La Turchia punta allo Steel Dome. In vendita gli S-400 russi ?
L’ex ministro e uomo d’affari turco turco Cavit Çağlar, ha recentemente rilasciato un’intervista all’agenzia di stampa turca T24 in cui ha condiviso la sua visione sul possibile futuro dei sistemi di difesa aerea S-400 Triumf acquistati a suo tempo dalla Russia.
Secondo Çağlar, la Turchia potrebbe considerare la vendita di questi sistemi a paesi interessati come India o Pakistan, esprimendo fiducia che Mosca comprenderebbe tale decisione che, secondo Çağlar, potrebbe facilitare l’acquisto da parte della Turchia di tecnologie militari avanzate come i caccia F-16V Block 70/72 o gli F-35A, accelerando anche i relativi processi di approvvigionamento e ammodernamento.
Çağlar, che oltre al suo ruolo politico è riconosciuto per il suo contributo alla risoluzione delle tensioni tra Turchia e Russia in seguito all’abbattimento di un caccia russo Su-24 da parte della Turchia nel 2015.
In quell’occasione Çağlar ha svolto un ruolo chiave nel riavvicinamento tra i due paesi, ricevendo per questo la medaglia dell’Ordine di Stato dell’Amicizia dal presidente russo Vladimir Putin. Gli S-400, a quanto sembra attualmente non operativi e in ogni caso non integrati nel sistema di difesa aerea integrata della NATo (NADGE), sono stati al centro di numerose controversie.
Originariamente la Turchia aveva pianificato l’acquisto di tre battaglioni antiaerei S-400 con l’intenzione di produrre alcuni componenti localmente. Tuttavia, dopo aver ricevuto due batterie, le consegne sono state sospese a causa dell’opposizione dei Stati Uniti e NATO. L’acquisizione degli S-400 ha avuto tra l’altro conseguenze significative per la Turchia a livello internazionale, portando gli Stati Uniti a espellere il paese dal programma JSF (Joint Strike Fighter) che includeva anche l’acquisto di caccia F-35A Lightning II e lunghi ritardi all’acquisizione dei caccia F-16V Block 70/72, autorizzata solo nel gennaio scorso insieme agli F-35A per Grecia, rivale diretta della Turchia.
Ankara, partecipante originale al programma JSF dal 1999, intendeva acquistare 100 caccia F-35A Lightning II ma questi piani sono stati bloccati da Washington proprio a seguito dell’acquisizione degli S-400. All’inizio del 2023 il vice segretario di Stato americano Victoria Nuland ha dichiarato in un’intervista alla CNN Türk che la Turchia potrebbe essere reintegrata nel programma F-35 se risolvesse il “problema degli S-400”.
Nel maggio dello scorso anno infine, gli Stati Uniti chiesero alla Turchia di inviare all’Ucraina i medesimi S-400 acquistati dalla Russia. Ankara respinse la proposta in quanto, secondo l’allora ministro degli Ester Mevlut Cavusoglu: «…inaccettabile poiché lede la sovranità turca.»
Ricordiamo che l’S-400 è un sistema di difesa aerea avanzato sviluppato dalla Russia, progettato per intercettare e abbattere una vasta gamma di minacce aeree, inclusi aerei, missili balistici e missili da crociera. Prodotto dalla Almaz-Antey, designato dalla NATO “SA-21 Growler” questo moderno sistema di difesa aerea è entrato in servizio in Russia nel 2007.
Ogni sistema S-400 è composto da fino a 12 lanciatori (veicoli), ciascuno dotato di 4 tubi di lancio e ogni lanciatore è montato su un camion pesante 8×8 (ad esempio MAZ-543 o BAZ-64022). E’ dotato di un radar di ricerca 91N6E “Big Bird”, capace di tracciare fino a 300 obiettivi contemporaneamente, di un radar di fuoco 92N6E “Grave Stone”, utilizzato per guidare i missili verso i bersagli e di un sistema di comando 55K6E, in qualità di centro di comando mobile che coordina le operazioni.
L’S-400 può utilizzare diversi tipi di missili, ciascuno ottimizzato per intercettare minacce specifiche a diverse distanze: 48N6E2, missile terra aria con una gittata fino a 200 km, velocità Mach 6 e quota d’intercettazione fino a 27 km; 48N6E3, missile terra aria con una gittata fino a 250 km, velocità Mach 6 e quota d’intercettazione fino a 30 km; 40N6E, missile a lungo raggio dotato di una gittata fino a 400 km, velocità Mach 9 e quota d’intercettazione fino a 30 km e il 9M96E2, missile a corto raggio dotato di una gittata fino a 120 km, velocità Mach 3 e quota d’intercettazione fino a 30 chilometri.
L’S-400 può intercettare missili balistici a corto e medio raggio e può tracciare e ingaggiare – con un tempo di preparazione al lancio inferiore ai 5 minuti – fino a 80 obiettivi contemporaneamente; è inoltre uno dei pochi sistemi in grado di abbattere bersagli fino a 400 chilometri di distanza, rendendolo uno dei più avanzati sistemi di difesa aerea esistenti.
Allo stato attuale è impiegato da Russia, Cina, Bielorussia, Algeria, India e Turchia. Considerato che su molte forniture militari tecnologicamente avanzate la Russia pone la clausola che l’acquirente non possa rivenderle senza il via libera di Mosca non si può escludere che un eventuale accordo bilaterale veda la riconsegna alla Russia dei sistemi S-400 consegnasti finora alle forze armate di Ankara.
La possibile dismissione degli S-400 turchi sembra legata non solo a motivi di opportunità nei rapporti con USA e NATO ma anche alla decisione di Ankara di realizzare il programma Steel Dome, approvato il 6 agosto, per la difesa aerea nazionale impiegando sistemi missilistici di concezione e produzione turca.
Come ha ricordato recentemente l’agenzia di stampa Nova, il vicepresidente turco Cevdet Yilmaz ha definito l’approvazione del progetto una “decisione storica. Utilizzando tutti i mezzi diplomatici per la stabilità e la pace a livello regionale e globale, siamo determinati a portare il nostro Paese a una posizione molto più forte contro ogni tipo di minaccia”, ha scritto Yilmaz.
Alla realizzazione dello Steel Dome contribuiranno soprattutto le aziende turche Aselsan, Roketsan e MKE per costituire una rete di difesa aerea integrata su quattro livelli per proteggere lo spazio aereo da velivoli, droni, missili da crociera e balistici:
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Cortissimo raggio (sotto i 10 km) con sistemi Korkut, Gökberk e Sungur
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Corto raggio (5-10 km) con sistemi Herikks, Hisar A+ e Gökdemir
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Medio raggio (10-15 km ) con sistemi Kalkan 1, Kalkan 2 e Hisar O+
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Long Range (15-30+ km): con sistemi Siper con raggio d’azione previsto di 100 chilometri.
Prevista anche l’integrazione per la difesa anti-drone e antimissile di sistemi laser Alka.
Il 9 agosto Ankara ha annunciato che gli S-400 non saranno inclusi nel programma Steel Dome che rappresenta una sfida tecnologica e finanziaria importante per Ankara soprattutto perché lo sviluppo di sistemi di difesa a lungo raggio efficaci anche contro missili da crociera e balistici costituisce un campo del tutto nuovo per l’industria turca che negli ultimi tempi ha conseguito certo enormi progressi in diversi settori, portando l’export della Difesa da 4,4 miliardi di dollari nel 2022 a 5,5 l’anno scorso e facendo volare per la prima volta il caccia di 5a generazione Kaan.
Anche alla luce di queste ultime decisioni non si può escludere che gli S-400 acquisiti da Mosca siano stati attentamente analizzati dall’industria turca per acquisire informazioni e tecnologie utili allo sviluppo di sistemi autoctoni che richiederanno comunque diversi anni.
Foto: Ministero Difesa Russo e Anadolu
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.