La Cina converte in droni i vecchi caccia J-7?  

 

La stampa militare cinese ha annunciato che entro la fine del 2023 verranno definitivamente ritirati dal servizio tutti i caccia Chengdu J-7, copia su licenza del sovietico MiG-21F-13 prodotto in loco dal 1961 al 2013.

È probabile dunque – secondo gli analisti militari – che dopo la radiazione definitiva i militari cinesi vogliano convertire i loro J-7 in droni per “disturbare” o indebolire attraverso la saturazione dello spazio aereo) le difese aeree nemiche (indicate come quelle di Taiwan); un’operazione tecnica in realtà già effettuata nel 2021 con i Shenyang J-6, copia del MiG-19 sovietico (nella foto sotto).

Il processo di radiazione dei MiG-21 cinesi (J-7) è in realtà in corso dal 2018 con l’ingresso in servizio nella PLAAF (Aeronautica Militare cinese) dei nuovi caccia Chengdu J-10, Shenyang J-16 e del Chengdu J-20 di quinta generazione.

Ricordiamo che la conversione dei jet MiG in droni supersonici è in corso di valutazione anche in Corea del Nord e Vietnam  e che altri velivoli sovietici come i vecchi biplani Antonov An-2 sono stati trasformati in velivoli privi di equipaggio e impiegati dalle Forze aeree dell’Azerbaijan in occasione del recente conflitto armeno-azero del Nagorno-Karabakh: come abbiamo avuto modo di mostrare nel nostro canale Telegram lo scopo di questi velivoli sarebbe stato quello di saggiare le difese armene che ne avrebbero abbattuti decine di esemplari, rivelando però così la propria posizione esponendosi alle munizioni circuitanti azeri.

A proposito di An-2 ricordiamo che proprio la Cina realizza copie su licenza di questo storico aereo dal 1957 col nome di Shijiazhuang Y-5, già Nanchang Y-5 o semplicemente Y-5 e uno di essi, uno Y-5B, è stato trasformato in drone nel 2017 dall’Accademia cinese di elettronica aerospaziale ricevendo così in patria il nuovo nome di Feihong-98 (FH-98).

Nel settembre del 2020 abbiamo in séguito dato notizia sul nostro canale Telegram che il Feihong-98 ha persino effettuato il primo volo commerciale per la più grande compagnia di trasporto merci privata cinese, la SF Express, annunciando con estremo entusiasmo la sua prima consegna commerciale di prova con un volo durato circa un’ora.

Ma tornando ai J-7 bisogna ricordare che questi caccia sono in grado di trasportare pod da ricognizione capaci di trasmettere informazioni via radio in tempo reale, mentre il volo potrebbe essere controllato a distanza da un posto di comando a terra o persino da un posto di comando aereo basato sul velivolo da trasporto militare Shaanxi Y-8 (versione cinese dell’An-12).

Secondo il rapporto annuale sulle risorse militari e l’economia della difesa dell’Istituto internazionale di studi strategici (IISS) di Londra, la PLAAF disporrebbe di circa 300 J-7 considerando che fino al 2013 sono state prodotte più di 2.400 unità di questo caccia in ben 54 varianti.

D’altra parte convertire un vecchio caccia in drone non solo è un’operazione fattibile dai tecnici di Pechino ma è un’operazione decisamente economica. Secondo gli analisti occidentali droni simili hanno già effettuato test di combattimento. Nel 2021, durante le esercitazioni vicino allo spazio aereo taiwanese, quattro J-7 si sono uniti a un gruppo di caccia J-16 ben più moderni, un’operazione insolita per degli aerei obsoleti destinati alla radiazione.

Sebbene non sia stata resa pubblica alcuna prova, gli esperti si chiedono oggi se quei J-7 non fossero stati convertiti in droni e stessero effettuando test di volo in formazione con caccia pilotati.

Se l’operazione di conversione di Pechino fosse confermata per il leggendario e longevo MiG-21 si annuncerebbe una seconda nuova vita all’alba del 69° anniversario dal suo primo volo avvenuto nel febbraio del 1955.

Foto PLAAF

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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