La Marina testa nuovi nanomateriali sul sottomarino Gazzana
La Marina Militare sta sperimentando l’uso di nanotecnologie con test effettuati in particolare sul sottomarino Gianfranco Gazzana Priaroggia (S525) della classe Sauro 4a Serie (nella foto d’apertura).
”L’ambiente subacqueo è uno dei più ostici esistenti ed è proprio per questo che abbiamo iniziato a studiare come migliorare i materiali utilizzati in questo ambiente considerando che devono essere in grado di fornire prestazioni di resistenza e affidabilità estreme oltre naturalmente a rispettare l’ambiente” ha dichiarato Sabrina Zuccalà (nella foto sotto), presidente del laboratorio internazionale di Nanotecnologie 4ward360 e di 4ward Aerospace Defence.
Grazie alla ricerca effettuata ed allo studio continuo sulle Nanotecnologie siamo riusciti a migliorare i materiali esistenti oggi. La nostra attività sotto le onde – ha aggiunto Zuccalà – ha inizio con la Marina Militare ed in particolare sul sottomarino Gazzana dove abbiamo valutato diverse soluzioni per eliminare la formazione e sedimentazione di salsedine sui periscopi. I primi risultati operativi sono stati incoraggianti e ci stanno spingendo a cercare soluzioni sempre più performanti.
Per arrivare all’obiettivo abbiamo fatto fin da subito sinergia con il Politecnico di Torino, dove nell’ambito di alcune tesi coordinate dal Prof. Enrico Cestino, abbiamo definito procedure di test con l’obiettivo di quantificare il vantaggio di questa tecnologia in laboratorio prima di applicarla in uno scenario operativo in mare”.
”In questa fase – prosegue Zuccalà – è stato importante avere al mio fianco 4ward Aerospace Defence, realtà Made in Italy, consolidata sia in Italia che all’estero e composta da me oltre a 5 incursori della Marina Militare e ora insieme affronteremo un percorso dedicato sia all’agenda 2030 che ai 5 domini della Difesa.
Come possiamo facilmente comprendere l’impiego delle attuali nanotecnologie in ambito marino spazia dal più semplice prodotto idrorepellente, a quello estremamente più complesso, composto da nanocontainers, che consente di ridurre l’attrito con l’acqua fino ai nanosensori capaci di captare il passaggio di masse metalliche. Studi che stiamo affrontando e sviluppando con i nostri partner ed i cui la sperimentazione sui periscopi (unica nel panorama internazionale) è sicuramente un vanto italiano.
Questo traguardo non solo segna l’inizio di una semplice ricerca, ma il vero cambiamento è che finalmente troviamo Università, ricercatori, Marina Militare e un’azienda privata che si uniscono per contribuire, valorizzare e migliorare il nostro futuro e donandolo alle nuove generazioni”.
In termini tecnici i risultati dei test effettuati verranno resi noti nel workshop tecnologico “Near Future Submarine – Engineering the Underwater Domain” che si terrà il 16 e 17 novembre a Cisterna di Latina.
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