Polveriera Mediterraneo
Recensione di Alberto Cossu (Vision & Global Trends)
Polveriera Mediterraneo. Dall’Afghanistan all’Algeria, le nuove sfide per l’ordine mondiale, a cura di Michela Mercuri e Alberto Gasparetto (Franco Angeli, 2023) offre un panorama dell’evoluzione della situazione politica e della sicurezza dei paesi compresi tra il Nord Africa, il Medio Oriente fino all’Asia Centrale. È quello che, secondo un concetto strategico italiano, viene definito il Mediterraneo allargato che comprende tutti quei Paesi che, per la loro prossimità con l’Italia, possono con le loro vicende influire immediatamente sulla sicurezza del nostro paese oppure sulla vita politica.
Il Mediterraneo rappresenta uno snodo nevralgico di flussi economici, commerciali e sociali. È anche la rotta più rapida, sicura ed economica per collegare l’area indo-pacifica a quella atlantica. Pur costituendo circa l’1% delle acque del globo, è attraversato da circa 1/5 del traffico marittimo mondiale, dal 30% del petrolio e dai 2/3 delle altre risorse energetiche dirette in Europa, buona parte delle quali arrivano tramite i gasdotti sottomarini provenienti dal Nord Africa e dal Levante mediterraneo.
È attraversato da elettrodotti e da reti di cavi digitali che assicurano le telecomunicazioni e il traffico internet. I suoi fondali sono ricchi di risorse naturali e critiche. La presenza di queste infrastrutture e risorse strategiche attira l’attenzione di diversi paesi e lo fa diventare oggetto di una crescente presenza militare, inizialmente visibile soprattutto nel dominio marittimo ma sempre più estesa anche a quelli costiero e terrestre.
In somma il Mediterraneo è l’unica via di comunicazione, da Suez a Gibilterra, in grado di connettere i mercati più importanti di Oriente e Occidente, cruciale per la logistica intermodale di lungo raggio, perfino a scapito delle rotte del Mare del Nord e artiche, grazie anche al raddoppio del canale di Suez.
Il Mediterraneo è, però, anche un’area complessa, attraversata da faglie profonde, che generano tensioni geopolitiche, alimentate da fenomeni di natura sociale, confessionale, securitaria e climatica che nel libro vengono descritte in dettaglio dai i vari autori. Comprendere i fenomeni di instabilità, i rischi e le minacce alla sicurezza e alla prosperità del nostro paese richiede però un’analisi che si estenda oltre i confini geografici del bacino mediterraneo.
In questo contesto analitico è necessario ricorrere al concetto di Mediterraneo allargato nella sua accezione più estesa: uno spazio geopolitico multidimensionale che comprende Paesi, culture e società differenti, ma strettamente interconnessi dal punto di vista economico e delle dinamiche securitarie, caratterizzato da crisi e problematiche locali i cui effetti riverberano sull’intera Regione.
L’Italia si trova al centro di un’area definita polveriera, in cui, per esempio, la prevalenza di movimenti nazionalisti come in Turchia spinge verso politiche piuttosto assertive nell’ area del bacino del mediterraneo orientale per assicurarsi risorse naturali (gas) strategiche oppure come in Algeria dove le forze politiche principali di forte ispirazione nazionalista impongono una posizione di politica estera piuttosto assertiva nella definizione delle zone economiche speciali marittime.
Gli spazi di azione dell’Italia si comprimono, il Mediterraneo è attraversato da processi di frammentazione per effetto delle assertività nazionali che incidono sulla governance globale complicando la ricerca di soluzioni ai problemi che la affliggono.
Il libro è un’occasione per riflettere in modo unitario su quali fatti stanno accadendo nel Mediterraneo allargato e come l’Italia può prepararsi ad eventuali evoluzioni che possano da un lato presentarsi come minacce o viceversa opportunità per la sicurezza e l’interesse del Paese.
Ne viene fuori uno scenario complesso in cui l’Afghanistan è un paese in cui non solo la guerra non è mai finita ma il caos è aumentato. l’Iran è scosso da proteste arginate dal regime la cui autorità è stata fortemente messa in discussione. L’Arabia Saudita, attore cruciale a livello internazionale, ha una postura oscillante. Si avvicina all’Iran con mediazione cinese, entra nei Brics ma nello stesso tempo cerca la protezione strategica USA.
La Siria, sotto La presidenza di Bashar al-Assad, è caratterizzata da un difficile equilibrio tra riformismo e repressione. Il regime è sopravvissuto alla guerra civile, ma è diventato più autoritario e meno popolare. La Turchia che le forze nazionaliste proiettano nel Mediterraneo fino a configgere con gli interessi italiani. L
a Libia i cui fragili equilibri non garantiscono stabilità. L’Algeria anche essa proiettata nel Mediterraneo che gravita in un’area di influenza russa; il Nord Africa in cui le primavere arabe hanno aperto una nuova fase per i movimenti islamisti, che hanno potuto competere liberamente alle elezioni. In Egitto e Tunisia, i partiti islamisti hanno ottenuto la vittoria, mentre in Libia hanno avuto un ruolo significativo nel processo politico.
Tutti questi processi alimentano interessi nazionali contrastanti che rischiano di entrare in conflitto scatenando dinamiche spesso difficilmente gestibili. Tra gli attori più assertivi che si affrontano nel bacino del mediterraneo certamente c’è la Turchia le cui ambizioni, spesso non supportate da adeguata forza economica, ma rinforzate dalla volontà di essere potenza con una proiezione mediterranea creano qualche problema al nostro paese che è costretto ad una politica non antagonista per non entrare in conflitto diretto.
Un altro paese che influenza la politica italiana è la Libia, la cui travagliata vita politica è descritta dalla Mercuri come sospesa tra il nazionalismo e il tribalismo. L’identità nazionale è un concetto che fatica ad affermarsi in Libia a causa della forte presenza del tribalismo, un’istituzione sociale che si è adattata alla modernità e all’urbanizzazione.
Le tribù libiche hanno una struttura dinamica e versatile che ha permesso loro di sopravvivere nel tempo. In passato, hanno svolto un ruolo importante nella resistenza anticoloniale e nella lotta per l’indipendenza. Gheddafi, durante il suo regime, ha cercato di conciliare nazionalismo e tribalismo. Ha ottenuto l’appoggio di alcune tribù chiave, ma ha anche represso i gruppi tribali che si opponevano al suo potere.
Dopo la caduta del regime, il tribalismo è tornato a essere una forza politica dominante. Ha contribuito alla frammentazione del paese e alla guerra civile in corso. Il tribalismo è un elemento centrale della società libica. Per superare la crisi attuale, la sfida originale è quella di trovare un modo per conciliarlo con l’identità nazionale in uno sforzo di immaginazione politica non semplice.
In conclusione, un libro che affronta un arco geografico impegnativo con situazioni complesse che disegnano uno scenario frammentato spesso difficile da ricomporre in una visione unitaria. Una lettura che stimola una riflessione su quali politiche occorre – da parte dell’Italia e dell’Unione Europea – attuare che siano in grado di dare risposte strutturali ai contraddittori fenomeni che attraversano il Mediterraneo per ricondurlo ad una visione “sostenibile” per i Paesi che vi appartengono.
Michela Mercuri insegna “Cultura, storia e società dei paesi musulmani” all’Università di Padova. Ha pubblicato per FrancoAngeli Incognita Libia. Cronache di un paese sospeso (2017, 2°edizione aggiornata 2019) e Migrazioni nel Mediterraneo, curato con Giuseppe Acconcia (2019).
Alberto Gasparetto è cultore di “Scienza politica” e di “Cultura, storia e società dei paesi musulmani” all’Università di Padova. Ha pubblicato per Carocci La Turchia di Erdogan e le sfide del Medio Oriente. Iran, Iraq, Israele e Siria (2017).
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