Caso Navalny: Budanov mette KO i governi occidentali
I colpi di mano messi a segno dei servizi segreti ucraini hanno in diverse occasioni colto di sorpresa i russi ma non era mai accaduto che l’agenzia guidata da l tenente generale (a soli 38 anni) Kyrilo Budanov spiazzasse e mettesse KO gli alleati occidentali dell’Ucraina o quanto meno la loro narrazione anti-russa.
Budanov, alla testa dell’intelligence militare di Kiev (GUR), ha affermato ieri che Il dissidente russo Alexei Navalny ”è morto per un coagulo di sangue”, quindi ”si tratta di una morte naturale” aggiungendo che la notizia ”è più o meno confermata. Potrei deludervi, ma quello che sappiamo è che è morto davvero per un coagulo di sangue”.
Буданов назвав причину смерті Навального: «Я можу вас розчарувати, але те, що нам відомо, — він реально загинув від тромбу»https://t.co/rHpzbEXbf1 pic.twitter.com/0zKZvgnm5O
— hromadske (@HromadskeUA) February 25, 2024
Le parole di Budanov confermano quindi la versione fornita da Mosca che ha attribuito la morte di Navalny in un centro detentivo siberiano a un’embolia e poi ad una trombosi, quindi una tesi compatibile con la presenza di un coagulo di sangue.
L’intelligence ucraino e il suo capo, non sospettabili di simpatie putiniane (ieri Budanov ha minacciato i russi di “nuove sorprese” in Crimea), smentiscono quindi che il dissidente sia stato avvelenato con l’agente nervino Novichok o ucciso con un pugno al cuore, tesi in base alle quali la vedova di Navalny e tutto l’Occidente avevamo puntato il dito contro Mosca e Putin.
La dichiarazione di Budanov in pochi secondi ha screditato gli Stati Uniti e lo stesso Joe Biden che aveva dato del “figlio di….” al presidente russo dopo aver varato 500 nuove sanzioni contro esponenti russi, ma anche l’Unione europea che ne ha varate altre 200 in risposta all’uccisione del dissidente, celebrato solennemente nei giorni scorsi.
Con malizia, si può forse sospettare che Budanov abbia voluto mettere in imbarazzo gli alleati occidentali, che a parole promettono assistenza infinita a Kiev fino alla immancabile vittoria ma nei fatti stanno lasciando l’Ucraina senza armi e munizioni di fronte all’incalzare delle truppe russe su tutti i fronti.
Perché i casi sono due: o Budanov ha mentito oppure è ben informato su quanto accade in Russia perché, come ha già dimostrato in passato, dispone di buine fonti.
Di certo le affermazioni di Budanov costituiscono una doccia fredda per politici e media occidentali non solo perché il brillante ufficiale (candidato fino a pochi giorni or sono ad assumere il comando delle forze armate ucraine al posto del generale Valert Zaluizhny) e il GUR non sono sospettabili di fare il gioco di Putin o favorire gli interessi russi, ma soprattutto perché la morte di Navalny è stata strumentalizzata dalla propaganda e della disinformazione occidentale (che al pari di quella russa è decisamente protagonista della narrazione del conflitto in atto in Ucraina) contro la Russia e Putin con l’obiettivo di complicarne la vittoria alle imminenti elezioni presidenziali.
Pragmaticamente, Analisi Difesa aveva evidenziato in una recente intervista a TGCOM24 Mediaset come la morte di Navalny alla vigilia del voto non comportasse alcun vantaggio per Putin e la Federazione Russa.
Anzi, è vero il contrario poiché l’intero Occidente ha condannato la morte del dissidente attribuendola immediatamente (e a quanto sembra senza solide prove a sostegno) a un omicidio commissionato dal Cremlino mentre anche all’interno della Russia vi sono state manifestazioni e proteste represse dalle forze dell’ordine.
Occorre vora vedere quali reazioni si registreranno in Europa e Stati Uniti alle dichiarazioni del capo dell’intelligence militare di Kiev. Faranno tutti finta che non siano state pronunciate? Budanov verrà costretto dalla “ragion di stato” a ritrattarle? I portavoce della Commissione UE e della Casa Bianca smentiranno ufficialmente le sue dichiarazioni ? Oppure Budanov verrà accusato di essere un pericoloso agente di influenza putiniano?
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.