Il punto dopo due settimane di controffensiva ucraina (AGGIORNATO)
- Gli ucraini continuano a premere ma non sfondano a Zaporizhia e Sud Donetsk
- I russi si difendono e contrattaccano pere riprendere gli avamposti perduti
- Le criticità delle forze ucraine
- Carri israeliani Merkava per l’esercito ucraino?
- Vincere per negoziare?
- Perché Putin svela ora il piano di pace respinto da Kiev nel marzo 2022?
(aggiornato alle 23,55)
Dure e sanguinose battaglie si susseguono da ormai due settimane lungo quasi tutti i fronti ucraini dove lo sforzo maggiore messo in campo dalle truppe di Kiev si concentra nelle pianure della regione di Zaporizhia e l’area meridionale della regione di Donetsk.
Poche le informazioni fornite da fonti ucraine, segno inequivocabile che la controffensiva non sta ottenendo i risultati sperati e soprattutto non è ancora riuscita a scalfire le munite linee difensive russe. Indicativo in tal senso anche il silenzio di molti grandi media europei e italiani (già distintisi per avere sostanzialmente ignorato o quasi la caduta di Bakhmut in mani russe), in buona parte ridotti a sterile strumento passivo della propaganda ucraina.
Le notizie dai campi di battaglia giungono per lo più dai canali Telegram, in particolare quelli militari russi (spesso poco indulgenti nei confronti degli errori e delle carenze delle forze di Mosca) le cui informazioni non possono venire confermate o smentite da fonti indipendenti. Nella tanto attesa e pubblicizzata controffensiva gli stessi commentatori russi riconoscono però che gli ucraini attaccano con grande coraggio nonostante le forti perdite.
Le reazioni scomposte a Kiev determinate da servizi televisivi e reportage che fotografano le difficoltà delle truppe di Kiev a guadagnare terreno sembrano confermare un nervosismo che offre la misura della posta in gioco in questa fase del conflitto.
La mattina del 19 giugno il vice ministro della Difesa ucraino Hanna Maliar, ha reso noto che dall’inizio della controffensiva le forze ucraine hanno riconquistato 8 centri abitati e 113 chilometri quadrati di territorio in precedenza occupati dai russi. Nel conto il vice ministro ha incluso anche il villaggio villaggio di Pyatykhatky sul fronte meridionale di Zaporizhia, conquistato e poi perduto dagli ucraini il 18 giugno.
Tenuto conto che gli ucraini hanno attaccato su tutti i fronti, escluso quello lungo il fiume Dnepr che divide in due la regine di Kherson, si tratta di progressi più che modesti, pari complessivamente a meno della superficie del comune di Rimini (136 kmq).
Battaglie feroci
I report sulle battaglie in atto confermano che scontri feroci e sanguinosi sono in atto lungo la linea degli avamposti russi che anticipano le fortificazioni della prima linea: la cosiddetta “terra di nessuno” o “zona grigia”.
Si combatte tra i campi minati e gli avamposti costituiti in piccoli centri abitati che continuano a passare di mano dopo battaglie ravvicinate in cui la superiorità russa nel supporto aereo e nell’artiglieria ha avuto finora un ruolo rilevante nel respingere gli ucraini dalle postazioni conquistate con assalti condotti da fanterie e mezzi corazzati. Kiev potrebbe mettere in campo presto anche i 14 tank britannici Challenger, avvistati per la prima volta vicino al fronte.
Il 17 giugno il viceministro della difesa ucraino Hanna Maliar (nella foto sotto) ha riferito di “successi tattici” nella controffensiva. “Praticamente in tutti i settori dove le nostre unità stanno attaccando nel sud, hanno registrato successi tattici. Stanno gradualmente andando avanti – ha detto -. Al momento, l’avanzamento è fino a 2 chilometri in ciascuna direzione. Le forze ucraine intorno alla città devastata di Bakhmut, catturata dalla Russia il mese scorso, stavano cercando di respingere le forze russe fuori dalla periferia della città.
La sera del 17 giugno il presidente Volodymyr Zelenskiy ha elogiato gli sviluppi affermando che “ogni soldato, ogni nuovo passo che facciamo, ogni metro di terra ucraina liberata dal nemico è della massima importanza”.
La sera successiva ha invece dichiarato riguardo alla controffensiva in atto che “i nostri militari stanno procedendo: posizione per posizione, passo dopo passo La Russia perderà i territori occupati”.
Nelle ultime 24 ore sul fronte di Zaporizhia sono entrati in azione reparti corazzati russi per respingere l’assalto ucraino nel settore di Orekhov sul quale le truppe di Kiev tentano di sfondare fin dal 4 giugno.
Respinte con la perdita di alcuni tank, le forze ucraine si sono riorganizzate reiterando gli attacchi anche con la copertura di cortine fumogene nel tentativo di sfuggire ai missili anticarro impiegati abbondantemente dalle postazioni difensive russe e al fuoco degli elicotteri d’attacco russi decollati dall’aeroporto di Berdyansk (sul Mare d’Azov), dove alla trentina di velivoli presenti se ne sarebbe aggiunta un’altra ventina tra Mi-35, KA-52 e Mi-28 da attacco.
L’attacco ucraino ha investito per l’ennesima volta la notte del 17 giugno il settore di Orekhov e soprattutto i villaggi di Malaya Tokmachka, Novodanilovka e Rabotino: gli attaccanti hanno subito ingenti perdite in truppe e veicoli corazzati inclusi diversi M-2 Bradley secondo fonti russe e personale ma hanno strappato ai russi della 42a Divisione motorizzata della Guardia (291° e 70° reggimento) postazioni e trincee nell’area di Uspenovskaya Balka, sulla linea Rabotino-Verbovoye.
All’alba i russi hanno neutralizzato un reparto esplorante ella 65a brigata. Ucraina e nella mattinata hanno contrattaccato riprendendo le postazioni perdute dal 291° reggimento con il supporto della 417a brigata artiglieria e della 22a Forze Speciali.
Il bollettino pomeridiano del ministero della Difesa russo riferiva il 18 giugno di aver respinto il nemico: “Un massimo di tre gruppi tattici di battaglione, rinforzati con carri armati e veicoli corazzati da combattimento, sotto una copertura fumogena ha effettuato tentativi offensivi senza successo in diverse ondate vicino a Novopokrovka, Novodanilovka e Malaya Tokmachka.
Inoltre, a seguito di bombardamento di quattro convogli di riserve ucraine vicino a Malaya Tokmachka 9 carri armati, 10 veicoli da combattimento di fanteria e fino a 10 altri veicoli corazzati da combattimento sono stati distrutti. Sul fronte di Zaporizhia le perdite sono state di oltre 200 militari ucraini, 33 carri armati, 30 veicoli da combattimento di fanteria e 35 veicoli corazzati da combattimento”.
Ucraini all’attacco anche nell’altro settore caldo, il cosiddetto “Saliente di Vremevsky”, dove le forze di Kiev hanno attaccato di nuovo il villaggio di Novodonetsky impiegando anche droni.
Mosca ha fatto sapere che “a seguito di azioni decisive delle truppe, dell’aviazione e dell’artiglieria russe, quattro attacchi nemici con un gruppo tattico di battaglione sono stati respinti dalle forze russe vicino a Novodonetsky, Rovnopol (Repubblica popolare di Donetsk) e Novodovarovka (regione di Zaporozhia).
Le perdite ucraine ammontano in questo settore a 380 militari ucraini, 35 carri armati, 33 veicoli da combattimento di fanteria, inclusi due veicoli Bradley, nonché 38 veicoli corazzati da combattimento, tra cui il veicolo corazzato Striker, nonché un obice D-20”.
La battaglia più feroce negli ultimi due giorni si è combattuta probabilmente nel villaggio di Pyatikhatki nel settore più occidentale del fronte di Zaporizhia dove le linee di difesa russe terminano sulle rive del bacino del Dnepr (a sinistra nella mappa qui sotto).
Sempre secondo fonti russe, al prezzo di centinaia di caduti gli ucraini hanno assunto il controllo operativo la mattina del 18 giugno del villaggio di Pyatikhatki facendovi affluire rinforzi e mezzi corazzati e trincerandosi su posizioni a semicerchio per resistere al prevedibile contrattacco russo anticipato da un pesante fuoco di artiglieria.
Due settimane di furiose battaglie in questo settore hanno sempre visto i russi contrattaccare per riprendere gli avamposti perduti. Una tattica favorita dalla superiorità aerea e di artiglieria che impedisce al nemico di investire le linee difensive più munite e di consolidarsi nelle aree in cui ha messo piede.
L’afflusso di molte riserve della 128a e 7a brigata verso Pyatikhatki aveva lo scopo di rafforzare il controllo del villaggio che consentirebbe agli ucraini di attaccare Zherebyanka, postazione necessaria per minacciare Vasilievka attraverso le linee di difesa russe puntando sulla strada per Melitopol.
Nel pomeriggio il contrattacco russo sembra aver avuto successo soprattutto grazie all’impiego di salve di lanciarazzi campali TOS-1A (nella foto d’apertura) che avrebbero impiegato anche cariche termobariche per distruggere gran parte delle forze ucraine concentrate nel villaggio inducendo il nemico a ritirarsi da Pyatikhatki sotto il fuoco dell’artiglieria russa che cerca di colpire le riserve fatte affluire dal nemico per limitare le future capacità offensive ucraine.
Nella serata del 18 giugno le stesse fonti russe segnalavano il concentramento di nuove forze ucraine presumibilmente in vista di un nuovo attacco al villaggio che ha preso il via alle prime luci del giorno e che secondo il ministero della Difesa ucraino avrebbe permesso di riprendere Pyatikhatki.
I blogger russi hanno riferito nella tarda mattina del 19 giugno che le forze ucraine hanno preso la prima linea di trincee con un rapido attacco nella zona di Zherebyanka dove i russi starebbero contrattaccando col supporto di artiglieria ed elicotteri d’attacco.
Nella serata del 19 giugno canali Telegram militari russi hanno reso noto che le truppe del 429° Reggimento della 19a Divisione (basata in Osserzia) avevano contrattaccato con successo mettendo in fuga la 128a brigata da montagna ucraina da Pyatikhatki, piccolo villaggio ormai devastato da giorni di battaglie furiose situato in una piana circondata da alture controllate da diversi reparti russi della 19a Divisione, delle forze aerotrasportate (VDV) e del Battaglione Sudoplatov composto da volontari arruolati nella rporzione della regione di Zaporizhia controllata dai russi.
Il portavoce del gruppo di forze ucraino Tavrisk, il capitano Valeriy Shershen, ha dichiarato che le forze russe continuano a contrattaccare e che le forze ucraine hanno “molto lavoro” mentre il sindaco ucraino di Melitopol (città amministrata dai russi) Ivan Fedorov ha riferito che i russi continuano a trasferire personale e attrezzature militari pesanti dalla regione di Kherson a quella di Zaporizhia attraverso Melitopol.
Anche il bollettino quotidiano di Londra attribuito ai servizi d’intelligence britannici riferisce oggi che “la Russia ha probabilmente iniziato a trasferire elementi del suo Gruppo di Forze Dnepr (DGF) dalla sponda orientale del fiume Dnipro per rafforzare i settori di Zaporizhzhia e Bakhmut”. Operazione che “coinvolge potenzialmente diverse migliaia di truppe della 49esima armata, compresa la 34esima brigata motorizzata separata, nonchè le forze aviotrasportate (VDV) e le unità di fanteria di Marina”.
Secondo il bollettino britannico “il ridispiegamento della DGF riflette probabilmente la percezione della Russia che un grande attacco ucraino attraverso il Dnepr sia ora meno probabile dopo il crollo della diga di Kakhovka e le conseguenti inondazioni”.
I fronti di Donetsk e Luhansk
Sui fronti del Donbass si registrano attacchi ucraini più limitati dopo i progressi fatti nei giorni scorsi dalle truppe di Kiev ai fianchi della città di Bakhmut (nella mappa qui sotto) mentre i russi cercano di colpire con artiglieria e forze aeree i concentramenti di forze nemiche per impedire loro di raggrupparsi.
Il bollettino russo del pomeriggio del 18 giugno riferisce di attacchi ucraini respinti vicino a Kirovo, Pervomayskoye, Krasnogorovka, Nevelskoye e Maryinka con attacchi aerei che hanno colpito le brigate ucraine 79a d’assalto aviotrasportata, 110a meccanizzata e 129a territoriale vicino a Novgorodskoye, Avdiivka e Pobeda .
Più a nord, in direzione di Kupyansk, gli attacchi aerei e di artiglieria del Raggruppamento Zapad, hanno colpito truppe e mezzi ucraini a Figalyovka, Masyutovka, Kislovka, Timkovka (regione di Kharkov) e Stelmakhovka (Repubblica popolare di Lugansk).
Azioni di due gruppi ucraini di sabotaggio e ricognizione sono state soppresse vicino a Berestovoye (regione di Kharkov) e Novosyolovka (Repubblica popolare di Lugansk) mentre nel settore di Krasny Liman, l’aviazione e l’artiglieria del Raggruppamento Centro hanno colpito unità nemiche vicino a Nevskoye, Chervonopopovka, Kuzmino, (Repubblica popolare di Lugansk), Serebyanka (Repubblica popolare di Donetsk). Maggiori dettagli nel report del ministero della Difesa russo.
Invece il report dello stato maggiore ucraino riferisce, senza dettagli sulle operazioni in corso, che nelle ultime 24 ore i russi hanno registrato oltre 650 caduti (220 mila dal 24 febbraio 2022), 7 carri armati (3.984), 23 veicoli corazzati da combattimento (7.729) e 13 pezzi d’artiglieria (3.847) e di aver abbattuto 2 elicotteri russi.
L’Institute for the Study of the War riporta che le forze ucraine hanno compiuto progressi limitati a sud di Kreminna mentre ad Avdiivka, città a sud di Bakhmut che i russi cercano da mesi di circondare ed espugnare, il capo dell’amministrazione militare della città, Vitaliy Barabash ha riferito che le truppe di Kiev sono avanzate per più di un chilometro a nord del centro urbano nelle ultime due settimane.
Fonti russe invece riferiscono che nel settore di Avdiivka l’esercito russo ha attaccato vicino al villaggio di Stepnoye avanzando con il supporto dell’aviazione nei sobborghi a sud -ovest di Avdiivka. mentre a Marinka (cittadina in buona parte conquistata dai russi) continuano feroci combattimenti.
Nel pomeriggio del 19 giugno fonti russe non ufficiali riferiscono che le forze di Mosca hanno contrattaccato nel settore di Kupyansk imponendo agli ucraini di ritirarsi fino alla periferia della città mentre ulteriori vengono segnalati su tre direttrici più a sud, nel settore di Lyman, dove l’artiglieria e gli aerei russi hanno prima interrotto le manovre offensive ucraine e poi supportato il contrattacco delle truppe.
Benchè i russi continuino a ritenere gli sforzi ucraini sui fronti del Donbass solo un diversivo rispetto al fronte Zaporizhia/Sud Donetsk, non si può al momento escludere l’ipotesi che Kiev possa cercare proprio nel Donbass un successo eclatante dopo aver imposto ai russi di dirottare ingenti riserve a difendere i fronti a sud ovest.
Considerazioni
I falliti tentativi di sfondare le linee russe sembrano indicare dopo due settimane un possibile flop della controffensiva ucraina. Scatenata con forze poco addestrate, spesso prive di ufficiali esperti, sembra finora infrangersi contro le ben strutturate linee difensive russe che schierano ampie forze mobili per rapidi contrattacchi.
Ondate di truppe sacrificate per pochi chilometri di territorio, come accadde a Bakhmut e Soledar in operazioni difensive combattute in netto svantaggio tattico. E’ possibile che gli ucraini abbiano ancora molte forze di riserva da buttare nella mischia sperando di trovare una breccia nelle difese russe ma dopo due settimane il bilancio provvisorio è certamente negativo per Kiev che sperava di giungere al Vertice NATO di Vilnius di luglio con un bottino consistente di riconquiste territoriali.
Blogger russi con evidenti contatti in prima linea riferiscono di molti reparti ucraini che rifiutano di attaccare senza copertura aerea o che si arrendono, come mostrano diversi video in circolazione su Telegram cui non è possibile attribuire credibilità certa.
Commentatori russi segnalano la resa di interi plotoni di diverse brigate ucraine inclusa la 35a Marines a causa dei metodi brutali adottati dai comandi per imporre avanzate nonostante enormi perdite.
Dall’altro lato della barricata, in un’intervista del Wall Street Journal prigionieri di guerra russi hanno rivelato invece problemi di morale e di comando tra le unità russe in prima linea e l’impiego di unità di “barrier forces”, adibite a sparare ai soldati che si riturano di fronte al nemico.
Il WSJ cita le dichiarazioni di tre prigionieri di guerra russi non identificati che si sono arresi volontariamente alle forze ucraine durante le operazioni vicino a Velyka Novosilka, al confine amministrativo tra gli oblast di Donetsk e Zaporizhia. I prigionieri di guerra hanno riferito di un diffuso timore di una controffensiva ucraina tra le forze russe in prima linea aggiungendo che il comando russo considera sacrificabili i coscritti e le reclute penali, che gli ufficiali russi ordinano ai feriti di tornare in prima linea. I prigionieri di guerra hanno espresso preoccupazione per il ritorno in Russia attraverso i frequenti scambi di prigionieri a causa delle leggi che vietano la resa volontaria al nemico.
Difficile in questi casi distinguere, su ambo i lati della barricata, la realtà dalla propaganda. Di fronte alla costante pressione delle truppe di Kiev alcuni reparti russi potrebbero cedere così come, in assenza di successi sul campo e di fronte a elevate perdite diversai reparti ucraini potrebbero sbandare, disertare o arrendersi.
Va tenuto conto che anche tra i vertici politici e militari ucraini da mesi si dibatte sulla bontà della strategia imposta dal presidente Volodymyr Zelensky di sacrificare tante truppe e mezzi, prima nella difesa ad oltranza di Bakhmut e ora in una controffensiva che è stata finora scatenata esattamente dove e quando i russi se la aspettavano.
Non a caso, come riporta oggi il bollettino dell’ISW citando fonti dell’intelligence estone del 16 giugno, le forze ucraine potrebbero sospendere temporaneamente le operazioni di controffensiva per rivalutare le loro tattiche per operazioni future anche se in realtà negli ultimi due giorni gli ucraini hanno reiterato con forza gli attacchi.
L’ISW, centro studi statunitense apertamente schierato con Kiev, ritiene che l’Ucraina non abbia ancora impegnato la maggior parte delle sue forze disponibili e non ha ancora lanciato il suo sforzo principale nella controffensiva considerando che “le pause operative sono una caratteristica comune delle grandi imprese offensive e questa pausa non significa la fine della controffensiva”.
L’incapacità di bonificare i campi minati russi, l’insufficiente supporto dell’artiglieria e l’assenza di copertura aerea rischiano di trasformare in un suicidio la controffensiva ucraina, già paragonata da alcuni osservatori russi a quella tedesca di Kursk del 1943, con alcune curiose foto che abbinano i carri Tiger tedeschi messi fuori combattimento a quell’epoca con i Leopard 2 danneggiati in questi giorni (nella foto a lato) .
In assenza di rapide penetrazioni nelle difese russe e se si confermeranno fondate le voci di sbandamento delle forze ucraine (a quanto pare raccontate anche da molti prigionieri arresisi ai russi), la controffensiva potrebbe presto rallentare per esaurimento di truppe, armi, mezzi, munizioni, ricambi.
Non va dimenticato poi lo “scontro di vedute” tra Zelensky e il capo di stato maggiore Difesa, generale Valery Zaluzhny, secondo alcune fonti restio a sacrificare le migliori brigate di veterani in battaglie “tritacarne” senza senso.
Prima considerato gravemente ferito da un bombardamento russo (notizia smentita da Kiev), Zaluzhny non parla da settimane e il suo silenzio, soprattutto dall’inizio della controffensiva, appare assordante considerata la popolarità dell’ufficiale presso i soldati.
Inoltre il capo dell’agenzia d’intelligence del ministero della Difesa ucraino (GUR), Kirill Budanov (nella foto sotto), sarebbe in coma in un ospedale di Berlino o sarebbe addirittura morto secondo indiscrezioni ha smentite da Kiev.
L’agenzia di stampa russa RIA Novosti aveva riferito che Budanov è stato ricoverato in ospedale in Germania dopo un attacco missilistico al quartier generale del GUR a Kiev il 29 maggio. Mosca ritiene Budanov responsabile della pianificazione degli attacchi nelle regioni russe di confine, nonché di azioni di “killeraggio” di cittadini russi.
Carri Merkava per l’esercito ucraino?
Il flop (per ora) della controffensiva sembra indurre l’Occidente a fornire nuovi mezzi e armi all’Ucraina.
Indiscrezioni riferiscono che Israele potrebbe cedere a intermediari o agli Stati Uniti 200/300 carri armati Merkava 2 e 3 non ammodernati da destinare a due nazioni europee che potrebbero essere Polonia e Ucraina secondo quanto riportato prima dal dal quotidiano Yediot Ahronot e poi dal sito israeliano Walla News. La Polonia potrebbe curare l’ammodernamento dei tank prima di fornirli a Kiev.
Il ministero della Difesa israeliano ha però smentito le notizie sull’invio di carri armati Merkava per le esigenze delle forze armate ucraine. “Le notizie sul trasferimento di carri armati israeliani in Ucraina sono false. A causa della guerra in Europa, diversi Paesi hanno espresso interesse ad acquisire carri armati Merkava dalle riserve dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane). Le discussioni non hanno ancora portato a un accordo e sono in attesa di approvazione da parte del Ministero della Difesa, nonché dei Paesi interessati”, ha affermato il ministero.
Il capo del dipartimento delle esportazioni della difesa del ministero della Difesa israeliano, il generale di brigata Yair Kulas, ha confermato in un’intervista a Kalkalist che Gerusalemme sta negoziando la vendita di carri armati Merkava a due Stati, uno dei quali è in Europa.
Danimarca e Paesi Bassi hanno finanziato l’acquisto di 14 carri armati Leopard 2 che saranno forniti all’Ucraina da Rheinmetall, ha riportato il 15 giugno il quotidiano tedesco Handelsblatt citando fonti della NATO. “I primi di questi carri armati dovrebbero essere consegnati alle forze armate ucraine nel gennaio del prossimo anno”.
La Germania fornirà invece 64 missili guidati per sistemi di difesa aerea di tipo Patriot che saranno consegnati immediatamente, come ha reso noto il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius.
Il ministro della Difesa spagnolo, Margarita Robles, ha annunciato la prossima spedizione all’Ucraina di 20 veicoli ruotati TOA, dei 4 carri armati Leopard 2A4 in riparazione e di un ospedale militare da campo Role 2 Plus.
Robles ha inoltre dichiarato che la Spagna è pronta a porre il veto al Piano d’azione per la produzione di munizioni per l’esclusione delle imprese del settore iberiche dalla lista dei fornitori europei e nordamericani riunitisi in ambito NATO.
Robles, ha chiesto più tempo per esaminare questo piano e non darà il via libera “finche’ non sarà riconsiderato” per ascoltare le aziende spagnole. Il ministro spagnolo non partecipato ai colloqui con i rappresentanti dell’industria della difesa europea e nordamericana per lavorare sui piani di produzione accelerata di armi e munizioni: una lista di 25 aziende invitate ma nessuna spagnola.
“In un momento come questo, in cui l’industria della difesa è così importante da tutti i punti di vista, non solo per preservare la pace, ma anche in termini di innovazione, tecnologia, creazione di posti di lavoro, è chiaro che la Spagna deve essere presente. Qualche azienda spagnola deve essere rappresentata”, ha aggiunto Robles a Bruxelles.
L’accordo di pace “nella pattumiera della Storia”
Sul piano politico il 16 giugno Zelensky ha detto ai leader africani in visita a Kiev per proporre un piano di pace che rifiuta l’idea di colloqui con Mosca, sottolineando che in questo momento avrebbero solamente l’effetto di congelare la guerra.
“Oggi, ho detto chiaramente più volte durante il nostro incontro: consentire qualsiasi negoziato con la Russia ora, mentre l’occupante è sulla nostra terra significa congelare la guerra, congelare tutto: dolore e sofferenza. Abbiamo bisogno di una vera pace e, quindi, di un vero ritiro delle truppe russe da tutta la nostra terra indipendente”.
Il giorno successivo, a Mosca, alla stessa delegazione africana il presidente russo Vladimir Putin ha invece mostrato la bozza di accordo, concordata con Kiev grazie alla mediazione della Turchia a fine marzo del 20122, dopo un mese di guerra.
“Poteva garantire la sicurezza dell’Ucraina” ha detto Putin mostrando per la prima volta questi documenti che erano stati anticipati da Ankara che all’epoca rivelò un piano già in atto con l’inizio del ritiro russo dai dintorni di Kiev.
“Il progetto di trattato è stato siglato dal capo del gruppo negoziale di Kiev. Ha messo la sua firma lì. Eccolo. Si chiama proprio così: il Trattato sulla neutralità permanente e le garanzie di sicurezza dell’Ucraina. Diciotto articoli.” Ha detto Putin aggiungendo che l’accordo conteneva tutti i dettagli fino alla consistenza delle forze armate dell’Ucraina neutrale.
“Come promesso, abbiamo ritirato le truppe da Kiev ma le autorità ucraine hanno gettato tutto nella pattumiera della Storia”.
Subito dopo l’accordo preannunciato da Ankara emerse la strage di Bucha e Londra e Washington affermarono che la guerra doveva continuare perché avrebbe logorato la Russia. Col senno di poi, non solo la Russia…..
Interessante poi valutare le ragioni che possono aver indotto Putin a mostrare oggi la bozza del trattato di pace naufragato l’anno scorso per le pressioni degli anglo-americani su Kiev.
Al di là dei rivolti propagandistici non si può escludere che l’iniziativa di Putin vada messa in relazione con quanto dichiarato il 13 giugno dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, prima del colloquio con Joe Biden a Washington.
Parlando della controffensiva ucraina, Stoltenberg ha dichiarato che “il sostegno che stiamo fornendo insieme all’Ucraina sta facendo la differenza proprio mentre parliamo perché l’offensiva è iniziata e gli ucraini stanno facendo progressi. Sono ancora i primi giorni ma quello che sappiamo è che più territorio l’Ucraina potrà liberare, più forte sarà la sua posizione al tavolo negoziale”.
Di fatto il segretario generale della NATO (che potrebbe ricevere la proroga di un anno al suo incarico, in scadenza il 30 settembre, a causa del conflitto in corso e soprattutto per le divergenze tra gli alleati circa il suo successore) sembra quindi sconfessare o considerare poco credibile l’obiettivo dichiarato a più riprese da Kiev di riconquistare tutti i territori in mano ai russi (Crimea inclusa) ma scommette su un successo limitato ucraino utile ad affrontare meglio negoziati con la Russia.
Se questa ipotesi dovesse rivelarsi concreta tutto dipenderà da quale prezzo dovranno pagare i militari ucraini per rafforzare la posizione di Kiev a un eventuale tavolo negoziale.
Foto: Ministero Difesa Ucraino, Ministero Difesa Russo, RvVoenkor, ISW, Rybar, Telegram
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.