Il contributo italiano alle operazioni della NATO per il controllo dei fondali nel Mediterraneo

 

 di Massimo Vianello* (CESMAR)

La fine dello scenario geopolitico caratterizzato da un mondo diviso in blocchi, che facevano riferimento alle due superpotenze USA e URSS, è stato sostituito da quella che è stata comunemente definita globalizzazione ovvero una società internazionale basata sulla interdipendenza delle economie nazionali. L’instabilità dei mercati, derivanti dall’inizio delle guerre commerciali e della pandemia da SARS-Cov-2, ha fatto parlare di “Governo mondiale dell’emergenza”[1], “Globalizzazione flessibile”[2] e di “Mondo post-globale”[3].  Tutto ciò si è ulteriormente complicato con lo scoppio delle ostilità in Ucraina.

In uno scenario così complesso sono emerse evidenti vulnerabilità e la dimensione subacquea ha acquisito sempre più importanza in quanto oggetto di contese, sfruttamento e competizione oltre che di rivalità e pertanto anche un terreno aperto alle sfide tecnologiche.

È sufficiente osservare come oltre il 95% delle telecomunicazioni del pianeta viaggi attraverso cavi sottomarini e che, per esempio, l’ENI estragga idrocarburi da piattaforme offshore situate nei mari prospicienti 17 differenti paesi, per capire come in tale ambito l’ambiente marino rivesta un ruolo fondamentale nella interconnessione dei popoli, nel flusso di merci e capitali nonché nella fornitura di servizi.

Tracciato dei cavi sottomarini per le telecomunicazioni (Submarine Cablemap).

 

Di conseguenza, l’esistenza della minaccia portata da organizzazioni terroristiche e le azioni riconducibili a conflitti di media o vasta estensione che si ripercuotono anche sulle economie di paesi terzi, hanno richiamato l’attenzione sull’importanza di esercitare un’attenta azione di vigilanza dei fondali marini, necessaria per la difesa delle infrastrutture subacquee, altrimenti note come “infrastrutture critiche – CUI (Critical Undersea Infrastructure)” ivi giacenti (gasdotti, cavidotti[4], piattaforme estrattive e altro) e degli interessi economici a esse correlati.

Tracciato dei principali gasdotti. (L’EGO-HUB)

 

Il controllo dei fondali

In tale contesto la NATO, dopo il sabotaggio del gasdotto Nord Stream nel Mar Baltico, avvenuto nel settembre 2022, ha rivolto la sua attenzione sulla sorveglianza e la protezione delle infrastrutture subacquee strategiche.

È così che, nel febbraio 2023, è stata istituita la “CUI Coordination Cell” presso il Quartier generale della NATO e la SNMCMG2 (Forza navale di contromisure mine standing della NATO) è sempre più frequentemente impegnata in operazioni di controllo dei fondali del Mare Mediterraneo[5].

Il Comando nazionale delle forze di contromisure mine (MARICODRAG), che con le sue unità cacciamine esprime una spiccata capacità di esplorazione dei fondali marini, consente alla Marina Italiana di fornire, in tale ambito, un prezioso contributo all’Alleanza che si è recentemente evidenziato durante il periodo di comando italiano della SNMCMG2, chiusosi il 12 gennaio 2024.

In tale periodo sono state effettuate operazioni subacquee per il controllo del gasdotto TRANSMED che collega l’Algeria alla Sicilia, attraversando la Tunisia (agosto 2023); del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) che provenendo dall’Azerbaijan, connette, nell’ambito di un progetto europeo d’interesse comune, Grecia e Italia, via Albania, presso Melendugno (dicembre 2023) e delle condutture del rigassificatore OLT (Offshore. LNG. Toscana), al largo di Livorno, sempre nel dicembre 2023.

Formazione di Cacciamine della Nato

 

La professionale capacità operativa che oggi la Marina Militare è in grado di fornire alla NATO deriva dalla precedente esperienza, maturata a partire dal 2022, dopo il sabotaggio del Nord Stream sino ad oggi. Sino da allora la Marina Militare ha stabilito di effettuare un’operazione nazionale denominata “Fondali Sicuri” a sua volta inquadrata nel più ampio contesto della “Mediterraneo Sicuro”, dove è stato periodicamente monitorato, oltre ai già menzionati gasdotti, anche il Green Stream che collega la Libia con la Sicilia, presso Gela.

Data la considerevole estensione delle infrastrutture subacquee di interesse strategico, si è reso necessario ricorrere al concorso di tutti quei vettori quali le navi o aerei impegnati anche in altre attività o missioni, oppure in trasferimenti, per il riporto di eventuali natanti sospetti in relazione alla loro posizione nelle acque sovrastanti cavidotti o condutture subacquee.

La fusione delle informazioni presso la centrale operativa della Squadra Navale, dove confluiscono ulteriori riporti e dati, ha consentito di ottimizzare l’impiego di assetti capaci di operare nella dimensione subacquea per il monitoraggio di quanto avviene sotto la superficie del mare.

Allo stato attuale il compito di operare nelle dirette prospicenze delle infrastrutture è assegnato ai cacciamine (con il concorso di sottomarini, navi antisom, unità idro-oceanografiche nonché unità appoggio operazioni subacquee).

 

La rilevanza della Componente di Contromisure Mine

Il cacciamine è un mezzo, per sua natura, deputato a esplorare il fondo del mare impiegando ecogoniometri ultracustici ad alta frequenza con portata di scoperta modesta ma con un elevato potere di definizione che consente di localizzare e discriminare oggetti di piccole dimensioni e quindi, all’occorrenza, anche eventuali ordigni esplosivi posti in prossimità delle infrastrutture subacquee.

Centrale Operativa di un Cacciamine

 

Da sempre è equipaggiato con ROV (Remotely Operayed Vehicles) in grado di identificare otticamente gli oggetti sul fondo e più recentemente anche con AUV (Autonomous Underwater Vehicles) organici e non organici che, essendo equipaggiati con Side Scan Sonar[6] e di Syntetic Aperture Sonar[7] di ultima generazione, ampliano la portata di scoperta ed incrementano, in taluni casi, la profondità di esplorazione fino ai 3000 m.

Sia i ROV (veicoli subacquei filoguidati) che gli AUV (veicoli autonomi) rientrano nella più ampia categoria degli UUV (Unmanned Underwater Vehicles) più comunemente noti presso l’immaginario collettivo come “droni subacquei” e rappresentano l’assetto qualificante per la protezione delle infrastrutture critiche.

Per un più proficuo impiego degli unmanned, questi devono operare rispetto ad una piattaforma di riferimento dotata di adeguate apparecchiature acustiche e predisposizioni che consentano di espletare le fasi preliminari di esplorazione e scoperta e il successivo controllo distante, esercitato a seconda delle modalità ed opzioni di utilizzo contemplate da ciascun specifico drone.

Inoltre, alla fase di sorveglianza ed ispezione potrebbe seguirne una successiva di intervento, volta ad eliminare l’eventuale minaccia riscontrata.

AUV tipo “Remus”

Peraltro, il cacciamine, oltre alle buone capacità di esplorazione e di ispezione, costituisce un’ottima piattaforma d’appoggio per le operazioni subacquee in senso lato, grazie alla sua capacità di mantenimento della posizione rispetto al fondo (posizionamento dinamico) ed alle sue predisposizioni per la messa a mare e recupero di mezzi e per il supporto alle immersioni di operatori sub. Non va infine trascurato il fatto che, in caso di scenari ad alto rischio, può vantare anche un elevato shock factor dello scafo (capacità di resistenza a esplosioni ravvicinate).

Uno dei tipici modus operandi dei reparti di CMM consiste nel condurre periodiche operazioni di Route Survey per l’esplorazione del fondo lungo le principali SLOC (Sea Line of Comunication) volte a mantenere costantemente aggiornata la situazione dei cosiddetti NoMBO (Non Mine Bottom Objects).

Tale situazione all’evenienza consente, lavorando “per differenza”, di velocizzare il rinvenimento degli ordigni sul fondo per poi passare all’eventuale successivo intervento.

La situazione aggiornata dei fondali periodicamente esplorati viene archiviata presso il MWDC (Mine Warfare Data Center) di MARICODRAG (Comando delle forze di contromisure mine) che costituisce una importante banca dati per il supporto di successive operazioni.

AUV medio “Hugin 1000”. Messa a mare per una pipeline survey 

La trasposizione di tale metodo di lavoro nei confronti dei tracciati di cavidotti o condotte, evidenzia che non solo le caratteristiche generali del cacciamine lo candidano ad assumere un ruolo di rilievo nelle operazioni per la protezione delle infrastrutture, ma anche il criterio stesso del suo impiego.

La componente CMM nazionale, oltre ad essere la prima utilizzatrice di ROV nell’ambito della Marina, all’atto pratico, ha guidato l’introduzione in servizio degli AUV e degli USV (Unmanned Surface Vehicles)[8], creando un nucleo di personale e mezzi ri-dislocabile o imbarcabile e installando, a bordo di un cacciamine, un AUV medio tipo “Hugin” di spiccate capacità operative, in grado di esplorare in tempi brevi vaste e profonde zone del fondo marino con un ottimo potere di risoluzione.

MARICODRAG, che raduna sotto di sé oltre agli assetti di CMM anche quelli idro-oceanografici (alcuni dei quali condivisi con il NATO/CMRE) [9], rappresenta, in tale frangente, un moltiplicatore di forze in termini di sinergie e moduli operativi da destinare all’evenienza alle operazioni di protezione delle CUI, come pacchetto a sé stante o come risorsa da integrare in un più ampio dispositivo navale, a seconda della complessità dello scenario.

 

Prospettive future

L’impatto che il sabotaggio o il danneggiamento delle condotte subacquee può determinare enormi danni alle forniture energetiche con i conseguenti effetti in cascata sulle economie dei paesi. Il taglio, la manomissione o l’uso improprio dei cavi sottomarini può inoltre causare effetti vari sui flussi di informazioni, ivi incluse le transazioni finanziarie. Tutto ciò ha portato la NATO, l’UE e le nazioni interessate a intraprendere opportune azioni volte a fronteggiare tale minaccia non solo nell’immediato, ma anche per i tempi a venire.

In ambito nazionale questo ha portato a sviluppare piani di ammodernamento e rinnovamento dello strumento navale che recepiscono il requisito operativo della capacità di protezione delle infrastrutture critiche. Le azioni intraprese sono in sintonia con il rilievo che il Piano del Mare, promulgato dal Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPoM),[10] attribuisce alla dimensione subacquea e mirano a colmare, in tale ambito, i limiti dei mezzi concepiti per le tradizionali forme di lotta sotto la superficie.

Il programma pluriennale per la costruzione dei Cacciamine di Nuova Generazione (CNG) prevede per questi mezzi la dotazione di una maggiore e diversificata capacità unmanned modulare[11]. Inoltre, una aliquota delle 12 unità previste sarà connotata da caratteristiche di dislocamento e apparato di propulsione tali da consentirne una adeguata aggregazione ai reparti navali dislocati nelle aree del “Mediterraneo Allargato”, al di fuori delle acque di normale gravitazione, laddove sussistano interessi nazionali da tutelare che richiedano la ricognizione e la sorveglianza dei fondali.

 

Con i programmi NFS (Near Future Submarine) e NIOM (Nave Idro Oceanografica Maggiore) la capacità unmanned, che allo stato attuale è quasi completamente concentrata sulle unità di CMM, verrà estesa anche ai nuovi sottomarini e alla nuova nave idrografica.

I programmi SDO – SuRS (Special Diving Operations – Submarine Rescue Ship) e UBoS (Unità per Bonifiche Subacquee) porteranno a disporre di piattaforme dotate di predisposizioni tecnologicamente avanzate per il supporto delle operazioni subacquee, tra le quali l’impiego di veicoli sub unmanned imbarcati oltre che degli operatori sub.

Il piano di ammodernamento dei mezzi e sistemi dovrà essere accompagnato da ulteriori iniziative nel campo della ricerca e sviluppo, della dottrina operativa nonché da collaborazioni con il comparto civile dell’offshore e con le compagnie di telecomunicazioni.

A livello europeo, nell’ambito della PESCO (Permanent Structured Cooperation: Cooperazione nel comparto difesa tra stati membri della UE), l’Italia nella sua veste di coordinatore del progetto CISP (Critical Seabed Infrastructure Protection) sta supportando uno studio, a cui partecipano anche ditte italiane, mirato alla realizzazione di garage subacquei dove gli AUV potrebbero effettuare la ricarica elettrica della batteria senza la necessità di essere recuperati a bordo, aumentando di conseguenza l’indice di disponibilità sul fondo del mare[12].

 

Risulta essere inoltre in corso di valutazione la possibilità di analizzare il ritardo di fase nel segnale che transita nelle fibre ottiche dei cavi sottomarini, determinato dal segnale acustico nelle acque circostanti, per rilevare l’eventuale presenza in zona di mezzi estranei.

Parallelamente, l’EDA (European Defense Agency) sta conducendo uno studio volto a sciogliere le dicotomie sullo status giuridico e sulle norme di sicurezza in mare inerenti ai droni marittimi (MUS)[13].

In ambito nazionale, con l’intento di coordinare gli sforzi degli enti di ricerca militari e civili e dell’industria nel campo del cosiddetto underwater, è stato istituito il “Polo nazionale della dimensione subacquea” a guida Marina Militare.

Inoltre, in accordo al già citato Piano del Mare, si prevede entro il 2024 l’istituzione di un’”Autorità Nazionale per il Controllo delle Attività Subacquee” che, disponendo della conoscenza dell’ambiente subacqueo da un punto di vista idro-oceanografico, geofisico e dei siti antropici, potrà esercitare nelle aree di giurisdizione un adeguato controllo dello spazio subacqueo. In tale ambito verrà regolamentato l’accesso ai mezzi preventivamente classificati e certificati, coordinandone il traffico al fine di evitare interferenze con le attività militari e la sovrapposizione di attività civili nella medesima zona.

Infine, corre l’obbligo di evidenziare come, alla luce dell’estensione dei cavidotti e condotti sottomarini, la condivisione di mezzi e sistemi assume un’importanza strategica. Ciò porta a tenere in debita considerazione le possibili forme di cooperazione non solo nell’ambito NATO e UE ma, quando possibile, anche nei confronti del comparto industriale del settore dell’offshore che da sempre opera con UUV destinati a compiti di ricognizione, ispezione e manutenzione.

Analoga importanza assumono le cooperazioni con le compagnie di telecomunicazioni proprietarie dei cavi in cui transita il traffico internet, come quella siglata dalla Marina Militare con l’italiana TIM-Sparkle per la condivisione delle mappature dei fondali e la segnalazione di eventuali danneggiamenti della rete.

Foto: Marina Militare Marina Spagnola, NATO, Hii, e IMMSI

 

L’Ammiraglio Massimo Vianello ha frequentato la Scuola Navale F. Morosini e l’Accademia Navale. Ha conseguito la qualificazione in Armi Subacquee e la specializzazione in Contromisure Mine. Nel 1994 ha frequentato il “Mine Warfare Staff Officer Course” presso la Scola di Guerra di Mine Belga/Olandese EGUERMIN (Ostenda -Belgio). Nel 1996/97 ha frequentato il Corso Superiore di Stato Maggiore presso l’Istituto di Guerra Marittima (IGM) di Livorno e successivamente il Corso Superiore di Stato Maggiore Interforze presso l’ISSMI a Roma.

Tra il 2003 ed il 2006, durante il periodo di servizio presso l’Ufficio Lotta sotto la Superficie del Reparto SPMM dello Stato Maggiore Marina, ha rivestito anche gli incarichi di: Chairman dello “Specialist Team for Harbour Protection Trials”, di rappresentante nazionale presso i gruppi di lavoro tecnici ed operativi della NATO sulla guerra di mine (NNMWG ed NG3/MCG3) nonché presso l’EDA (European Defence Agency). E’ stato il comandante del MSC Mandorlo, MHC Gaeta, fregata Maestrale e di Nave Vespucci. Nel grado di Contrammiraglio, ha comandato le Forze di CMM (Contromisure Mine) ed il 29° Gruppo Navale. Ha partecipato alle operazioni: Golfo Persico 1, Allied Force e Mare Nostrum. Dopo la cessazione del servizio permanente, ha scritto alcuni saggi e articoli di carattere storico e tecnico operativo sulla guerra di mine.

 

NOTE

[1] Alessandro Colombo, Il Governo mondiale dell’emergenza, Milano, Raffaello Cortina Ed., 2022.

[2] Pankaj Ghemawat, La globalizzazione flessibile, come affrontare i mercati nell’era delle nuove guerre commerciali, Padova, Poste Editori, 2018

[3] Mario Deaglio a cura di, Il Mondo post-globale, Milano, Guerini e Associati, 2022.

[4] A loro volta i cavi possono essere telefonici, riguardare il trasferimento di dati oppure il trasporto di energia elettrica. (N.d.A.).

[5] Analogamente la SNMCMG1 (Forza navale di contromisure mine standing della NATO normalmente operante fuori dal Mediterraneo) è stata impiegata in operazioni di sorveglianza e protezione nei mari del Nord Europa. (N.d.A.).

[6] Ecogoniometro a scansione laterale. (N.d.A.).

[7] Ecogoniometro ad aperture sintetica, Il cui principio di funzionamento consiste nel combinare elettronicamente impulsi successivi (‘ping’) in modo da creare artificialmente le condizioni per aumentare la risoluzione in azimut. (N.d.A.).

[8] Veicoli autonomi di superficie che, nella fattispecie, possono rimorchiare sensori di scoperta subacquei. (N.d.A.).

[9] CMRE: Centre for Maritime Research and Experimentation, situato a La Spezia. (N.d.A.).

[10] Approvato dal Consiglio dei ministri per il triennio 2023 – 2025, in data 31 luglio 2023. (N.d.A.).

[11] Programma pluriennale di A/R nr. SMD 08/2022, ediz.2022. Durata complessiva del programma: 2023 – 2037. (N.d.A.).

[12] Tom Kington, Seafloor drone garages? Italy weighs new tools to protect vital cables, in Defense News, 19 luglio 2023.

[13] MUS: Maritime Unmanned Systems (Categoria che ingloba sia I veicoli autonomi di superficie che quelli subacquei). (N.d.A.).

 

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