USA ed Europa col fiato corto sugli aiuti militari all’Ucraina

 

Mentre il Pentagono apre un’inchiesta sul misterioso ricovero, tenuto segreto anche alla Casa Bianca, del segretario alla Difesa Lloyd Austin, un rapporto del Dipartimento della Difesa pubblicato ieri evidenzia come le carenze nel monitoraggio da parte dei funzionari statunitensi abbiano impedito di tenere sotto controllo oltre 40mila pezzi d’armamento  e munizioni forniti a Kiev per un valore di oltre un miliardo di dollari. Secondo il rapporto dell’Ufficio dell’ispettore generale del dipartimento della Difesa, è stato perso il controllo del 59% degli 1,7 miliardi di dollari in equipaggiamenti militari di cui gli Stati Uniti dovevano monitorare la consegna e l’impiego.

Sono mancate “misure appropriate per monitorare la consegna delle forniture”, che includono missili, droni e visori notturni per le armi in dotazione ai militari ucraini.

Il rapporto non include prove di eventuali dirottamenti o furti delle armi statunitensi dall’arrivo all’hub logistico dove confluiscono tutti gli aiuti militari internazionali, l’aeroporto polacco di Rzeszow o dopo il successivo trasferimento all’Ucraina ma segnala che le autorità militari e diplomatiche statunitensi ed europee non sono riuscite a monitorare con efficacia i movimenti di circa 40 mila pezzi d’armamento.

Forniture che avrebbero dovuto essere seguite con attenzione per le loro componenti tecnologiche o le dimensioni contenute che le rendono preda appetibile per i traffici d’armi. Il rapporto evidenzia quindi come la mancanza di riscontri su un numero così elevato di armi all’interno dei database del Pentagono aumenti il rischio di furti o dirottamenti di tali equipaggiamenti fuori dall’Ucraina.

Tema che era stato sollevato fin dal marzo 2022 da Analisi Difesa e successivamente da alcuni media statunitensi e dall’Interpol nonostante le rassicurazioni dell’Amministrazione Biden che aveva garantito come il monitoraggio rigoroso avrebbe impedito che gli aiuti militari statunitensi forniti all’Ucraina venissero utilizzati in modo improprio o finissero per alimentare gruppi armati in diverse aree del mondo come è poi avvenuto considerato che dall’Europa al Medio Oriente al Sahel è stata segnalata in più occasioni la presenza di armi occidentali fornite all’Ucraina ma finite nelle mani di bande criminali e milizie.

“La guerra in atto pone limiti reali alla capacità degli Stati Uniti di monitorare tutte le armi e i proiettili inviati all’Ucraina”, ha detto il coordinatore per le comunicazioni strategiche al Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, durante un briefing con la stampa. Rispondendo ad una domanda in merito al rapporto pubblicato dall’ufficio dell’ispettore generale del Pentagono, Kirby ha affermato che la Casa Bianca è “grata” per il lavoro svolto. “Per mesi abbiamo espresso la necessità di controlli approfonditi su dove vengono inviate e come vengono utilizzate le nostre armi: il rapporto dice chiaramente che non ci sono prove di dirottamenti delle nostre forniture”.

Nella stessa occasione Kirby ha reso noto che i fondi stanziati per il sostegno all’Ucraina sono terminati mentre a Washington continuano i negoziati tra democratici e repubblicani per approvare nuovi stanziamenti finora bloccati dall’opposizione repubblicana che da tempo chiede a Biden di definire la strategia e gli obiettivi di Washington in Ucraina.

Rinnovando la richiesta di nuovi urgenti aiuti militari occidentali, il presidente Volodymyr Zelensky ha detto ieri che l’Ucraina sta ancora aspettando la fornitura di un milione di proiettili per l’artiglieria dall’Unione Europea che aveva assunto la decisione di fornire all’Ucraina in 12 mesi nella riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa europei nel marzo 2023.

“Sfortunatamente, non abbiamo ricevuto il pacchetto completo”, ha osservato Zelensky. “Oggi è già possibile politicamente fare pressione sui leader che hanno firmato questa decisione. Sono leader seri e se la loro parola vale qualcosa, e ne sono sicuro, allora bisogna rispettare le decisioni che hanno preso loro stessi”, ha aggiunto.

La Commissione europea ha risposto ieri dicendosi “fiduciosa sul fatto che l’Ue raggiungerà l’obiettivo di portare la sua capacità produttiva a 1 milione di munizioni all’anno entro marzo 2024”, ha affermato il portavoce di Bruxelles per la Politica estera, Peter Stano. Finora “sono stati consegnati a Kiev 300 mila munizioni e 3.300 missili” e “sono stati siglati oltre 20 contratti per la fornitura di ulteriori 180 mila munizioni” alla fine di dicembre.

La portavoce al Mercato Interno Johanna Bernsel ha spiegato che “per quanto riguarda i proiettili di mortaio la capacità industriale dell’Ue eccede già 1 milione di pezzi, mentre per i proiettili di artiglieria raggiungerà la capacità di 1 milioni di pezzi entro la primavera, come stabilito da ASAP” (la legge a sostegno della produzione di munizioni).

Numeri che indicano chiaramente il flop della Ue che, ottimisticamente, entro marzo avrà forse consegnato forse la metà delle munizioni promesse.

Il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton (nella foto qui sopra), ha dichiarato in una conferenza al Parlamento europeo organizzata da Renew Europe, di voler istituire un fondo di difesa europeo da 100 miliardi di euro. Il prossimo 27 febbraio Breton intende presentare il Programma europeo di investimenti per la difesa (EDIP), “un fondo di liquidità che mira a incrementare l’acquisto di armi congiunte” e mettere l’Ue nella posizione di aumentare la produzione di armi e munizioni a livello dei singoli Paesi.

“Credo che sia necessario disporre di un enorme fondo per la difesa che contribuisca ad accelerare i tempi, probabilmente dell’ordine di 100 miliardi di euro”, ha dichiarato Breton, come riporta il giornale on line Politico ripreso in Italia da Agenzia Nova. L’aumento di produzione di munizioni non dovrà solo soddisfare le pressanti esigenze belliche ucraine ma anche le necessità degli strumenti europei di riempire i magazzini svuotati da due anni di consegne a Kiev e aumentare le scorte di proiettili.

Breton ha anche assicurato che l’Europa può raggiungere la Russia in termini di produzione di armi entro 18 mesi o due anni, affermando che è “estremamente importante” per l’Ue “avere la stessa capacità dei russi. “Non sono contento quando vedo alcuni ministri della Difesa dire che non saremo in grado di rispettare le consegne”, avrebbe poi chiosato il commissario europeo. “Non è questo il tipo di informazioni che si danno quando c’è una guerra nel tuo continente”, ha concluso.

Il premier britannico Rishi Sunak incontra Zelensky oggi a Kiev e annuncerà, secondo una nota di Downing Street,  un “importante pacchetto di sostegno” da 2,5 miliardi di sterline di aiuti militari per il 2024 e il 2025: 200 mln di sterline in più rispetto ai due anni precedenti. Il primo ministro e il Zelensky firmeranno anche uno storico accordo bilaterale di cooperazione in materia di sicurezza che include la condivisione dell’intelligence, la sicurezza informatica, la formazione medica e militare e la cooperazione industriale nel settore della difesa. L’accordo impegna inoltre il Regno Unito a sostenere Kiev nel caso in cui venga nuovamente attaccata dalla Russia e a fornire un’assistenza “rapida e sostenuta” per la difesa.

Dei 2,5 miliardi di sterline, almeno 200 milioni di sterline saranno spesi per aumentare l’approvvigionamento e la produzione rapida di migliaia di droni da sorveglianza e attacco a lungo raggio. “La tecnologia fornirà all’Ucraina capacità all’avanguardia per difendere i propri cittadini e colpire le forze d’invasione russe a terra e in mare”, spiega il Governo britannico.

@GianandreaGaian

 

Foto: US DoD, Rheinmetall e Difesa.it

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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