La Wagner si riorganizza in Africa, per Londra è una “organizzazione terroristica”
La Gran Bretagna ha inserito ieri la compagnia militare privata (PMC) russa Wagner nella lista delle organizzazioni terroristiche: lo ha reso noto il Ministero degli Interni di Londra britannico confermando che l’appartenenza o la complicità con la Wagner sarà punibile in Gran Bretagna con una sanzione e una pena carceraria fino a un massimo di 14 anni.
Porre la PMC russa sullo stesso piano di al-Qaeda o dello Stato Islamico può apparire paradossale per almeno due ragioni: innanzitutto i membri della Wagner non hanno mai compiuto atti terroristici né hanno evidenziato un approccio ideologico che minacci di attività eversive l’Europa o l’Occidente. Insomma, la Wagner non ha nulla in comune con nessuna organizzazione terroristica.
Il secondo elemento paradossale è che i contractors della Wagner hanno sempre combattuto per la Russia e per gli alleati di Mosca scontrando (ucraina a parte) con le milizie jihadiste, cioè i “veri” terroristi che hanno più volte colpito l’Europa. Lo hanno fatto nel Sahel e in Repubblica Centrafricana e ancor prima in Siria dove (ennesimo paradosso) le sigle del jihad che combattevano il regime di Damasco alleato di Mosca erano sostenute da diverse nazioni occidentali.
L’iniziativa di Londra appare quindi dettata dalla guerra in Ucraina, dall’escalation della tensione tra Londra e Mosca (esasperata dagli attacchi ucraini ai cantieri navali di Sebastopoli con missili da crociera britannici Storm Shadow e dalla notizia, diffusa pochi giorni or sono da fonti britanniche, del lancio di un missile aria-aria contro un caccia Typhoon della RAF avvenuto sul Mar Nero nel settembre 2022) e dalla volontà di isolare e sanzionare le compagnie russe all’estero.
L’impatto di questa decisione, specie se dovesse ampliarsi ad altre nazioni, potrebbe portare allo scioglimento della PMC Wagner o a un cambio di denominazione come accadde alla PMC statunitense Blackwater quando il suo nome venne associato a uccisioni di civili e torture in Iraq. In prospettiva però i rischi connessi con l’iniziativa di Londra sono potenzialmente gravi per l’intero mondo delle Private Security/Military Companies (PSC/PMC).
Se per rappresaglia Mosca e i suoi alleati definissero “movimenti terroristici” le società private di militari e di sicurezza anglo-americane presenti in diverse nazioni afro-asiatiche e in Ucraina, l’intero comparto e il suo importante giro d’affari che coinvolge numerose nazioni potrebbe subire una grave battuta d’arresto in tutto il mondo.
Se si confondono nemici e avversari con i “terroristi” si rischia di far venir meno garanzie rilevanti per le società private e i loro operatori che gestiscono missioni di sicurezza, addestramento, intelligence e combattimento coinvolgendo anche nazioni quali Cina e Turchia che impiegano numerose PSC per proteggere attività e interessi in aree difficili.
Quanto alla Wagner e alla sua riorganizzazione in Africa dopo l’uscita di scena di Prigozhin, Middle East Eye ha rivelato che i contractors russi hanno oggi una ridotta presenza in Repubblica Centrafricana dovuta a diverse cause.
Da un lato il trasferimento di alcuni contractors in altre aree africana (mali, Libia, Burkina Faso, Sudan?) favorita anche dall’afflusso di truppe ruandesi che combattono al fianco dell’esercito di Bangui, dall’altro le perdite subite dai contractors russi (i cui corpi sarebbero stati rapidamente evacuati) nei combattimenti ingaggiati nelle ultime settimane contro i gruppi armati ribelli vicini all’ex presidente Francois Bozizé, estesisi a est, nord e ovest della nazione africana in cui la Wagner è attiva dal 2018, quando venne chiamata a sostenere il governo del presidente Faustin-Archange Touadera nell’ambito di un accordo di cooperazione militare con la Russia.
Come riferisce l’agenzia di stampa Nova, fonti citate da Africa Confidential riferiscono che Bangui stia cercando un posizionamento più equilibrato tra Russia e Occidente confermato anche dal la ripresa delle relazioni con la Francia, ex potenza coloniale, testimoniate dal recente incontro tra Touadera e il presidente francese Emmanuel Macron nell’ambito di quella che Parigi ha definito una “ripresa del dialogo e di dinamiche positive nelle relazioni bilaterali”.
Nell’incontro Touadera ha precisato che la sua partnership con la Russia proseguirà ma il governo della nazione africana potrebbe ora avere interesse a limitare la presenza della PMC russa il cui leader, Prigozhin, aveva promesso invece un rafforzamento dei suoi combattenti.
Del resto l’intervento militare ruandese (che si rivelò già risolutivo nelle operazioni contro i jihadisti nella provincia mozambicana di Cabo Delgado), potrebbe risultare per il governo centrafricano meno oneroso della presenza dei contractors russi. Probabilmente occorrerà attendere il completamento della riorganizzazione della Wagner in Africa per comprendere quale influenza sarà in grado di esprimere e in quali nazioni si concentrerà.
Il viceministro della Difesa russo Yunus-Bek Yevkurov ha incontrato a Bamako i ministri della Difesa del Mali e del Niger discutendo di cooperazione tecnico-militare e della situazione sul fronte della lotta ai movimenti jihadisti e delle minacce di intervento militare francese e delle forze panafricane della Comunità Economica degli stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) per rovesciare la giunta militare nigerina.
La televisione statale del Mali (ORTM) ha mostrato le immagini dell’incontro tenutosi il 15 settembre tra il presidente ad interim del paese Assimi Goita e il viceministro della Difesa russo Yunus-Bek Yevkurov a cui erano presenti anche i ministri della Difesa di Niger (Salifou Modi) e Mali (Sadio Camaru)
Il canale televisivo non ha fornito dettagli circa l’incontro ma si tratta di contesti in cui il ruolo della Wagner come di altre PMC russe potrebbe essere ancora una volta rilevante tenuto conto che fonti bielorusse riferiscono che Wagner continua ad arruolare personale in Bielorussia e a inviarlo in Africa
Foto: RIA Novosti, Gruppo Wagner e Twitter
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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.