Nel 2024 bilanci in crescita per l’industria della Difesa

 

Le tensioni globali legate alla guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente hanno determinato un incremento di domanda per il settore della Difesa: lo rivela un rapporto dell’Area Studi Mediobanca. La spesa globale per la difesa ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (2,3 per cento del PIL mondiale, +0,1 per cento. sul 2022), pari a 6,7 miliardi di dollari al giorno, registrando un incremento del 6,8 per cento, il più marcato dal 2009.

La spesa mondiale per la difesa pro-capite risulta la più alta dal 1990, raggiungendo i 306 dollari a persona, pari a 0,8 centesimi di dollari al giorno. Il 37,5 per cento della spesa globale fa capo agli Stati Uniti (916 miliardi di dollari), seguiti da Cina con il 12,1 per cento (296 miliardi di dollari), Russia (4,5 per cento), India (3,4 per cento) e Arabia Saudita (3,1 per cento); l’Italia è dodicesima con l’1,5 per cento del totale mondo: 35,5 miliardi di dollari pari a 97 milioni al giorno, con incremento del +5,5 per cento atteso per il 2024.

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul Pil della spesa: di gran lunga al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%, la Russia è in settima posizione (5,9%), gli Stati Uniti in 22esima (3,4%), la Cina in 69esima (1,7%) e l’Italia in 75esima (1,6%, era 1,4% nel 2013 e 2,8% nel 1963).

Questo incremento ha avuto un impatto diretto sui bilanci dei principali player del comparto e sulle loro quotazioni in Borsa. In risposta a queste sfide, si prevede nel 2024 un ulteriore incremento dei ricavi (+6%) rispetto al 2023″ sottolineano gli analisti dell’Area Studi Mediobanca che hanno dedicato alla Difesa un approfondimento nella ricerca sui bilanci annuali di oltre 330 multinazionali industriali mondiali suddivise per comparto.

Il panorama è dominato dai big statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%. Gli Stati Uniti, con 15 player, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale.

Gli Stati Uniti, con 15 player, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale.

I primi cinque posti per ricavi stimati generati dal comparto della Difesa sono occupati esclusivamente da gruppi statunitensi: Lockheed Martin (55 miliardi), RTX (36,8 miliardi), Boeing (31 miliardi), Northrop Grumman (30,6 miliardi) e General Dynamics (26,8 miliardi). In ottava posizione si colloca Leonardo (11,5 miliardi) e in 25esima Fincantieri (2 miliardi). Nella Top10 europea il numero uno è la britannica BAE Systems (25,8 miliardi), seguita da Leonardo e dalla francese Thales; Fincantieri è nona.

L’incremento dei ricavi vede primeggiare la statunitense V2X (+37,1% sul 2022) e la Korea Aerospace Industries (+37%), davanti a un’altra statunitense, Parsons (+29,7%), alla svedese Saab (+22,9%), prima europea, e all’indiana Bharat Electronics (+18,1%).

La redditività aggregata appare calante: l’ebit margin medio scende dal 7,9% del 2019 al 7,4% del 2022 e al 7,2% nel 2023. Il podio è appannaggio delle asiatiche: le indiane Bharat Electronics (ebit margin al 26,5%) e Hindustan Aeronautics (25,9%) e la turca Aselsan (17,2%), tutte a controllo statale; segue la statunitense CurtissWhright (17,0%).

Il rapporto conclude che l’industria europea è sostanzialmente subalterna a quella americana per inferiori spese degli Stati membri, frammentazione istituzionale delle politiche di Difesa nazionali e scarsa propensione a cooperare.

“Rendere più competitive le imprese comporta un consolidamento industriale e un incremento dei progetti congiunti, i cui vantaggi si misurano in termini di maggiore efficienza ed economia di scala e migliore interoperabilità – concludono gli analisti dell’Area Studi Mediobanca – Investire nella Difesa ha un ritorno non solo in termini di sicurezza, ma anche in termini di resilienza, competitività industriale e di presidio delle verticali tecnologiche.”

(con fonti Ansa e Agenzia Nova)

Foto: Leonardo

 

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