Pontecorvo (Leonardo): “l’Europa non può più godere dei dividendi della pace”
“L’Europa nel suo complesso si può permettere di destinare quasi il 50% del PIL alla spesa sociale perché ci sono altri che spendono per la propria sicurezza e difesa. Vale a dire, gli Stati Uniti. Oggi questo è un ‘lusso’ non più sostenibile, almeno non negli stessi termini”.
Lo ha detto il presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, nel suo intervento alla Conferenza internazionale, ‘The future of the West in a fragmented world’, organizzata il 10 luglio da Aspen Institute Italia in cooperazione con The Aspen Institute e l’American Chamber of Commerce in Italy, in corso all’Ambasciata d’Italia a Washington.
Secondo un report dell’Istituto internazionale Studi Strategici, ha sottolineato Pontecorvo, gli Usa hanno spese militari pari al 3,5% del proprio Pil e coprono quasi il 40% della spesa globale. La Francia è al sesto posto, l’Italia al dodicesimo.
Se vediamo la stessa graduatoria per la spesa sociale, rileva il presidente di Leonardo, “la graduatoria si inverte. Il Paese a spendere di più in rapporto al Pil è la Francia. Al quarto posto c’è l’Italia. E gli Stati Uniti arrivano al 21esimo posto, preceduti da tutti Paesi che aderiscono alla Nato”.
“Per tre decenni, dopo la fine della Guerra fredda, il Vecchio continente ha potuto godere dei dividendi della pace, dedicando le risorse della difesa risparmiate al rafforzamento del welfare.
“Oggi ha detto Pontecorvo – questo è un ‘lusso’ non più sostenibile, almeno non negli stessi termini. Solo lo scorso anno l’Europa ha speso per la Difesa 320 miliardi di euro, il dato più alto dai tempi della Guerra Fredda”. Prima dello scoppio della guerra in Ucraina, ha rilevato Pontecorvo, Mckinsey stimava che entro il 2026 le spese per la difesa europea avrebbero dovuto crescere di circa il 14%.
“Oggi quelle stesse stime parlano di una crescita che oscilla tra il 53% e il 65%”. Per il presidente di Leonardo, “se l’Europa vorrà essere un attore realmente operativo per la sicurezza deve prima di tutto introdurre una riforma dei propri livelli decisionali”. Ad esempio, ha ipotizzato Pontecorvo, “un rafforzamento e potenziamento dell’Agenzia della Difesa europea”.
Ma è forse necessario anche “fare di più”, perché la crisi Ucraina sta offrendo “l’occasione di una riflessione più profonda a livello europeo. Un vero e proprio salto di qualità”.
Prendendo ad esempio il varo degli Eurobond per finanziare il Next Generation Eu, un’iniziativa “lodevole” alla quale Bruxelles è però arrivata “con 20 anni di ritardo”, per Pontecorvo è necessario un “salto di qualità delle policy europee anche per la Difesa. Il sistema di Sicurezza europeo ha bisogno di importanti investimenti nel prossimo futuro”, ha affermato Pontecorvo, ma “non si possono aspettare vent’anni per finanziare gli investimenti con l’emissione di Eurobond. Servono subito. La Difesa ha tempi di reazione rapidi”.
Per Pontecorvo con l’adesione della Finlandia i confini terrestri della NATO si allungano di ulteriori 1.300 chilometri e, se consideriamo anche l’Ucraina, si arriva ad un totale di più di 4.500 chilometri. “Una linea di fronte decisamente più estesa di quella che, durante la Guerra fredda, divideva i Paesi occidentali da quelli del Patto di Varsavia. Nella sostanza, uno degli effetti (diciamo geografici) della guerra in Ucraina è che non esistono più stati cuscinetto, capaci di compensare le tensioni con la Russia”.
La guerra in Ucraina “sta dimostrando che fattori come la difesa aerea, l’artiglieria, i carri armati continuano ad avere il loro peso. Un drammatico bagno di realtà che impone un ripensamento della dottrina della difesa europea e NATO concepita e condivisa a livello Ue prima della guerra in Ucraina”.
Pontecorvo ha quindi sottolineato “la necessità di avviare una rapida trasformazione non solo delle policy, ma anche dei processi produttivi dell’industria della difesa: per operare questo passaggio è necessario il supporto di tutti gli attori coinvolti nel processo con un’ottica di sistema”.
IL presidente di Leonardo valuta che “solo su queste basi si potrà procedere all’ulteriore rafforzamento della relazione transatlantica”. Vale a dire, “una partnership tra pari, basata sul mutuo riconoscimento delle eccellenze, anche industriali, presenti sui due lati dell’oceano, e capace di affrontare le sfide di uno scenario internazionale più instabile e insicuro”, ha concluso il presidente di Leonardo.
(con fonti ANSA e LaPresse)
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