Falcon Shield: si consolida l’intesa militare tra Cina ed Emirati Arabi Uniti

 

Il 1° agosto il ministero della Difesa cinese ha annunciato che nei prossimi giorni si terranno le prime esercitazioni congiunte tra le forze aeree della Cina e degli Emirati Arabi Uniti. L’esercitazione “Falcon Shield”, si terrà nelle basi e nei cieli della regione autonoma cinese dello Xinjiang, la stessa in cui Pechino attua da tempo la repressione del movimento indipendentista islamico uighuro.

Non è nota la durata delle esercitazioni né le tematiche operative che verranno sviluppate né la tipologia di velivoli emiratini che verranno rischierati in territorio cinese ma è presumibile che i cinesi abbiano interesse a misurarsi nelle simulazioni addestrative con i Mirage 2000 (destinati a venire in futuro rimpiazzati dai Dassault Rafale che verranno ceduti ad Egitto e Marocco) e gli F-16E/F Block 60 “Desert Falcon” delle forze aeree degli Emirati Arabi Uniti per approfondire la conoscenza con caratteristiche e prestazioni di questi velivoli da combattimento che, non a caso, equipaggiano anche le forze aeree di Taiwan.

Rilevante anche il significato politico-strategico di questa esercitazione soprattutto dopo gli accordi, mediati da Pechino, che hanno portato alla distensione tra le monarchie sunnite del Golfo (EAU e Arabia Saudita in testa) e l’Iran.

Un’intesa accolta con freddezza negli Stati Uniti che con l’amministrazione Biden avevano negato la vendita ad Abu Dhabi dei velivoli da combattimento F-35 (autorizzata invece dalla precedente amministrazione guidata da Donald Trump) a causa degli stretti rapporti commerciali e infrastrutturali tra la nazione araba e la Cina che ha realizzato anche la rete di comunicazioni 5G negli EAU.

Benché gli Stati Uniti mantengano basi militari nella nazione araba e la cooperazione militare bilaterale continui, Falcon Shield rappresenta un elemento di rottura nello schema delle alleanze riscontrato finora nella regione del Golfo.

Fu Qianshao, esperto aeronautico sentito dal giornale cinese Global Times, sostiene che Pechino punta a “rafforzare la cooperazione con i paesi della regione, rispettando il loro sviluppo indipendente e contribuendo a salvaguardare la pace e la stabilità regionali”.

Emiratini e sauditi stanno sviluppando una politica di Difesa& Sicurezza sempre più autonoma dall’Occidente e dagli USA che guarda con favore a intese con Russia e Cina sul piano commerciale, energetico e militare.

Inoltre l’avvio di esercitazioni congiunte con gli EAU in territorio cinese prevede quasi sicuramente che altre esercitazioni vedono gli aerei di Pechino rischierati nello stato arabo, in prossimità delle basi statunitensi e rafforzando il ruolo cinese nella regione del Golfo.

Come evidenzia il comunicato del ministero della Difesa di Pechino, Falcon Shield sarà la prima esercitazione congiunta tra Cina ed Emirati Arabi Uniti e ha l’obiettivo di “migliorare la comprensione e la fiducia reciproca”.

Tra i due stato stanno crescendo anche le relazioni militari. L’Aeronautica emiratina ha acquisito da alcuni anni droni armasti cinesi Wing Loong II (impiegati anche in Libia a sostegno delle forze dell’Esercito Nazionale Libico guidate dal generale Khalifa Haftar) mentre con un contratto firmato a fine febbraio gli Emirati hanno ordinato 12 addestratori avanzati (ma con capacità di impiego in combattimento) Hongdu L15 Lie Ling (nella foto sopra), derivato a quanto sembra dal russo Yak-130 e dotato di 2 motori ucraini Ivchenko-Ptrogress AI-222K-25F.

L’ordine include una opzione per altri 36 velivoli: si tratta del primo successo in Medio Oriente dell’addestratore cinese finora adottato in patria e da un paio di nazioni africane.

Foto: China Military, Aeronautica UAE e Hongdu

 

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