La Spada del Proletariato

 

La Spada del Proletariato nasce da una doppia intuizione. In primo luogo che i tempi siano maturi per poter riguardare alcuni eventi della storia contemporanea staccandosi dalle influenze ideologiche.

Facendo questo si può investigare un fenomeno storico non solo trattando i soliti freddi dati macroscopici, ma anche ricomponendo molti repertori e curiosità poco note, che nondimeno aiutano a definire il percorso. In seconda battuta, che gli eserciti moderni, sia perché le necessità logistiche influenzano le politiche infrastrutturali, produttive, politiche; sia perché accolgono al loro interno decine di migliaia, e nel primo novecento addirittura milioni, di soldati delle più diverse estrazioni, configurandosi quindi come vere e proprie forze sociali e aliquote di popolo.

Il libro, quindi, si propone di vedere il ruolo sociale e politico che i soldati ebbero, all’interno della società russa, nel corso dei principali eventi storici e politici che scossero il paese, fino ad arrivare all’epifania rappresentata dalla Seconda Guerra Mondiale, che non a caso in Russia si chiama “Grande Guerra Patriottica”.

Ecco allora che la caduta della monarchia in Russia, e il fatto che nessuno, nemmeno i monarchici, tentarono di restaurare Nicola II, trova una spiegazione anche nel modo in cui il regime zarista rifiutava caparbiamente di accettare il fatto che il feudalesimo era finito, il che  si traduceva in un esercito caratterizzato da nepotismo sfrenato, scandali di corruzione, colossali sviste organizzative e, soprattutto, un trattamento della truppa che non si rifaceva alla disciplina militare, ma per l’appunto a pratiche di deferenza gerarchica medioevali (si pretendeva ad esempio che i soldati non facessero il saluto militare, ma piuttosto si togliessero il cappello e chinassero il capo, pena la fustigazione pubblica).

Allo stesso modo, la debolezza del governo provvisorio è in buona parte determinata dal fatto che l’impegno con gli Alleati a proseguire la guerra, i rovesci subiti al fronte, e la sordità rispetto alle richieste dei comitati dei militari, gli alienarono le simpatie dei soldati, che piuttosto andarono verso i Bolscevichi. Non a caso Lenin, appena rientrato dall’esilio, esordì nel suo discorso pubblico con un “compagni operai, soldati e marinai”.

I militari giocarono un ruolo assolutamente centrale nel difendere la Russia dalle spedizioni coloniali “alleate” del 1919 (un aspetto della storia molto poco indagato, ma che nasconde degli aspetti incredibili, soprattutto per quello che riguarda il ruolo degli italiani), dal determinare chi dovesse vincere la contesa politica tra Stalin e Lev Trockij, e perfino nel consentire, e addirittura richiedere, le grandi purghe sociali e politiche degli anni ’20.

In tutti questi processi, i militari non furono mai le obbedienti marionette che la vulgata tende a raccontare, ma soggetti attivi con precise esigenze, rimostranze, speranze e desideri.

Questo non è un libro di storia militare, ma un libro che parla di militari, e in quanto tale considera anche degli aspetti della dottrina militare russa e sovietica che il lettore vedrà essere sostanzialmente gli stessi assiomi che stanno alla base del moderno conflitto in Ucraina: il nesso della posizione di San Pietroburgo rispetto ai confini e la necessità di aggiustarli in termini favorevoli per i russi (che nel ’39 l’anti-sovietico Churchill reputava “una cosa ragionevole”), la costituzione di forze armate privilegianti la durabilità dei mezzi e la mobilità, in grado di combattere e manovrare negli spazi aperti pianeggianti dell’Europa dell’Est.

E ancora, le inquietanti similitudini tra l’affare Kornilov e la marcia su Mosca del proprietario della compagnia militare privata Wagner Prighozin, il comportamento degli Ucraini, storicamente propensi a cambiare bandiera pur di non essere associati alla Russia e poco teneri nei confronti delle altre nazionalità che abitano la loro terra e infine i dettami della dottrina nucleare sovietica, che sono esattamente gli stessi in vigore oggi.

Il testo, che cerca di essere fruibile tanto ad un pubblico di tecnici che di semplici interessati, e quindi mantiene una dimensione ed un registro snello, si appoggia ad una robusta bibliografia composta sia dai classici della materia che dagli studi più recenti, con l’aggiunta di alcune note di colore date dalle descrizioni giornalistiche italiane per mezzo stampa del 1905-1920.

 

Andrea Giumetti, nato a Napoli, classe 1992. Laureato in Storia e civiltà contemporanea presso l’Università degli studi di Pisa, è autore di articoli di approfondimento per riviste web e centri studio. Questo è il suo primo saggio.

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LA SPADA DEL PROLETARIATO – IL RUOLO SOCIALE DEI SOLDATI IN RUSSIA DAL 1905 AL 1945

Editore Il Cerchio
Autore: Giumetti Andrea
Pagine: 160
Euro 26,00

 

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