La deriva dell’Occidente

 

di Alberto Cossu – Vision & Global Trends. International Institute fo Global Analyses

Nel breve e agile saggio “La deriva dell’Occidente” Franco Cardini ripercorre la storia dell’Occidente e dell’Europa – una cavalcata la definisce l’autore- concludendo, come il titolo preannuncia, che questa parte di mondo è alla deriva. C’è qualcosa che non funziona e Cardini ne percepisce il disagio cercando di tracciarne i contorni.

Come una nave in una tempesta l’Occidente è in balia del ritorno della Storia, vittima della disillusione ed in confusione. La guerra, che l’Occidente – più precisamente l’Europa – pensava ormai archiviata e solo memoria di un mondo passato, risveglia, invece, le classi dirigenti occidentali dal loro torpore richiamandole ad un ruolo che non sanno più svolgere. La confusione è tanta. E non si sa che strada prendere. L’effetto del disincanto è forte. Il libro si conclude con una nota di speranza “Io credo nella resurrezione dell’Europa, quia impossibile est”. Ma dalle parole di Cardini si intende che l’impresa non sarà proprio facile, tanto da lasciarla alle future generazioni e neanche a quelle più prossime.

Cardini muove il suo pensiero trascinandosi dietro un imponente cultura storica che gli consente di vedere le radici di molti fatti della nostra realtà con estrema acutezza. Dal mito di Europa ad Eschilo ed Erodoto delizia il lettore con ampie e dotte digressioni che illuminano il nostro passato e spolverano la memoria di molti. Sottopone il lettore a violente escursioni intellettuali che ne mettono a dura prova le capacità culturali. Ma se la storia è un fiume, occorrono ponti per attraversala e questi sono teorie, categorie che se non altro attenuano il rischio di venire trascinati via dalla corrente della storia. Cardini si affida a considerazioni sparse nel testo che tracciano sentieri che sono lasciati al lettore.

L’Occidente non riesce a leggere la Storia e la direzione in cui gli eventi si indirizzano. Abbagliati dal nostro stesso eurocentrismo nello studio e nell’apprendimento della Storia siamo stati troppo indulgenti con noi stessi. Bisogna prendere coscienza delle nostre passate responsabilità. Cardini invita a riappropriarci del nostro passato tenendo a mente che esso non è solo costellato di santi, eroi e navigatori ma anche di pirati e assassini. L’eurocentrismo, che induce un forte senso di superiorità etica verso altre civilizzazioni e che alimenta l’universalismo che omogeneizza la storia ai valori occidentali, ci impedisce di vedere le cose da differenti prospettive. Un po’ riecheggia il rimprovero che il ministro degli esteri indiano Jaishankar in occasione di un dibattito a Bratislava nel 2022 pronunciò asserendo: “l’Europa deve uscire dalla mentalità secondo cui i suoi problemi sono i problemi del mondo, ma i problemi del mondo non sono i problemi dell’Europa”.

La prospettiva eurocentrica ci fa vedere le categorie politiche come assolute e ci impedisce di prendere in considerazione forme istituzionali che non si conformano ai modelli occidentali. In un raffinato saggio di storia della filosofia politica dal titolo “L’Altra India” Amartya Sen dimostra che il concetto di democrazia non è solo occidentale ma trova invece radici profonde nella società indiana, nella pratica del ragionamento pubblico. In questo modo rompendo il monopolio occidentale del concetto di democrazia e frantumando la concezione che lega l’Oriente al dispotismo.  La fine della storia annunciata da Fukuyama è proprio questo: l’assolutizzazione di un modello politico ed economico con marchio occidentale. Inoltre, alimenta arroganza che, a sua volta in alcuni casi, restituisce comportamenti di rigetto e impedisce approcci più flessibili nelle relazioni internazionali e diplomatiche accentuando la conflittualità. Il modello della “demonizzazione del nemico” ricorda Cardini che sembrava superato nella società occidentale riprende, invece, improvvisamente vigore alimentato da parte della classe politica statunitense e da quella europea pronta ad uniformarsi alle scelte di oltre oceano. È un modello di una classe politica “infantile” che si aggrappa a certezze che tali non possono essere.

La deriva e la confusione conseguente nascono dalla crisi dei pilastri della cultura occidentale, diritti universali, democrazia, libero mercato che sembrano non incontrare il favore di una parte rilevante di mondo che invece si ispira ad altri valori.

Questa crisi si inserisce in un quadro di progressivo trasferimento di potere economico e politico da Occidente ed Oriente. L’emergere di Cina ed India e il rifiuto della Federazione Russa di avviarsi verso una prospettiva occidentale generano ancora di più confusione e alimentano la voglia di mostrare da parte dell’Occidente i muscoli che però non sono più quelli del passato dimostrando un potere dissuasivo ridotto.

Sembra che la storia ci proponga un ritorno ad uno scenario di più di 500 anni fa in cui India e Cina erano i principali poli di ricchezza al mondo. Il grande storico Felipe Fernandez-Armesto racconta descrivendo la proiezione marittima spagnola, portoghese e poi britannica verso Oriente come i Cinesi e i Persiani nelle loro opere menzionassero appena il mondo cristiano convinti della loro assoluta superiorità. Compiendo forse un errore che poi gli costrinse a piegarsi all’Occidente.

Oggi guardiamo alla civiltà europea come a un insieme di movimenti storici e culturali che si sono diffusi nel resto del mondo a partire dall’occidente: rinascimento, rivoluzione scientifica e industriale, illuminismo ecc. Ma in realtà per la maggior parte della storia le conquiste più importanti dell’uomo sono venute dall’Oriente: diffusione dell’agricoltura, estrazione dei minerali, avvento del cristianesimo, emigrazioni dei popoli germanici ecc. Alla fine, l’Europa ha avuto un ruolo abbastanza marginale nello sviluppo del continente euroasiatico.

Già nel XII secolo i mongoli avevano anticipato la costruzione di un mondo di scambi commerciali integrato sicuro che andasse dalla Cina alla Persia fino all’Europa che fu presto abbracciato dalle potenze economiche mediterranee (Genova e Venezia) che su questi scambi hanno costruito le loro enormi fortune economiche che sono state anche alla base della costruzione della società capitalista europea. La Pax mongola recentemente evocata, non senza qualche polemica, da Papa Francesco in occasione del suo viaggio in Mongolia rappresenta simbolicamente il ruolo che questo popolo ha avuto per lo sviluppo dell’Eurasia.

Guardando il mondo da questa prospettiva l’Occidente appare allora come un polo della storia non sempre trainante e dominante. Oggi, come riconosce Cardini, gli USA forse sono l’unica potenza egemonica in grado di esercitare una sovranità illimitata anche se sembra che all’orizzonte si stagli una nuova e complessa entità sovranazionale “un impero senza confini” senza centro e periferia un “deep empire” governato da una elite internazionale di gruppi imprenditoriali e finanziari. Un iper-impero invisibile così lo definisce Cardini.

Il gesto della Federazione Russa di voltare le spalle all’Europa e all’Occidente indica quali saranno le difficoltà che in particolare il continente europeo dovrà affrontare rinunciando alle risorse energetiche di cui area dispone e che invece vengono messe in modo crescente a disposizione dell’Oriente. Questa scelta peserà sulla competitività europea e sulla sua capacità di mantenere un ruolo economico nello scenario internazionale.

In conclusione, il libro di Cardini ci offre una miriade di spunti di riflessione sul ruolo che l’Occidente ha avuto e avrà nel futuro su cui grava l’incertezza di una transizione del potere verso Oriente che nel caso di Cina e India si ripropone come un modello di predominio economico e nel futuro anche tecnologico rispetto agli USA ed Europa che sembrano arrancare nella corsa verso l’egemonia mondiale.

Insomma, la deriva Occidentale nasce dallo smarrimento del ritorno della guerra nella sua violenza sconosciuta a cui non si sa che risposta dare che non sia solo pacifista e non belligerante perché potrebbe compromettere le stesse radici della nostra civiltà.  La deriva è prodotta anche dalla consapevolezza che il potere dell’Occidente si sta erodendo e che gli equilibri internazionali saranno destinati a cambiare in un senso sempre meno favorevole all’Occidente. Cardini però dichiara la sua speranza verso l’Europa che immagina possa ritornare ad essere quella di San Benedetto, delle cattedrali, delle Università, libera ed unita. Il messaggio principale che si raccogliere da questo libro è che è sempre più necessario vedere le cose da una prospettiva non solo occidentale, eurocentrica e un po’ arrogante e che questo è possibile anche senza spogliarsi dai propri valori. L’Occidente non è stato sempre il centro di gravitazione del mondo e non tutto quello che viene fuori dal suo ventre deve essere necessariamente universale.

Franco Cardini è professore emerito nell’Istituto di Scienze Umane e Sociali (ora denominato Istituto di Scienze Umane e Sociali/SNS), Directeur de Recherches nell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Fellow della Harvard University e membro del consiglio scientifico della Scuola Superiore di Scienze Storiche dell’Università degli Studi di San Marino. Tra le sue pubblicazioni per Laterza: Nel nome di Dio facemmo vela. Viaggio in Oriente di un pellegrino medievale (con G. Bartolini); Noi e l’Islam. Un incontro possibile?Europa e Islam. Storia di un malintesoNostalgia del paradiso. Il giardino medievale (con M. Miglio); Il Turco a Vienna. Storia del grande assedio del 1683L’ipocrisia dell’Occidente. Il Califfo, il terrore e la storia“L’Islam è una minaccia”. Falso!La Congiura. Potere e vendetta nella Firenze dei Medici (con B. Frale); L’avventura di un povero cavaliere del Cristo. Frate Francesco, Dante, madonna PovertàLa deriva dell’Occidente

 

Franco Cardini

La deriva dell’Occidente

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Laterza Editore

Edizione: 2023, II rist. 2023

Pagine: 176
Collana: i Robinson / Letture
ISBN carta: 9788858152058
ISBN digitale: 9788858153352
Argomenti: Attualità politica ed economica, Attualità culturale e di costume

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