Israele è a corto di missili per la difesa aerea
Un anno di attacchi con razzi, droni e missili balistici condotti da Hezbollah, Hamas, milizie Houthi e più recentemente Iran (con i die attacchi di rappresaglia il 13 aprile e il 1° ottobre) avrebbero ridotto al lumicino le riserve israeliane di missili da difesa aerea
Dirigenti dell’industria della difesa israeliana, ex ufficiali militari e analisti lo hanno riferito al Financial Times (FT), due giorni dopo l’annuncio da parte degli Stati Uniti dell’invio in Israele del sistema antimissile THAAD che verrà dispiegato prima del previsto attacco aereo/missilistico israeliano contro l’Iran.
“Il tema delle munizioni israeliane è serio”, ha affermato Dana Stroul, ex alta funzionaria della difesa statunitense con responsabilità per il Medio Oriente. ”Se l’Iran rispondesse a un attacco israeliano (con una massiccia campagna di attacchi missilistici) e si unisse anche Hezbollah, le difese aeree di Israele sarebbero messe a dura prova” – ha avvertito Stroul, aggiungendo che le scorte statunitensi non sono illimitate
Il quotidiano britannico ha citato anche Boaz Levy (nella foto a lato), amministratore delegato di Israel Aerospace Industries (IAI), azienda statale che produce anche i missili intercettori Arrow 3 (ordinati anche dalla Germania) utilizzati per abbattere i missili balistici, che ha rivelato che si stanno facendo tripli turni per mantenere in funzione le linee di produzione.
“Alcune delle nostre linee lavorano 24 ore su 24, sette giorni su sette. Il nostro obiettivo è quello di rispettare tutti gli obblighi”, ha dichiarato Levy, aggiungendo che il tempo necessario per produrre i missili intercettori “non è una questione di giorni. Non è un segreto che abbiamo bisogno di rifornirci“, ha sottolineato.
Le difese aeree hanno finora abbattuto la maggior parte dei droni e dei missili in arrivo lanciati dall’Iran e dai suoi alleati. Le IDF avevano affermato ad aprile che, con l’aiuto degli Stati Uniti e di altri alleati avevano raggiunto un tasso di intercettazione del 99%, facilitato dal fatto che l’attacco iraniano del 13 aprile comprendeva un gran numero di droni che hanno impiegato nove ore a giungere su Israele offrendo ampio tempo alla difesa area dello Stato ebraico per prepararsi.
Di molto inferiore è stata invece la performane della difesa aerea in occasione dell’attacco iraniano del 1° ottobre che ha visto circa un quarto dei 180 missili balistici lanciarti dall’Iran colpire i bersagli, due basi aeree e postazioni radar.
Una trentina di missili hanno colpito la base aerea israeliana di Nevatim, secondo analisti di intelligence open source, mentre un missile è esploso a 700 metri di distanza dal quartier generale del Mossad.
Con un arsenale stimato dal Central Command statunitense di oltre 3mila missili balistici, l’Iran potrebbe qui di saturare e progressivamente azzerare le difese aeree israeliane per carenze di missili.
Come riportava ieri FT, gli analisti hanno affermato che i pianificatori della difesa e le difese aeree israeliane basate sull’intelligenza artificiale hanno dovuto scegliere quali aree proteggere rispetto ad altre. Più di 20.000 razzi e missili sono stati lanciati contro Israele nell’ultimo anno solo da Gaza e dal Libano, secondo i dati ufficiali israeliani.
“Durante l’attacco del 1° ottobre c’era la sensazione che le IDF avessero riservato alcuni intercettori Arrow nel caso in cui l’Iran avesse sparato la sua prossima salva a Tel Aviv“, ha affermato Ehud Eilam, un ex ricercatore presso il ministero della Difesa israeliano citato dal Ft. “È solo questione di tempo prima che Israele inizi a rimanere senza intercettori e debba stabilire le priorità su come schierarli”.
Forse anche per questo la preannunciata risposta israeliana tarda a manifestarsi e del resto le operazioni contro l’Iran Tel Aviv le pianifica insieme agli Stati Uniti che non a caso hanno inviato in Israele una batteria di THAAD, sistema teso a intercettare balistici, che affiancherà gli Arrow 3.
Un team avanzato di personale militare statunitense e i componenti iniziali necessari per porre in servizio il sistema di difesa antimissile balistico Terminal High Altitude Area Defense,(THAAD) sono arrivati in Israele il 14 ottobre, ha reso noto il Pentagono.
Personale militare statunitense aggiuntivo e componenti della batteria THAAD continueranno ad arrivare in Israele nei prossimi giorni e il sistema sarà pienamente operativo nel prossimo futuro, ha aggiunto la nota del Pentagono precisando che “l’impiego della batteria THAAD (nelle foto qui sopra e qui sotto) in Israele sottolinea l’impegno degli Stati Uniti per la difesa di Israele e per difendere gli americani in Israele da eventuali attacchi missilistici balistici da parte dell’Iran”.
Non sono solo i missili balistici, specie quelli ipersonici con testata manovrabile, a procurare grattacapi a Israele.
L’attacco con droni sferrato il 13 ottobre contro la base di addestramento della Brigata Golani a Regavim, nel centro di Israele, costato la vita ad almeno quattro militari, è il più grave attacco condotto da Hezbollah da quando è iniziata la guerra, oltre un anno fa.
L’episodio, come riferisce Haaretz, ha messo in evidenza i problemi di Israele nel contrastare gli attacchi con i droni. Hezbollah è riuscito ad attaccare un centro di addestramento reclute vicino a Binyamina.
Finora, oltre 23mila proiettili sono stati lanciati contro il territorio israeliano dall’inizio della guerra, 1.200 dei quali sotto forma di droni. Di questi, 221 sono riusciti a colpire mentre gli altri sono stati intercettati secondo i dati resi noti dalle IDF che valuta la percentuale di successo contro i droni di poco superiore all’80%, più bassa rispetto alle statistiche che riguardano missili e razzi.
Le rivelazioni hanno indispettito alcuni ambienti in Israele. “La scorta di missili intercettori è sufficiente per una guerra a lungo termine” ha dichiarato il presidente dell’Organizzazione dei lavoratori dell’Industria aerospaziale, Yair Katz, smentendo le fonti del Financial Times. “L’articolo non è corretto”, ha precisato Katz, citato dal sito di Channel 14.
“Non so chi ci sia dietro l’articolo, so che nella migliore delle ipotesi è un irresponsabile e nella peggiore cerca di indebolire lo Stato di Israele” ha aggiunto Katz, sottolineando che “dallo scoppio della guerra, i lavoratori e gli impiegati dell’industria aerospaziale e di altre industrie della difesa lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per fornire alle IDF munizioni difensive e offensive per le esigenze della guerra e continueremo a farlo finché ci sarà necessità”.
A ben guardare si tratta di dettagli che aveva enunciato lo stesso amministratore delegato di IAI.
L’impressione è quindi che la carenza sia armi da difesa aerea sia reale ma venga confutata perché parlarne ha sicuramente confermato all’Iran e ai suoi alleati che le difese aeree dello Stato ebraico sono saturabili e potrebbero collassare in caso di attacchi dall’aria massicci e reiterati.
Foto IAI e Lockheed Martin
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.