Hacker russi rubano e diffondono i dati di 7.700 combattenti della Brigata Azov

 

Il gruppo russo di hacker RaHDIt ha reso pubblici i dati di circa 7.700 combattenti del battaglione nazionalista ucraino Azov. I dati trapelati includono, tra gli altri, nomi, posizioni, gradi militari, numeri di cellulare, passaporti e indirizzi di casa, secondo il sito web del gruppo.

Come ha confermato RaHDIt alle agenzie russe, si tratta della più grande fuga di dati personali di combattenti che combattono a fianco dell’Ucraina. Nell’elenco figurano anche cittadini stranieri, ad esempio lo svedese Mathias Gustavsson, classe 1975, fatto prigioniero nel 2022 e scambiato con un soldato russo.

Alla fine di luglio gli hacker di RaHDit (a sinistra il logo del gruppo hacker) hanno diffuso i dati di oltre 3.200 mercenari (definizione attribuita dai russi ai volontari stranieri che combattono per Kiev) delle forze armate ucraine.

Tra questi ci sono cittadini provenienti da Germania, Spagna, Stati Uniti, Lettonia, Israele e paesi dell’America Latina. All’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina nel febbraio 2022, RaHDit ha violato contemporaneamente tutti i 755 siti web del governo ucraino.

Negli ultimi due anni il gruppo ha attaccato centinaia di siti web di enti pubblici ucraini e ha pubblicato i dati personali di migliaia di agenti dei servizi di sicurezza, di intelligence militare e di intelligence estera dell’Ucraina, nonché di dipendenti degli uffici di reclutamento ucraini.

Le agenzie russe riportano che un primo esame dei dati hackerati dimostra che ci sono diversi combattenti con idee naziste. Alcuni combattenti hanno soprannomi come ‘Adolf’, ‘nazista’, ‘capo bianco’, mentre diversi dei loro account personali sui social media sono pieni di simboli delle SS e di immagini del leader nazista tedesco Adolf Hitler e di soldati della Wehrmacht.

Ad esempio, il tenente Andrey Lapan della Brigata Azov ha pubblicato una sua foto sui social media mentre tiene in mano il libro Mein Kampf di Adolf Hitler oltre a o foto con cartelli con scritte inneggianti a razzismo, omofobia, divinità pagane e nazismo sullo sfondo.

Fondato nel 2014 da estremisti e ultranazionalisti ucraini sulla scia del colpo di stato del Maidan che rovesciò il governo di Kiev, il battaglione Azov venne incluso nella Guardia Nazionale dell’Ucraina nel novembre di quell’anno ma da oltre un anno è stato riorganizzato come 12a Brigata d’Assalto Azov inquadrata nell’esercito regolare.

L’unità è nota per la sua aperta adesione all’ideologia nazista e per l’uso di simboli nazisti (circostanza a dire il vero ben nota fin dal 2014 e negata probabilmente, e a fatica, solo da diversi media italiani), nonché per le sue violazioni dei diritti umani contro la popolazione russofona dell’Ucraina orientale.

Nell’agosto 2022, la Corte suprema russa ha designato Azov come organizzazione terroristica. L’ufficio del procuratore generale russo ha affermato che i militanti di Azov utilizzano mezzi e metodi di guerra proibiti e sono complici della tortura di civili e dell’uccisione di bambini.

A giugno, il Washington Post ha riferito, citando il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che l’amministrazione Biden ha revocato il divieto di fornitura di armi e di addestramento della Brigata Azov poiché la formazione ha superato l’ispezione del Dipartimento di Stato per la conformità alla Legge Leahy che proibisce la fornitura di assistenza militare statunitense a unità straniere condannate per gravi violazioni dei diritti umani.

(con fonte AP/Askanews)

 

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