Navi russe a Tobruk: Haftar rafforza l’intesa militare con Mosca

 

Il comandante in capo dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) e uomo forte della Cirenaica, il feldmaresciallo Khalifa Haftar, ha ricevuto ieri nel suo quartier generale a Bengasi una delegazione degli Stati Uniti guidata dall’inviato speciale Usa in Libia, Richard Norland, e dall’incaricato d’affari dell’ambasciata statunitense nel Paese, Jeremy Berndt.

Lo ha riferito una nota dell’LNA: al centro dei colloqui “gli ultimi sviluppi politici in Libia” e “l’importanza di sforzi continui per preparare il Paese alle elezioni presidenziali e parlamentari”, sostenendo il lavoro della missione Onu per raggiungere “soluzioni armoniose” al riguardo. La delegazione Usa, stando alla fonte, ha sottolineato il ruolo dell’LNA “nella sicurezza e nella stabilità” della Libia, nonché l’importanza del “coordinamento e della cooperazione” con gli Stati Uniti “per combattere il terrorismo e l’estremismo”.

Non c’è dubbio circa il rilievo del ruolo svolto dall’LNA per contrastare l’insediamento di gruppi jihadisti nelle aree sotto il suo controllo in Cirenaica e Fezzan (pari a circa i tre quarti della Libia) ma è molto probabile che la delegazione degli Stati Uniti (di cui Haftar è cittadino fin dagli anni ’90 quando risiedeva a Langley, in Virginia, da oppositore al regime di Muammar Gheddafi) abbia chiesto al feldmaresciallo chiarimenti circa i sempre più stretti rapporti militari con Mosca.

Haftar del resto ha nominato il figlio Saddam (anche lui con importanti relazioni a Mosca) a capo dell’LNA in cui anche gli altri due figli hanno incarichi di comando ,consolidando così il controllo del suo clan sulla Cirenaica.

Il 18 giugno, il Comando Generale dell’LNA ha annunciato l’arrivo di due navi da guerra russe al porto di Tobruk, che da tempo la Marina Russa vorrebbe poter impiegare regolarmente come seconda base navale nel Mediterraneo dopo quella di Tartus (Siria).

La visita dell’incrociatore missilistico Varyag (Classe Slava) e della fregata Maresciallo Shaposhnikov (classe Udaloy ammodernata), “hanno lo scopo di migliorare la cooperazione e il coordinamento tra le marine libica e russe e mira a migliorare la formazione, la manutenzione, il supporto tecnico e logistico e le competenze in materia di sicurezza marittima” secondo il comando delle forze navali dell’LNA.

Secondo alcune fonti le navi, appartenenti alla Flotta del Pacifico, erano scortate da due sottomarini mentre in aprile 5 navi cargo e diversi aerei da trasporto russi sbarcarono in Cirenaica equipaggiamenti, veicoli e consiglieri militari russi, non è chiaro se destinati a rafforzare ’LNA o a raggiungere altre nazioni africane in cui la presenza militare russa è in fase di potenziamento.

Il comunicato ha aggiunto che questa visita è “basata sulla volontà e sulle direttive del comandante del comando generale, il feldmaresciallo Khalifa Haftar, di accelerare la costruzione delle forze armate in generale, e delle forze navali in particolare”.

Il Dipartimento di Stato USA ha espresso preoccupazione per i rapporti tra Russia e Cirenaica dove da almeno 5 anni sono presenti consiglieri militari russi, tra i mille e i 2mla uomini un tempo appartenuti al Gruppo Wagner e oggi inseriti nell’Africa Corps russo.

Mosca sta rafforzando la sua presenza in diverse nazioni africane e le basi aeree in Libia fungono da hub per l’afflusso di truppe e mezzi destinati a rischierarsi in Mali, Repubblica Centrafricana, Burkina Faso, Niger e forse Sudan.

Il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha detto ad Al Hurra TV che Mosca “non ha nascosto la sua ambizione di approfondire il suo punto d’appoggio in Libia e usarla come base per destabilizzare ulteriormente la regione del Sahel”, osservando che in Libia ci sono circa 1.800 militari russi.

Haftar del resto ha recentemente rinnovato con il vice ministro della Difesa Yunus-bek Yevkurov (nella foto sopra) l’accordo di cooperazione militare con la Russia firmato nel gennaio 2017 a bordo della portaerei russa Admiral Kuznetsov in transito presso le coste libiche nel viaggio di ritorno dalle acque della Siria dove aveva partecipato alle operazioni contro le milizie jihadiste.

A conferma delle solide relazioni tra Haftar e Mosca, lo scorso 31 maggio Evkurov si è recato a Bengasi per la sua quinta visita in meno di un anno e non si può escludere che i russi possano ammodernare il fatiscente porto di Tobruk in cambio del suo utilizzo regolare.

Il confronto di ieri a Bengasi tra Haftar e la delegazione statunitense potrebbe aver toccato anche il tema del recente sequestro di armi non meglio specificate dirette all’LNA a bordo di un cargo cinese nel porto calabrese di Gioia Tauro, sequestro effettuato dalle forze dell’ordine italiane su richiesta delle autorità statunitensi sulla nave mercantile MSC Arina, salpata da Yantian, nel distretto portuale cinese di Shenzhen, il 30 aprile.

In passato le navi militari dell’Operazione navale europea Irini hanno fermato mercantili che trasportavano veicoli fuoristrada e carburante per aereo destinati all’LNA, sequestrandone i carichi, anche se è il caso di ricordare che i carichi di armi turche diretti alle forze libiche fedeli al governo di Tripoli non sono mai stati intercettati dalla flotta UE perché scortati da navi da guerra turche che ne hanno sempre impedito l’ispezione.

Come riporta l’Agenzia Nova il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Jennifer Gavito, parlando alla Commissione per le relazioni estere del Senato statunitense, ha recentemente messo in guardia sulla presenza russa e cinese in Libia sottolineando i “profondi successi” delle aziende legate alla Cina nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in Libia e suggerendo che l’industria statunitense fornisca un’alternativa valida alle società di Pechino, in modo che la Libia non dipenda da partner “inaffidabili” per la sua sicurezza nazionale.

Circa la presenza russa l’ambasciatore Gavito ha riferito degli sforzi del Cremlino per creare un “rapporto di difesa” più aperto e formale con i soggetti libici, “nell’intento di destabilizzare il fianco sud della NATO”.

Foto Al-Awsat e LNA

 

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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