Il “rischio Trump” e la condivisione dei costi delle forze USA in Corea del Sud
Negli uffici governativi della difesa di Seul sembra affacciarsi l’incubo della rielezione di Donald Trump, soprattutto per quanto riguarda l’accordo SMA (Special Measures Agreement) per la condivisione dei costi del mantenimento dei 28.500 soldati americani di stanza in Corea del Sud la cui scadenza è prevista per il prossimo anno. Il presidente Donald Trump, durante la sua presidenza aveva accusato Seul di “sfruttare a proprio vantaggio” la potenza militare degli Stati Uniti.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa sudcoreana, Yonhap, la Corea del Sud e gli Stati Uniti terranno il quarto round di negoziati sulla condivisione dei costi per il mantenimento delle 28.500 truppe statunitensi. I colloqui sull’Accordo sulle misure speciali (SMA) si svolgeranno a Seul dal 25 al 27 giugno, guidati da Lee Tae-woo, capo negoziatore della Corea del Sud per i colloqui, e Linda Specht, negoziatrice capo degli Stati Uniti per gli accordi di sicurezza presso il Dipartimento di Stato.
L’attuale SMA è entrato in vigore dal gennaio 2020 con una durata di sei anni e scadrà alla fine del 2025.
Il terzo round dei colloqui si era tenuto a Washington. Secondo alcune speculazioni i negoziati sarebbero stati avviati prima del previsto poiché Seul vorrebbe arrivare ad un accordo anticipato per evitare dure contrattazioni con Washington nel caso in cui l’ex presidente Donald Trump tornasse alla Casa Bianca.
L’ex presidente americano potrebbe chiedere a Seoul un forte aumento della sua quota per i costi per il mantenimento dell’USFK causando tensioni con l’alleato sudcoreano.
Nell’ambito dell’ultimo Special Measures Agreement, firmato a Seul l’8 aprile 2021 ed entrato in vigore il 1° settembre 2021, con effetto dal 1° gennaio 2020, è stato stabilito il contributo della Repubblica di Corea per gli anni dal 2020 al 2025.
Per il 2020, il contributo della Repubblica di Corea è stato pari a 1,0389 trilioni di won coreani, mentre per il 2021 è stato di 1,1833 trilioni di won coreani (tra 700 e 800 milioni di dollari al cambio attuale). Per il 2022, 2023, 2024 e 2025 sono e saranno determinati aumentando il contributo dell’anno precedente per il tasso di incremento del bilancio della difesa della Repubblica di Corea dell’anno precedente.
Il tasso di aumento del bilancio della difesa del 2021 sarà utilizzato per il contributo del 2022, il tasso del 2022 per il 2023, il tasso del 2023 per il 2024 e il tasso del 2024 per il 2025.
In un precedente articolo di Analisi Difesa, si riportava, che già nel dicembre 2018, l’allora presidente Donald Trump aveva dichiarato che la Corea del Sud avrebbe dovuto pagare tra 1,2 e 1,6 miliardi di dollari all’anno per i successivi cinque anni.
Naturalmente i funzionari sudcoreani avevano dichiarato la loro contrarietà all’aumento e i due governi non sembravano vicini a un accordo. Successivamente, la Corea del Sud aveva accettato un aumento del 13,9% rispetto al vecchio accordo. Secondo le statistiche del governo coreano, Seul aveva aumentato il suo contributo dal 2005 al 2018 del 41,12% ma Washington, nei colloqui del 2019 chiedeva al governo sudcoreano di finanziare operazioni e schieramenti di assetti strategici, dalle portaerei ai sottomarini nucleari, qualora fossero necessari in risposta a una minaccia regionale.
Dal 1991, la Corea del Sud ha fornito sostegno finanziario attraverso il meccanismo SMA per compensare il costo di stazionamento delle forze statunitensi in Corea (costi per i lavoratori coreani dell’USFK; la costruzione di installazioni militari, come caserme, strutture di formazione, istruzione, operative e di comunicazione; e altro supporto logistico.)
In caso di elezione di “The Donald”, anche alcuni paesi NATO, potrebbero avere qualche grattacapo viste alcune dichiarazioni fatte alla stampa dall’ex presidente USA, il quale aveva attaccato gli alleati della NATO che non spendono abbastanza per la difesa e avrebbe addirittura incoraggiato la Russia ad attaccarli. Trump fa riferimento agli impegni assunti dagli Stati membri NATO al Summit Nato del 2014 in Galles secondo i quali gli Stati membri avrebbero dovuto incrementare le proprie spese per la difesa fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2% del Pil. Se Atene piange, Sparta non ride.
Foto: US DoD e Ministero Difesa della Corea del Sud
Elvio RotondoVedi tutti gli articoli
Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.