Le forze ucraine colpiscono in Russia ma crollano in Donbass – AGGIORNATO

 

Gli ultimi sviluppi militari sui fronti russo – ucraini possono essere suddivisi in due parti. Da un lato l’iniziativa di Kiev  tesa ad accreditare successi nell’attacco in profondità a tre importati depositi di munizioni russi e a sostenere l’offensiva nella regione di Kursk.

Dall’altro i continui e sempre più rilevanti progressi delle truppe russe nel Donbass dove le forze di Mosca avanzano in tutte le regioni contese (Kharkiv, Lugansk, Donetsk) e stanno strappando al nemico il controllo di aree chiave del territorio conteso anche nella regione russa di Kursk.

 

Le iniziative ucraine

Il 23 settembre il quartier generale ucraino ha annunciato a RBC che unità della 95a brigata d’assalto aviotrasportata hanno sfondato una sezione del fronte al confine russo nella regione di Kursk. “E’ la seconda operazione riuscita di sfondare il confine russo dall’inizio dell’operazione nel territorio della regione russa di Kursk”, si legge nel messaggio in cui però il dipartimento delle comunicazioni non ha specificato dove nella regione di Kursk è stato sfondato il fronte.

L’agenzia Ukroinform lo ha annunciato diffondendo il video dell’incursione che mostra “l’apertura di passaggi nelle barriere ingegneristiche, l’ingresso delle unità d’assalto aviotrasportate in territorio nemico e le prime battaglie nella zona di confine, dove i carristi della brigata aviotrasportata stanno ‘smantellando’ la roccaforte nemica”, si legge nel comunicato dell’esercito di Kiev.

Dopo l’attacco in forze del 6 agosto che aveva permesso alle forze ucraine di conquistare intorno alla cittadina di Sudzha poco più di mille chilometri quadrati dei 30 mila della regione russa di Kursk gli ucraini hanno cercato di compensare il contrattacco russo che ha permesso di respingere il nemico in diverse aree con nuove puntate offensive più a nord ovest lungo il confine russo-ucraino che non sono riuscite a progredire più di qualche chilometro.

Il 19 settembre il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha affermato che le sue truppe nell’attacco a Kursk sono riuscite a dirottare ingenti forze russe per porle a difesa della regione. “L’operazione nella regione di Kursk è già riuscita a dirottare circa 40 mila militari russi in quella direzione. Le nostre azioni attive continuano. Tutte queste sono cose importanti che influenzano la situazione generale della guerra”.

Il giorno precedente il portavoce del comando regionale ucraino aveva riferito all’Agenzia France Presse che la controffensiva russa volta a riconquistare le aree della regione di Kursk sotto il controllo ucraino era stata fermata. I russi “hanno tentato di attaccare dai fianchi ma sono stati fermati, la situazione si è stabilizzata e oggi è tutto sotto controllo”, ha detto il portavoce Oleksii Dmitrashkivski.

Il 16 settembre Kiev ha annunciato una nuova penetrazione nella regione di Kursk, attuata dalla 116a brigata meccanizzata separata che ha attaccato la cittadina russa di Veseloye, a pochi chilometri dalla frontiera con l’obiettivo ambizioso di “accerchiare” le truppe russe impegnate nella controffensiva pochi chilometri più est.

Secondo il ministero della Difesa di Mosca l’esercito russo “ha respinto cinque tentativi del nemico di sfondare il confine verso gli insediamenti di Veseloye e Medvezhye”.

La situazione, come ammettono fonti ucraine e occidentali, non è certo rosea per le forze di Kiev,  Si può affermare che se l’offensiva del 6 agosto aveva lo scopo simbolico e politico di evidenziare la vulnerabilità del territorio russo (che non veniva invaso dalla Seconda guerra mondiale) e quello militare di indurre Mosca a sottrarre truppe all’offensiva in corso nel Donbass, i più recenti attacchi lungo il confine avevano lo scopo di indurre i russi a sospendere il contrattacco teso a riconquistare i territori nella regione di Kursk pe far fronte alle nuove puntate offensive nemiche.

In entrambi i casi la strategia ucraina si è rivelata fallimentare disperdendo ulteriormente le già scarse forze di Kiev. I russi non hanno interrotto né rallentato lo sforzo offensivo in Donbass né hanno interrotto il contrattacco a Kursk dimostrando di disporre di un numero sufficiente di forze da combattimento in grado di far fronte, pur con qualche difficoltà, alle diverse esigenze difensive senza inficiare lo sforzo offensivo in Donbass.

Anche l’enfasi posta da Kiev sulla distruzione con l’impiego di droni “made in Ucraina” di un paio di depositi di armi e munizioni con attacchi in profondità sul territorio russo sembra funzionale a cercare di incoraggiare le potenze occidentali a dare il via libera all’impiego contro obiettivi in Russia dei missili balistici ATACMS e da crociera Storm Shadow/SCALP EG.

Un’evoluzione che per Mosca equivarrebbe alla belligeranza delle potenze occidentali al fianco di Kiev, sviluppo che il governo ucraino continua a cercare nella consapevolezza che solo l’intervento diretto di NATO e UE può forse scongiurare la sconfitta dell’Ucraina.

Il 18 settembre Kiev ha rivendicato l’attacco con droni che ha distrutto o gravemente danneggiato due grandi depositi contenente missili e munizioni di artiglieria a Toropets e Oktyabrski, nella regione di Tver, 400 chilometri a nord ovest di Mosca.

Le immagini satellitari di Maxar (qui sotto le foto del deposito di Toropets) prima e dopo l’attacco oltre ai video, pubblicati sui social network e dai media russi e ucraini, mostrano impressionanti esplosioni secondarie ripetute e un’immensa colonna di fumo.

“Nel deposito erano immagazzinati missili balistici, bombe aeree guidate e munizioni di artiglieria”, ha detto una fonte dei servizi segreti militari ucraini (GUR) secondo cui “dopo l’attacco del drone ucraino si è verificata una detonazione molto potente”. Le autorità regionali di Tver hanno annunciato su Telegram che “un incendio è stato spento nel luogo in cui sono caduti i detriti di un drone” a Toropets, seLe immagini satellitari di Maxar nza menzionare un deposito di armi e hanno aggiunto che i sistemi di difesa aerea hanno continuato a “respingere un massiccio attacco di droni” sulla città”.

I canali Telegram militari russi hanno smentito questa versione ammettendo però una serie di esplosioni secondarie anche se secondo alcune fonti una parte del deposito sarebbe stata isolata dagli effetti dell’attacco ucraino. Le immagini sembrano però smentire il tentativo russo di minimizzare i danni subiti.

Nel 2018, Dmitry Bulgakov, all’epoca vice ministro della Difesa russo, aveva dichiarato che a Toropets sarebbe stato messo in funzione un magazzino dedicato allo stoccaggio di missili, munizioni e materiali esplosivi, secondo l’agenzia russa Ria Novosti.

“Per garantire la sicurezza dei residenti, il governatore della regione di Tver, Igor Roudenia, ha ordinato l’evacuazione parziale della popolazione”, avevano riferito le autorità ma poche ore dopo l’allarme è rientrato e i residenti sono stati autorizzati a tornare alle loro case.

Il 21 settembre un altro attacco di droni ucraini nel distretto di Tikhoretsk (nelle immagini satellitari qui sotto ), nel territorio russo di Krasnodar, avrebbe colpito un deposito di munizioni. Il canale Telegram russo Astra scrive che l’attacco ha colpito un magazzino di munizioni nel villaggio di Kamenny pubblicando video attribuiti all’attacco che mostrano una grande esplosione nella notte.

Difficile dire al momento se la perdita di un ampio quantitativo di munizioni avrà effetti a breve o medio termine sulle capacità russe di sostenere l’offensiva nel Donbass e la controffensiva nella regione di Kursk, bilanciando almeno in parte la cronica carenza di munizioni dell’esercito ucraino denunciata nelle ultime settimane da diverse fonti ucraine e internazionali.

I depositi di munizioni sono come è ovvio da sempre nel mirino dei belligeranti. Attenzione alle percezioni però, poiché gli attacchi ucraini a tali obiettivi vengono spesso enfatizzati dai media occidentali mentre quelli effettuati dai russi contro i depositi ucraini, contenenti spesso armi e munizioni di origine occidentale, vengono regolarmente annunciati dalle fonti ufficiali e dai canali Telegram militari russi ma quasi sempre ignorati dagli organi d’informazione europei.

 

Le iniziative russe a Kursk, Kharliv e Lugansk

Nell’ultima settimana l’aspetto più rilevante delle operazioni militari in atto è rappresentato dalla costante avanzata russa su quasi tutti i fronti.

Sul fronte di Kursk le mappe dell’Institute for the Study of the War (che utilizziamo insieme a quelle russe di RvVoenkory) mostrano i progressi del contrattacco russo che ha permesso di riconquistare a ovest diverse aree di confine con la regione di Sumy raggiungendo di Lyubimovka e puntando più a sud su Sverdlikovo con il chiaro intento di tagliare fuori le truppe ucraine schierate più a nord e soprattutto nel settore di Malaya Loknya da ogni possibilità di venire rifornite.

La pressione russa cresce anche sul fianco orientale dell’area sotto controllo ucraino e ieri le truppe di Mosca avrebbero liberato il villaggio di Borlki, a sud di Sudzha, infliggendo severe perdite alle forze ucraine. Una colonna di rinforzi, diretta probabilmente a Borki, è stata individuata e distrutta dai droni e dall’artiglieria secondo un video diffuso dal comando russo.

Il ministero della Difesa di Mosca ha rilevato che le truppe aviotrasportate (106a divisione) anno strappato nelle ultime ore una roccaforte alle forze armate ucraine mente il comandante delle forze speciali del ministero degli Interni ceceno Akhmat, il maggiore generale Apty Alaudinov (divenuto ormai il portavoce del comando russo per le operazioni nella regione di Kursk), ha riferito che gli ucraini tentano ancora di avanzare in territorio russo non solo nella regione di Kursk ma anche in quella di Belgorod.

Sempre lungo il con fino russo-ucraino ma nella regione di Kharkiv, dove i russi sono penetrati nel maggio scorso, l’arrivo di rinforzi e in particolare della 155a brigata di fanteria di Marina della Flotta del Pacifico, ha permesso ai russi di rafforzare le proprie posizioni e di riprendere l’offensiva nei settori di Hlyboke-Lyptsi e di Vovchansk e Tykhe dove si registrano leggere avanzate che hanno  consentito di utilizzare l’avamposto di Starytsya (a sud-ovest di Vovchansk) per colpire con l’artiglieria diverse aree della città di Kharkiv e sostenere le truppe russe barricate nell’area industriale di Vovchansk esposte agli attacchi ucraini.

Un ufficiale della Guardia Nazionale ucraina, citato dall’ISW, ha riferito che le forze ucraine non sono attualmente in grado di lanciare una controffensiva su larga scala a Vovchansk perché i russi hanno un vantaggio in termini di truppe ed equipaggiamento.

Più a sud est, sempre nella regione di Kharkiv, è ripresa l’avanzata russa verso la roccaforte di Kupyansk con le forze di Mosca che hanno raggiunto Kruglyakovka. Le forze russe sono avanzate nell’ultima settimana a sud-est e a nord est di Kupyansk fino a raggiungere Pishchane e Synkivka. Secondo diverse fonti le forze russe sono riuscite a prendere il controllo di un tratto dell’autostrada Kovsharovka-Borovaya, di rilevante importanza logistica per l’esercito ucraino.

Secondo i blogger militari russi le forze aeree di Mosca colpiscono i ponti sul fiume Oskil per impedire l’afflusso di rinforzi e rifornimenti ucraini e ieri hanno conquistato Nevske dopo un assalto condotto da un battaglione meccanizzato sostenuto da aerei ed elicotteri per il supporto aereo tattico ravvicinato.

Informazione confermata dall’esperto militare ucraino Konstantin Mashovets, secondo il quale le forze russe sono già vicine a tagliare la strada che collega il villaggio di Borovaya con Kupyansk. Secondo l’esperto, le forze armate russe hanno notevolmente ampliato la testa di ponte nell’area del villaggio di Peschanoye, che si trova a circa venti chilometri a sud-est di Kupyansk. Più avanti ci sono gli insediamenti di Kruglyakovka e Kolesnikovka, che si trovano lungo l’autostrada strategica Kovsharovka-Borovaya.

Poco più sud di Kupyansk, nella regione di Lugansk, i russi hanno affermato di aver riconquistato il centro abitato di Nevskoye, a lungo conteso e la cui caduta non è stata al momento smentita dalle fonti ucraine. Si trattava di uno degli ultimi lembi della regione di Lugansk a rimanere sotto controllo ucraino.

I progressi russi più eclatanti si registrano nella regione di Donetsk dove le forze di Mosca avanzano in quasi tutti i settori. Se intorno a Chasov Yar la pressione delle truppe russe non ha spostato la linea del fronte, a Toretsk i cambiamenti registrati negli ultimi giorni sono significativi con penetrazioni nell’area urbana da sud e più pronunciate da ovest dove le forze russe hanno raggiunto il centro città (come ha confermato anche Mashovets) minacciando di far crollare l’intero fronte ucraino in quel settore grazie alle puntate offensive ai lati della roccaforte che hanno raggiunto Leonidivka e Daschne.

 

Il settore di Pokrovsk

Le ultime avanzate nel settore di Pokrovsk indicano che le forze russe sono riuscite a raggiungere Tsukuryne e Mykolaivka (entrambi a sud-est di Pokrovsk) mentre più a sud sembra ormai potersi chiudere la sacca in cui rischiano di restare imbottigliate tre brigate ucraine nel settore di Ukrainsk (che i russi avrebbero completamente occupato oggi) e Tsukuryne.

A sud est della roccaforte ucraina i russi hanno preso Zhelanne Druhe e Krutyi Yar e si combatte a Vozdvyzhenka, Novotoretske, Hrodivka e Krasnyi Yar, vicino a Novohrodivka, Selydove, Orlivka, Marynivka, Mykhailivka e Myrolyubivka. Qui il comando russo sembra aver concentrato lo sforzo maggiore e anche il più rilevante afflusso di truppe e mezzi anche se l’obiettivo a breve termine non sembra essere la conquista del centro abitato ma delle strade e delle linee ferroviarie che da esso si dirigono a nord e a sud consentendo di alimentare gli altri settori del fronte nella regione di Donetsk.

Le truppe russe si trovano a 4 chilometri da Pokrovsk e hanno raggiunto i sobborghi di Selidovo da dive tengono sotto tiro con droni e artiglieria ogni via di comunicazione utilizzata dalla logistica ucraina.

Il Financial Times ha riportato il 23 settembre che un comandante di battaglione ucraino ha dichiarato che le tattiche delle forze russe nella direzione di Pokrovsk sono cambiate a metà estate e che le truppe di Mosca stanno ora impiegando unità più veloci e mobili. Un operatore di droni ucraino ha affermato che le forze russe stanno utilizzando unità di fanteria più piccole per attaccare le forze ucraine da più direzioni simultaneamente.

Pokrovsk “può già essere definita perduta” per l’Ucraina, ha ammesso un comandante ucraino in un’intervista al Washington Post precisando che “nonostante Pokrovsk rimanga sotto il controllo ucraino, come hub logistico può già essere considerato perduto”, ha detto l’ufficiale ucraino sostenendo che le forze russe hanno tagliato tre strade principali e sono avanzate al punto da poter controllare i movimenti del nemico con artiglieria e droni.

Il crollo del fronte nel settore di Pokrovsk sembra essere determinato anche dalla carenza di truppe e dalla scaesa qualità dei combattenti ucraini inviati di rinforzo.

Le reclute ucraine inviate nel settore di Pokrovsk affermano che dopo 45 giorni di addestramento di base, “non hanno imparato quasi nulla” ha riferito la parlamentare ucraina Maryana Bezuhlasse.”Si tratta per lo più di persone di mezza età” mentre “nella stragrande maggioranza dei centri di addestramento, gli istruttori sono senza esperienza di combattimento”.

Analisi Difesa si è già occupata delle conseguenze militari della neutralizzazione o della caduta di Pokrovsk citando anche fonti ucraine ma la conquista di quel settore della regione di Donetsk da parte dei russi avrebbe anche importanti conseguenze economiche.

Secondo un report dell’agenzia Bloomberg ripreso in Italia da Energia Oltre l’industria siderurgica dell’Ucraina potrebbe essere costretta a importare carbone dall’estero se cadesse Pokrovsk. Lo hanno riferito rappresentanti di Metinvest e Dragon Capital precisando che prima dell’invasione russa l’acciaio rappresentava un quinto delle esportazioni ucraine mentre ora la produzione è crollata di oltre il 70 per cento.

Questo è principalmente dovuto alla perdita di grandi impianti come Azovstal e l’acciaieria Ilyich, entrambi situati a Mariupol, occupata dai russi. Attualmente, la catena di approvvigionamento dell’industria siderurgica affronta nuove difficoltà, in particolare la possibile perdita dell’accesso alle riserve di carbone nella zona di Pokrovsk.

Un impianto di Metinvest che produce coke di carbone, essenziale per le acciaierie, è ubicato pochi chilometri a ovest della città. “Confidiamo che le forze armate ucraine difenderanno Pokrovsk dall’attacco russo in corso”, ha dichiarato il portavoce di Metinvest a Bloomberg.

L’analista della società di brokeraggio Dragon Capital, Denys Sakva, ha detto a Bloomberg che, se Pokrovsk e gli impianti di Metinvest venissero persi, le acciaierie probabilmente sarebbero costrette a importare carbone. Ha inoltre sottolineato che anche l’importazione di carbone porterebbe a una riduzione della produzione, poiché anche con gli acquisti dall’estero si verificherebbero interruzioni nella fornitura di carbone coking.

 

Il crollo del fronte a Ugledar

La situazione più drammatica per le truppe di Kiev è quella che si registra in queste ore a Ugledar, nel sud della regione di Donetsk, dove le offensive russe ai lati della città hanno determinato il crollo delle linee ucraine. I russi hanno attraversato il fiume Kaslagach a ovest di Prechistoka e Ugledar e avanzano verso la strada Bogoyavlenka-Ugledar.

Una situazione drammatica rilevata anche dai blogger militari ucraini che registrano la ritirata delle truppe di Kiev e il rischio che i circa 2mnila militari della 72a brigata e quanto resta della 58a brigata della guarnigione di Ugledar vengano circondati in assenza di un repentino ripiegamento.

La deputata popolare Maryana Bezuglay imputa parte della responsabilità del crollo del fronte in questo settore al generale Aleksander Syrsky, capo di stato maggiore delle forze armate ucraine, per aver rimosso il comandante della 72a brigata ucraina durante l’offensiva russa.

Secondo fonti ucraine la 72a brigata non viene avvicendata da molti mesi. Nel pomeriggio de 24 settembre diverse fonti russe hanno rivelato che le truppe d’assalto di Mosca (inclusa la 40a Brigata fanteria di Marina) sono penetrate nei quartieri orientali della città appoggiate da un intenso fuoco d’artiglieria che bersaglia le postazioni ucraine in città e nei dintorni rilevate dai droni da ricognizione.

In poche ore le truppe russe avrebbero preso il controllo di circa un quarto del centro abitato (nella mappa qui sotto) mentre i raid aerei avrebbero risotto al lumicino i centri di resistenza ucraini provocando molte perdite mentre, sempre secondo fonti russe, i numerosi feriti tra le schiere ucraine non possono più venire evacuati.

Il controllo su Ugledar consentirebbe ai russi di proseguire l’avanzata sul fronte meridionale allargando l’offensiva alla regione di Zaporizhia dove le autorità ucraine segnalano un robusto intensificarsi delle incursioni e dei bombardamenti aerei e di artiglieria.

Come sempre vengono evidenziate solo le vittime civili ma il governatore della regione, Ivan Fedorov, ha scritto su Telegram il 23 settembre che le forze aeree russe hanno condotto ben 363 attacchi aerei e terrestri contro 12 aree della regione in un solo giorno. Un indizio che potrebbe indicare il prossimo avvio di offensive russe anche in questo settore.

Nella città di Zhaporizhya attacchi aerei condotti con bombe guidate UMPC-500da mezza tonnellata avrebbero distrutto gli stabilimenti dell’azienda ucraina PSC Motor Sich insieme a circa 250 droni appena assemblati e in attesa di venire consegnati alle forze di Kiev. Lo ha riferito il Ministero della Difesa russo.

 

Considerazioni

In questo contesto vale innanzitutto la pena prendere in esame le valutazioni che emergono dagli osservatori ucraini indipendenti, quasi tutti inclini ad attribuire il disastro che sta configurandosi sui fronti del Donbass, con il rischio che tutti gli ultimi capisaldi crollino in rapida sequenza determinando lo sbandamento dell’esercito, alle ingenti forze ucraine assorbite dall’offensiva nella regione russa di Kursk.

Dai canali Telegram militari alle interviste rilasciate dagli ufficiali ucraini alla stampa internazionale emerge che l’avventura di Zelensky a Kursk è la causa del rapido deteriorarsi della situazione sul fronte del Donbass.  “Mentre spendiamo le nostre riserve e le nostre attrezzature nei campi della regione di Kursk, tutte le nostre linee difensive cadono in mano al nemico che soffre perdite minime” riferisce una fonte militare al Financial Times.

Sembrano quindi trovare conferma le valutazioni anticipate da Analisi Difesa fin dall’inizio dell’offensiva ucraina a Kursk.

Le prospettive non erano rosee neppure prima dell’attacco a Kursk ma la dozzina di brigate coinvolte nelle operazioni sul territorio russo e lungo il confine avrebbero potuto puntellare le difese a Ugledar, Pokrovsk, Toretsk dove oggi le truppe di Kiev sembrano rischiare il collasso.

@GianandreaGaian

Foto:  Ministero Difesa Ucraino, Maxar, Telegram e Ministero Difesa Russo

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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