La geopolitica anglosassone
di Alberto Cossu (Vision & Global Trends. International Institute for Global Analyses)
La geopolitica anglosassone: dalle origini ai nostri giorni (Guerini, 2023) di Federico Bordonaro non è solo una storia del pensiero geopolitico anglo-americano dalle sue origini di fine Ottocento ai giorni nostri ma è anche un’acuta riflessione su come i concetti geopolitici classici siano tornati di grande attualità e ispirano, magari in modo “celato”, la politica internazionale e le strategie nazionali di sicurezza delle più importanti potenze mondiali.
Bordonaro ne valorizza, dopo un lungo percorso di analisi, la forza analitica che alla luce del conflitto tra Russia e Ungheria assumono una rilevanza particolare e ne legittimano la forza interpretativa. Tramontato il sogno della fine della storia di Fukuyama memoria, torna la guerra, il riarmo e lo scontro tra le grandi potenze protagoniste dello scenario mondiale. E gli Usa ribadiscono le priorità strategiche- sostiene l’autore – in opposizione alle potenze della massa continentale eurasiatica, Russia e Cina ricalcando in qualche modo il pensiero della geopolitica classica ed in particolare di Mackinder.
Una strategia fondata sulla necessità, per la potenza marittima, di dominare lo spazio di terra fra Germania e Russia e i relativi mari chiusi, il Baltico e il Mar Nero. L’obiettivo è quello di indebolire la potenza russa ed isolare la Cina e di impedire la costituzione di un’aggregazione di potere in grado di sfidare la potenza americana. Nell’idea di una non piccola fetta della classica politica americana anche qualcosa di più, come dimostra la politica estera attuata dalla amministrazione in carica. In due saggi pubblicati rispettivamente nel 2018 e 2020 sulla rivista Foreign Affairs il capo dell’attuale amministrazione americana offre una sintesi magistrale dell’utilizzo dei concetti della geopolitica classica. Molti degli elementi enunciati faranno poi parte della strategia nazionale di sicurezza degli Usa pubblicata nell’ottobre del 2022. La geopolitica classica si prende una rivincita.
I documenti ufficiali statunitensi descrivono il ruolo degli Stati Uniti caratterizzato da quattro elementi che, sebbene siano interpretati da ciascuna presidenza in modo differente, rimangono comunque dei pilastri della politica estera e ne caratterizzano dal secondo dopo guerra la configurazione: la leadership globale; la difesa e la promozione dell’ordine liberale internazionale; la difesa e la promozione della libertà, della democrazia e i diritti umani; prevenire che emergano poteri egemonici in Euroasia.
L’ultimo di questi elementi è enunciato quindi come caratterizzante il ruolo degli Stati Uniti, sebbene alla classe politica americana non piace dichiararlo apertamente. I presupposti teorici del pensiero strategico USA si basano sull’assunto che la geografia mondiale influenza la strategia e questa, in ultima analisi, disegna la configurazione delle forze armate.
Pertanto, si constata come aveva a suo tempo fatto Zbigniew Brzezinski che molte delle risorse e delle attività economiche così come la popolazione non sono localizzate in Occidente, ma in altri continenti ed in particolare in Euroasia. “L’Eurasia è il supercontinente assiale del mondo. Una potenza che dominasse l’Eurasia eserciterebbe un’influenza decisiva su due delle tre regioni economicamente più produttive del mondo: l’Europa occidentale e l’Asia orientale. Uno sguardo sulla mappa suggerisce anche un Paese dominante in Eurasia comanderebbe quasi automaticamente il Medio Oriente e l’Africa…. il potere potenziale dell’Eurasia mette in ombra persino quello dell’America… La strategia degli Stati Uniti è quindi di assicurarsi che nessuno Stato o combinazione di Stati ottenga l’abilità di espellere gli Stati Uniti o anche solo diminuire il loro ruolo… in Eurasia”.
In risposta a questo dato evidente della geografia, la classe politica statunitense ha deciso ormai da diverse decadi di porsi l’obiettivo, come elemento chiave della politica sicurezza, di impedire l’emergere di poteri egemonici regionali in Euroasia in grado di contrastare la potenza egemone.
Questa strategia si basa su due presupposti:
- la concentrazione di popolazione e di risorse naturali in Euroasia può dare origine ad un’aggregazione potenziale di potere tale da costituire una sfida esistenziale per gli USA;
- l’Euroasia non ha la capacità di creare un proprio ordine in grado di impedire l’emergere di un egemone regionale. Pertanto, l’Euroasia ha necessità di assistenza da parte di paesi esterni per evitare che emerga un egemone.
Impedire l’emergere di un potere vuol dire preservare l’ordine in Euroasia in modo che nessun potere prenda il sopravvento su altri o che si creino “aree di influenza”. Viene enunciato come un principio positivo dettato dalla preoccupazione di evitare un’affermazione delle autocrazie o di squilibri di potere in cui uno più forte si impone sull’altro più debole.
La logica di questo ragionamento è ricalcata nel documento di Strategia Nazionale di sicurezza del 2022 in cui si legge:” Gli Stati Uniti sono una potenza con interessi globali. Siamo forti in una regione se siamo in grado mantenere un impegno assertivo in un’altra. Se qualche area regionale entra nel caos o viene dominata da una potenza ostile, questo fatto incide negativamente sui i nostri interessi.” Concetto che il Presidente Biden ha ribadito il 21 settembre 2023 all’Assemblea generale dell’ONU.
Insomma, ci troviamo di fronte alla messa in pratica dei principi teorici della geopolitica classica. Negli anni 80/90 Zbigniew Brzezinski, politologo statunitense d’origine polacca che ricoprì l’incarico di Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, nel libro The great Chessboard teorizzò che senza il controllo dell’Ucraina la Russia avrebbe perso il ruolo di potenza in Europa. Quindi se si fosse voluto indebolire la Russia si sarebbe dovuta impegnarla e contrastarla in Ucraina. Inserito in un quadro di competizione Euroasiatica, il conflitto russo ucraino offre chiavi interpretative più efficaci della semplice teoria che attribuisce all’imperialismo russo la responsabilità principale.
Insomma, questi riferimenti alla recentissima attualità dimostrano come il libro sia ricco di concetti, categorie e teoriche che aiutano gli studiosi di geopolitica ad interpretare le dinamiche che stanno attraversando le vicende dell’Euroasia. Il libro di Bordonaro aiuta il lettore a superare modelli euristici il cui potere esplicativo è spesso legato alla necessità di propaganda piuttosto che al rigore scientifico.
Federico Bordonaro ha insegnato geopolitica e storia dell’Europa orientale nelle Università Webster (Vienna) e La Sapienza (Roma). È specialista di problemi di sicurezza europea, dei rapporti politico-strategici fra Russia e Occidente e del pensiero geopolitico occidentale. Ha pubblicato, con Maria Romana Allegri e Giuseppe Anzera, La potenza incompiuta. Scenari di sicurezza europea nel XXI secolo (Roma 2005), e numerosi saggi di storia e geopolitica su riviste italiane e straniere, tra cui il saggio prefazione a Phil Kelly, Saggi scelti di geopolitica classica (Callive, 2023)
Federico Bordonaro
La geopolitica anglosassone. Dalle origini ai nostri giorni
Terza edizione aggiornata
ISBN: 9788881074808
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