balcani Occidentali, anche in funzione di ponte tra la regione e il resto dell’Europa.
Il 26 maggio il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva annunciato che gli Stati Uniti “condannano con forza” le azioni del governo del Kosovo per accedere “con la forza” negli edifici municipali nel nord del Paese. Sono azioni attuate “contro” i consigli degli Stati Uniti e dei partner europei del Kosovo.
Queste azioni “non necessarie”, prosegue Blinken, hanno aumentato le tensioni, “compromettono i nostri sforzi” per la normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia e “avranno delle conseguenze sulle nostre relazioni bilaterali” aveva detto Blinken lanciando un appello alla moderazione al premier Albin Kurti e a “tutte le parti” per evitare una ulteriore escalation.
Foto Tanjug
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