Gli USA non hanno chiesto all’Italia di partecipare ai raid contro gli Houthi (AGGIORNATO)

 

(aggiornato alle ore 21,30)

Washington ha informato preventivamente Roma degli attacchi contro le milizie Houthi nello Yemen ma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha escluso che gli Stati Uniti abbiano chiesto all’Italia di parteciparvi. “Non abbiamo avuto richieste di partecipare agli attacchi perché i nostri alleati sanno benissimo che abbiamo bisogno di un’autorizzazione parlamentare” ha detto il ministro ribadendo quanto già espresso dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Finora l’Italia e la Francia non hanno posto le loro unità navali sotto il comando statunitense dell’Operazione Prosperity Guardian che ha guidato i raid anglo-americani sullo Yemen, né sembrano disposte a farlo in futuro puntando invece su una missione europea che si limiti a proteggere il traffico mercantile in transito all’imboccatura meridionale del Mar Rosso.

L’impegno italiano nell’area, dove operano attualmente due navi della Marina (le FREMM Martinengo e Fasan- nelle foto) a protezione del traffico mercantile nazionale, dipenderà anche da quello che sarà deciso in ambito europeo e dall’avvio di una nuova missione targata Ue o dall’estensione della già esistente operazione anti pirateria europea Atalanta, di cui l’Italia sarà alla testa da febbraio.

Le due FREMM dispongono di missili da difesa aerea Aster 15 e Aster 30 impiegabili contro missili e droni, cannoni Oto da 127 e 76 mm con munizionamento intelligente Vulcano e DART (Driver Ammunition reduce Time of flight), cannoni a tiro rapido da 25 mm  e missili antinave Teseo Mk2/A in grado di colpire anche obiettivi terrestri fino a circa 200 chilometri di distanza.

Il 16 gennaio a Bruxelles è previsto un vertice dei rappresentanti diplomatici dei 27 che potrebbe discutere dell’allargamento della missione Atalanta. Per Tajani l’Italia potrebbe chiedere di allargare il perimetro di azione che oggi è legato soprattutto alla lotta alla pirateria “ma si può allargare alla Difesa di altro tipo”.

“Siamo pronti anche a sostenere una nuova missione europea – ha aggiunto il vicepremier – magari diversa da Atlanta, per garantire ancora meglio la tutela dei traffici. Con la Francia stiamo lavorando perché se ne discuta e sono ottimista da questo punto di vista, nella prossima riunione del Consiglio europeo per gli Affari esteri, che si dia una risposta europea, quindi ancora più forte, per la legalità e la libera circolazione delle merci nel Mar Rosso”.

Crosetto ha assicurato che “l’Italia parteciperà sicuramente” alla missione a tutela delle navi mercantili perché in quell’area “passano attraverso il 15% delle navi e del commercio marittimo mondiale. L’Italia è il Paese più danneggiato. Per adesso la missione è stata bloccata dalla Spagna, che non ha voluto riconfigurare Atalanta. Servirà una nuova missione, il ministro Tajani sta già interloquendo affinché parta”.

Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha invece reso noto che la Spagna non si unirà alla missione europea per il pattugliamento del Mar Rosso. “Abbiamo più di tremila soldati schierati in diverse missioni. Stiamo guidando l’operazione Atalanta nell’Oceano Indiano per contrastare il fenomeno della pirateria. Naturalmente non ci opporremo al lancio di questa nuova missione da parte del Consiglio dell’Unione europea. Ma la nostra intenzione è quella di non partecipare perché riteniamo che siamo già presenti in altre missioni internazionali e che altri Paesi dovrebbero guidare questa missione”.

 

Nuovi attacchi contro gli Houthi

Dopo i raid notturni anglo-americani del 12 gennaio contro le postazioni delle milizie Houthi nello Yemen in cui secondo fonti citate dal New York Times sarebbero state distrutte o danneggiate tra il 20 e il 30 per cento delle capacità offensive degli Houthi, ieri la US Navy ha effettuato un nuovo attacco missilistico nei pressi della città portuale di Hodeida. “E’ stato colpito il sito da cui è stato lanciato un missile degli Houthi, alla periferia di Hodeida”.

L’attacco, spiega il Pentagono, è stato effettuato in risposta al lancio di missili antinave (uno o due) da parte della milizia yemenita e avrebbe colpito un radar.  “Questo attacco è stato condotto dalla USS Carney (cacciatorpediniere classe Arleigh Burke – DDG 64) con missili Tomahawk da attacco terrestre (TLAM) condotto contro un obiettivo militare specifico associato agli attacchi effettuati il 12 gennaio per ridurre la capacità degli Houti di attaccare i trasporti marittimi, compresi quelli commerciali”, ha reso noto il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) in un comunicato pubblicato su X. Un secondo attacco ha colpito un altro obiettivo nei pressi della capitale Sanaa.

Gli Houthi hanno sottolineato che i raid anglo-americani non hanno alcun impatto sugli attacchi contro le navi affiliate a Israele. Ipotesi quasi confermata anche da due anonimi funzionari statunitensi che al New York Times hanno riferito che gli attacchi hanno danneggiato o distrutto circa il 90% degli obiettivi colpiti ma i miliziani sciti mantengono circa tre quarti della loro capacità di lanciare missili e droni contro le navi in transito nel Mar Rosso.

La stima fatta dalle fonti rileva che dopo i raid lanciati contro più di 60 obiettivi con oltre 150 munizioni a guida di precisione, gli attacchi hanno danneggiato o distrutto circa il 20-30 per cento della capacità offensiva degli Houthi, gran parte della quale è montata su piattaforme mobili e può essere spostata o nascosta.

Trovare obiettivi Houthi si sta rivelando più impegnativo del previsto”, ha sottolineato il NYT, a cui le fonti hanno spiegato che “le agenzie di intelligence Usa e occidentali non hanno speso molto tempo o risorse negli ultimi anni per raccogliere dati sulla posizione delle difese aeree Houthi, sugli hub di comando, su depositi di munizioni e siti di produzione e stoccaggio di droni e missili”.

 

Navy SEAL dispersi

Il Central Command statunitense ha reso noto inoltre che due membri dei Navy SEAL risultano dispersi dopo una missione effettuata la notte dell’11 gennaio al largo della Somalia. La nota non spiega in quale missione fossero coinvolti i membri delle forze speciali ma specifica che erano “schierati in avanti” nell’area operativa della Quinta Flotta dell’US Navy e stavano “supportando un’ampia varietà di missioni”.

CENTCOM ha affermato che le operazioni di ricerca e salvataggio sono attualmente in corso per localizzare i due militari aggiungendo che non rilascerà ulteriori informazioni sull’incidente fino al completamento della missione di recupero del personale.

La missione non era collegata all’operazione Prosperity Guardian, la missione statunitense e internazionale in corso per fornire protezione alle navi commerciali nel Mar Rosso, o agli attacchi di ritorsione che le navi da guerra statunitensi e britanniche hanno condotto nello Yemen negli ultimi due giorni, ha affermato un funzionario sentito dall’agenzia di stampa AP.

Le stese fonti hanno spiegato che i SEAL erano in missione di interdizione e stavano arrampicandosi sulla murata di una nave quando sono stati travolti dalle onde alte. Nella zona del Golfo di Aden la US Navy conduce missioni di interdizione tese a bloccare imbarcazioni cariche di armi dirette alle milizie Houthi nello Yemen ma anche di contrasto ai pirati somali del Puntland.

Secondo quanto riferito alla AP da un altro funzionario la missione degli incursori non era correlata neppure al sequestro della petroliera St. Nikolas da parte dell’Iran,

Foto: Marina Militare

Mappa: Luca Gabella

 

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